CAPITOLO 28

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Tic, tic, tic.
Il rumore del rubinetto che sgocciola, mi infastidisce.
"Amore mio svegliati, non hai ancora molto tempo!" Mi sveglio di colpo ritrovandomi nella vasca, ma in un luogo differente.
Attorno a me c'è solamente buio.
"Tesoro" mi guardo in giro ma non vedo nessuno.
In lontananza vedo una piccola luce gialla.
Socchiudo gli occhi per focalizzare meglio ciò che vedo, man mano che passano i secondi la luce si ingrandisce mettendo in chiaro una sagoma, capendo che quella luce deriva da una candela.
"Piccola mia" ripete quella voce, ora la riconosco.
"Mamma?" Esclamo con le lacrime agli occhi.
"Si" mi rassicura, ormai è vicina permettendomi di vedere meglio i suoi lineamenti.
È uguale a come me la ricordava a parte per un particolare, il suo volto, quel volto che mi ricordo smunto è ringiovanito.

La sua carnagione scura, brilla per causa della luce gialla della candela, i suoi capelli lunghi ricadono sulle sue spalle.
"Mamma?"
Ridico incredula.
"Si, piccola mia sono io"
si avvicina sempre di più fin quando non siamo vicine.
"Mamma!" Salto in piedi per abbracciarla.
La sento, la sento qui con me il calore, il suo profumo di ciliegia.
Scoppio in un pianto, un pianto di felicità.
"Mi sei mancata tantissimo" dico tra le sue braccia, lei mi accarezza i capelli e mi sussurra nell'orecchio la stessa cosa.
"Tesoro mio, ascoltami bene" dice staccandosi, la guardo perplessa e annuisco.
"Non hai più tempo bimba mia, sanno, loro sanno che sei qui, devi scappare"
"Devi scappare te dal tuo cuore"
dice prendendomi il viso fra le sue mani.
La guardo e scuoto la testa.
"Non posso madre, non posso" le mi osserva con uno sguardo deluso.
"Ti prego ascoltami, non posso neanche immaginare cosa farei se ti portassero via da me" Annuncia.
Penso di sbagliarmi, lo spero.
Ma vedo una lacrima sul suo viso.
"Ma loro chi?" Mia madre parla, ma non sento più nulla.
"Mamma" esclamo preoccupata.
Lei continua a parlare ma niente, non sento più nulla.
Di colpo sparisce lasciando cadere la candela causando un tonfo, un forte tonfo.

