4. Il signor Jenkins non sembra innocente

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«Perché ci tiene così tanto?»

«Perché tu ci tieni così tanto, piuttosto?»

«Cose come questa mi affascinano» spiegò lei «Statue di cera, animatroni, modellini... tutti i tipi di riproduzione tridimensionale dei personaggi di cartoni animati»

«Allora per te Disneyland deve essere uno spasso» rise il ragazzo

«Non ci sono mai andata».

Caspian parve incupirsi leggermente.

«D-davvero?»

«Sì, certo, ma che... ma che hai?»

«Mi dispiace per la tua infanzia»

«Guarda che non ho avuto una brutta infanzia!».

Caspian arrossì appena, sulle cime delle orecchie e intorno alla punta del naso. Marlena pensò che era proprio grazioso, così... e subito dopo si chiese cosa le era preso, a pensare che un suo collega era carino ("come un cucciolo" aveva suggerito il suo cervello) solo perché si imbarazzava.

«L'unica cosa che mi attira un po' è la Haunted Mansion» Proseguì lei. Anche se Caspian era adorabile, non ci teneva a rimanere impantanata in un momento imbarazzante, perciò continuò a parlare: «A guardarla ora, Disneyland, non mi sembra di essermi persa molto. E se voglio delle riproduzioni di personaggi dei cartoni e dei fantasmi, beh, guarda un po' cosa abbiamo qui!».

Marlena indicò Plazzy stendendo le braccia nella sua direzione a mani aperte. Con quel sorrisone modellato per mostrare sempre le zanne, il pupazzone sembrava felicissimo di essere preso in considerazione.

La Haunted Mansion era una delle attrazioni più famose del popolare parco a tema Disneyland, che implementava una serie di spettacolari, ingegnosi trucchi teatrali per creare effetti speciali spettrali che divertissero e impressionassero i visitatori.

"Al nostro livello non ci arrivano però: qui abbiamo i pupazzi di fantasma e pure i morti veri" Pensò Marlena. Scosse appena la testa. Era normale che non fosse neanche un po' sconvolta da un omicidio sul suo posto di lavoro? Il colpevole avrebbe potuto persino essere qualcuno dei suoi colleghi

Marlena si schiarì la voce.

«Comunque non sono rientrata qui per giocare con Plasmius, volevo vedere se mi riusciva di finire la scena prima che ci blocchino... non so se ci interrogheranno, faranno finta di niente o ci manderanno direttamente a casa, però non mi va di lasciare le cose a metà»

«E poi dici a noi che stiamo andando troppo veloce!»

«Lo so, lo so» Marlena ridacchiò «Mi sono affezionata all'episodio. Sembra quasi un lavoro fatto per me piuttosto che qualcosa per cui vengo pagata, se sono sola e tranquilla. E tu? Che ci fai qui?».

Caspian fece una smorfia.

«Se vuoi sapere la verità, me la sto svignando».

Marlena alzò le sopracciglia, guardandolo con sorpresa. Caspian si passò il palmo della mano sulla guancia come se avesse voluto ripulirsi da una macchia e si diresse a passi larghi verso il banco che occupava di solito, per radunare le proprie cose.

«Perché te ne vai?» Chiese la donna

«Jenkins mi preoccupa» ammise Caspian, infilando le matite in un borsellino azzurro con un motivo tropicale di palme «È severo, non pericoloso, questo lo so, però...»

«Che succede?».

Lui sorrise, cercando di alleggerire la tensione.

«Non sta succedendo niente, eh. Solo che so che sarà impossibile concentrarsi con Jenkins in quello stato e quest'atmosfera non proprio serena... Sono stato in compagnia tutta la mattina, dovrebbe essere chiaro che non sono stato io, quindi mi sento tranquillo ad andare. Ho bisogno di staccare».

Gli dei in cateneWhere stories live. Discover now