Capitolo diciannove

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Quella fu la cena più imbarazzante a cui Adeline ebbe partecipato. Quando sua madre venne a prendere lei, James e Sirius alla stazione, era rimasta molto sorpresa vedendoli arrivare da due direzioni completamente diverse. Nessuno di loro le aveva detto di quello che era successo. Durante il viaggio in auto per tornare a casa la tensione era talmente alta che si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Ogni tanto sua madre faceva qualche domanda per scoprire cosa c'era ce non andava, ma oltre a quello, nessun altro aveva osato aprire bocca. Anzi, lo fece James per chiedere dove fosse suo padre. Sua madre rispose che era in viaggio per lavoro. Fu la conversazione più lunga che ebbero durante il viaggio.

Una volta arrivati a casa, Adeline andò in camera sua per disfare i bagagli. Rimise tutto al proprio posto, ma quando ebbe finito si chiese: e adesso? E adesso era da sola. Perché non aveva il coraggio di andare a parlare con James e con Sirius. In quel momento voleva che ci fosse Regulus con lei. Lui la faceva sentire sempre bene, non importava quanto frustata fosse. Anche solamente vedere quel suo magnifico sorriso era un sollievo per lei. Dio, quel ragazzo la rendeva così vulnerabile. Ma avrebbe preferito di gran lunga sentirsi vulnerabile con lui piuttosto che sentirsi forte con un altro. In quel momento voleva solo che lui fosse lì con lei a infonderle un po' del suo coraggio. A dirle che tutto sarebbe andato per il verso giusto. A stringerla a sé con tutta la sua forza mentre lei giocherellava con i suoi bei capelli. Ma non c'era.

Di solito lei si sedeva tra Sirius e James quando era ora di cena, ma quella sera non fu così. Lei si sedette a tavola prima che arrivassero loro, sedendosi al suo solito posto. Ma non appena Sirius si sedette vicino a lei, come sempre, lei si alzò di scatto e si sedette a capotavola, il più lontano possibile da Sirius. Poi si limitò a ignorarlo, tenendo lo sguardo fisso sul suo piatto. Nessuno parlò, gli unici rumori erano le posate che sbattevano contro il fondo del piatto e la televisione. Perfino sua madre capì che non c'era il bisogno di parlare, il che era un miracolo dato che era una vera chiacchierona.

Subito dopo cena, Adeline tornò in camera sua senza proferire parola. Chiuse la porta e si sedette sul letto, appoggiando la schiena alla testiera e prendendo il libro che aveva posato sul comodino. Iniziò a leggere, senza mai staccare gli occhi dal libro. Nemmeno quando sentì la porta della sua stanza aprirsi e di nuovo chiudersi. Nemmeno quando sentì dei passi che si avvicinavano. Nemmeno quando suo fratello si sedette sul letto accanto a lei. James rimase a guardarla per alcuni secondo e per lei fu difficile continuare a ignorarlo. Alla fine cedette, alzando lo sguardo quel tanto che bastava per vedere che in mano aveva due ciotole di gelato allo yogurt. Il suo preferito.

"È per me?" gli chiese senza guardarlo negli occhi, cercando di sembrare infastidita della sua presenza.

"Dipende." rispose James. "sei disposta a parlare con me?" aggiunse, ma prima che lei potesse rispondergli gli passò una delle due ciotole.

Calò il silenzio mentre entrambi mangiavano un po' di quel gelato. Poi però, James ruppe il silenzio in modo inaspettato. "Quando avevamo nove anni facevi sempre lo stesso incubo, ricordi?"

"Me lo ricordo." si limitò a dire Adeline, una nota di nostalgia nella voce.

"Ti svegliavi nel cuore della notte e venivi in camera mia. E poi ti addormentavi attaccata a me perché avevi paura." erano davvero bei tempi. "non mi hai mai detto cosa sognavi, però. Potresti farlo ora. Così manterrai la promessa di non tenermi all'oscuro di nulla."

Adeline rimase in silenzio per qualche secondo. "Ero in una stanza di specchi." affermò, tenendo lo sguardo fisso sulla ciotola di gelato che pian piano iniziava a sciogliersi. "ovunque mi girassi, non vedevo il mio riflesso. Come se non esistessi. E poi... tutto si incendiava."

"Perché non me lo hai detto?" chiese suo fratello.

"Perché credevo che non lo trovassi abbastanza spaventoso da farmi stare con te." rispose Adeline.

I should hate you, Regulus Black, but I love you.Where stories live. Discover now