Mi svegli di soprassalto, mi guardo intorno ritrovandomi nella vasca con l'acqua ormai fredda, ma nel bagno si Arin.
Scoppio in un pianto isterico, coprendo con la mano la bocca per non fare sentire i singhiozzi.
Ero con mia madre, so che lei era lì con me.
Riportatemi da lei.
Piango, piango sempre di più, scivolo nell'acqua soffocando le mie urla.
Passano più di un'ora, ormai la pia pelle è increspata.
Sto fissando il vuoto con nessun pensiero che mi circola nella mente.
Sento gli occhi gonfi, pesanti.
Vengo riportata alla realtà da qualcuno che bussa alla porta.
"Kagea, è tutto apposto lì dentro?"
La voce di Arin preoccupata mi scuote, ci metto qualche secondo a rispondergli.
"Si"
una risposta così fredda, così insolita da me.
"Va bene, noi siamo giù ad aspettarti per mangiare"
continua, dopo qualche secondo che non sente nessuna risposta da parte mia, i suoi passi si allontanano.
"Kagea, si forte alzati".
Mi dico.
Non ho forze come se fossero sparite dopo l'abbraccio con mia madre, come se avessi fatto tutto a lei.
Passano altri minuti e di nuovo bussano alla porta.
"Kagea, se lì dentro?, È successo qualcosa?"
La voce di Pis penetra oltre la porta.
"Si, adesso arrivo" esclamo con voce rotta.
Mi alzo con fatica dalla vasca, quando all'improvviso sento un botto.
Mi giro di scatto nella direzione in quale proviene il rumore, trovando Pis sulla soglia della porta.
Guardo lui poi per terra, per terra e nuovamente lui.
Capendo sulo ora che Pis ha sfondato la porta.
"Pis"
pronuncio sbalordita.
Pis mi guarda e noto che le sue guance si sono colorate di rosa.
Lo guardo perplessa, mentre Pis cerca di non guardarmi.
Ma che gli prende?
Penso.
Abbasso lo sguardo dove si trovano i mie piedi ancora nell'acqua.
Le rotelle del cervello iniziano a roteare.
"Merda"
esclamo.
Immergendomi nuovamente nell'acqua fredda.
Sto tremando ormai il mio corpo a confronto dell'acqua e caldo.
Non ho più forze per urlare e per uscire, semplicemente resto nell'acqua a guardare il vuoto.
Con la coda dell'occhio vedo la sagoma di Pis avvicinarsi. Mi volto per guardarlo accorgendomi che in mano tiene una salvietta, allungo il braccio e lo prendo.
"Puoi girarti" dico ritornando a guardare un punto non ben definito.
Pis mi riguarda negli occhi e poi si gira, voltandosi di spalle.
Mi alzo avvolgendomi attorno al mio corpo esile la salvietta.
Usccendo dalla vasca cercando di non scivolare.
"Grazie dico con una voce piatta".
Sto per uscire da quello che è rimasto dalla porta, per allontanarmi al più presto da lui, non voglio farmi vedere in queste condizioni.
Quando Pis, mi ferma dal braccio costringendomi a guardarlo.
"Si può sapere cosa ti prende?" Esclama Pis.
Lo guardo senza dire una parola per poi scuotere la testa.
"Non mi prendi in giro Kagea, hai gli occhi rossi e gonfi". Continua Pis.
"So che hai pianto".
Aggiunge.
Non c'è la posso fare.
"Dimmi qualcosa Kagea".
Scoppio a piangere come una bambina.
Pis mi abbraccia, accarezzandomi i capelli bagnati.
"Shh, sfogati, piangi pure, va bene piangere ti aiuta".
mi sussurra fra le sue braccia.
Pis mi lascia piangere per un po' di tempo restando ancora fra le sue braccia possenti.
Quando sente che i singhiozzi stanno pian piano diminuendo mi stacca da lui.
Prendendomi il  viso fra le sue mani.
"Ti va di raccontarmi ciò che è successo?".
Mi dice con voce pacata.
Continuo a guardare dritto nei suoi occhi per poi con coraggio esclamo.
"Mia madre". Tiro su con il naso asciugandomi le lacrime.
Pis mi guarda con aria di chi ha molte domande.
Si siede sull'orlo della vasca e mi sorride lievemente.
Lo seguo sedendomi accanto a lui iniziando a raccontare ciò che ho vissuto in quel momento tralasciando ciò che mi ha detto mi madre.
"Se ho capito bene, pensi di aver incontrato tua madre?
Annuisco.
"Perché adesso tua madre dov'è?"
Una domanda così innocente, ma per me è uno strazio dire che non ho più una madre.
"È morta"
esclamo abbassando il capo per osservare il pavimento.
Questa risposta avrà suscitato qualcosa dentro Pis perché mi ristringe nuovamente a se.
"Stai tranquilla, io ci sarò per te"
dice staccandosi per fissarmi negli occhi.
"Grazie". Cerco di sorridergli ma non c'è la faccio.
Tra noi due cala il silenzio, un silenzio bello, insolito.
Pis sposta il suo sguardo dai mie occhi alle mie labbra facendomi deglutire e lui se ne accorge Perché mi sorride.
Si avvicina sempre di più, detesto questa suspense.
Si avvicina ancora di più spostando nuovamente lo sguardo sui i mie occhi, regalandomi uno sguardo che penso di sapere.
"Posso?"
Sussurra.
annuisco come una bambina un po' intimorita.
Pis ormai è un millimetro dal mio viso.
Il mio cuore inizia ad accelerare irregolare, penso proprio che se continua così uscirà dalla mia gabbia toracica e credo proprio che lui lo possa sentire.
Il sospiro diventa irregolare, mi manca l'aria, chiudo gli occhi.
Ormai sento il suo respiro della pelle, ci siamo.

MEMORIES  [Il Bene Nascosto Dal Male ] Where stories live. Discover now