"Ho uno shooting venerdì. A Roma" Camilla mi parlava costantemente della sua eccellente carriera da modella - ci capivo poco però.

"di che?" dissi, e cercai posto su uno dei divanetti nella hall densa di gente.

"Di commerciale. Vestiti per una catena" "Bello dai, a te piacciono queste cose"

"Si, ma pensavo di visitare la città dopo. Vieni con me" mi disse risoluta. Tornare a casa mi avrebbe fatto bene. Avrei potuto fare un salto allo stadio invece che guardare l'ennesima partita su dazn. La guardai un secondo. "Va bene" dissi. Chissà se parlavo io o i bicchieri che mi ero scolato. Almeno non sarei stato solo tutto il weekend come sempre.

Parlammo poco, perché fummo scortati dallo staff di nuovo nella sala dove si sarebbe tenuta la cena. Mi resi conto che era seduta poco distante da me. Le portate si susseguirono velocemente, con mio padre che continuava a fissare me. Forse per capire se stessi bene e fossi contento di essere con lui quella sera. Non gli avrei mai fatto capire che non era così. Lui adorava invitarmi agli eventi di lavoro. Adorava avermi intorno. E anche io, ma non quando era il presidente e non papà. Non gliel'avrei mai detto. Era troppo contento di portarmi con sé a questo tipo di cose, e lo sapevo bene. Intanto, di fronte, i genitori di Camilla ci tempestavano di domande.

"Leonardo, è proprio una fortuna che tu e Camilla siate nello stesso corso" tentò di iniziare la madre. Le sorrisi cercando di dimostrarmi più educato possibile.

"Io e Cesare siamo colleghi da un po', e amici di vecchia data. Mai avrei creduto che i nostri destini si intrecciassero al di fuori del lavoro un'altra volta" disse il padre di Camilla. Lui e papà di conoscevano da così tanto tempo? Perché non lo avevo mai sentito neanche nominare?

Mio padre aveva la testa letteralmente fra le nuvole. O meglio. Mi girai per capire che esaminava qualcosa di ben preciso. Guardava Diana dall'altra parte della stanza. Iniziai a tossire. Aveva capito l'effetto che mi faceva.

Si girò. "Tutto bene?" disse. Lo guardai, e bastò più di mille parole. "Sono sicura che Camilla sarà una risorsa in classe, Filippo." rispose mio padre, guardando il papà di Camilla.

"O anche qualcosa in più" aggiunse la madre. E vidi mio padre alzarsi, all'inizio pensai per scappare dalla chiara proposta di fidanzamento. Poi vidi il cenno che gli fu fatto dallo staff. Non ci fu il tempo per replicare. Capii che era arrivato il momento del discorso che avrebbe dovuto fare per la cena. Scappai dal tavolo, letteralmente.

Mi feci strada fra la gente e afferrai la spalla di Diana, impegnata a conversare con una ragazza in divisa. Iniziai a tossire. "Sto per sentirmi male, puoi accompagnarmi fuori? le chiesi, con un becero coraggio che ancora non mi spiego.

"Certo" disse lei, evidentemente sorpresa.

Ci ritrovammo poco fuori la hall. Non era abbastanza. Avrebbe ascoltato in ogni caso. Iniziai a simulare una tosse da oscar, poggiando i palmi sulle ginocchia.

"Hai bisogno d'aria? C'è un terrazzo poco sopra." fece, visibilmente preoccupata. Annuii, tentando di continuare a fingere un possibile svenimento. Mi ritrovai presto a tossire appoggiato alla balaustra. Mi allentai perfino il collo della camicia, pur di fingere in modo più convincente. Poco mi importava. L'importante è che fossimo fuori dall'area dell'hotel dove fosse ancora possibile sentire mio padre parlare nel microfono.

"Se devi vomitare, possiamo andare in bagno" continuò a chiedere. Se l'era bevuta, grazie a Dio.

Mi resi conto solo allora che realmente mi girava la testa, e probabilmente ero rosso.

"No, tranquilla, ho solo bisogno di aria fresca" cercai di tranquillizzarla. Aveva le labbra socchiuse, la faccia sconcertata. Non dovevo avere un bell'aspetto.

Bella come RomaWhere stories live. Discover now