4. Il signor Jenkins non sembra innocente

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«Chi è morto? Chi è morto?» Domandò John

«Così tu e la Mistery e Affini potete risolvere il caso?» gli disse beffardo Alan, uno degli animatori più anziani, un uomo che indossava sempre camicie a maniche corte e portava un cappellino da baseball anche dentro, probabilmente per nascondere la pelata

«No, Alan: al contrario di te io ho degli amici qui dentro e voglio sapere se è morto qualcuno di loro»

«Anche io ho degli amici»

«No, Alan, non ce li hai»

«Zitti!» intimò loro il signor Jenkins, raggiungendoli «Non fatemi fare brutta figura».

Marlena si chiese perché Jenkins avesse una tale mania del controllo e come potesse credere che qualcuno avrebbe potuto pensare male di lui per il comportamento di due uomini adulti. Poteva essere stato lui? Era abbastanza matto da fare fuori uno dei suoi dipendenti? Lei non lo escludeva.

«Spero che non succeda troppo un casino» Le sussurrò Caspian «Ma spero pure che ci dispensino per un poco. Mi andrebbe davvero una settimana di vacanza mentre gli sbirri setacciano questo posto in cerca di prove».

Marlena annuì incrociando le braccia, ma non riusciva a staccare gli occhi dalla porta del ripostiglio in cui si trovava il corpo, che, anche se aperta, da quell'angolo nascondeva completamente la visione di quello che c'era dentro.

«Non è uno dei nostri» Disse Caspian «Secondo te chi è?»

«Non lo so. Non conosco nessuno a parte voi»

«Davvero?»

«Praticamente non sono mai uscita da quella stanza!» Marlena tirò su col naso «Pensi che ne avremo per tanto? Ce lo faranno vedere, chi è morto, o lo tireranno fuori coperto con un lenzuolo?»

«Sarà in un sacco nero di plastica, probabilmente» ammise il biondo

«Ah».

Marlena tornò nella stanza. Non c'era nessuno, a parte il pupazzone di Plasmius. L'idea della giovane era quella di approfittare della calma e del silenzio per lavorare ancora un po', ma ora che vedeva il bizzarro manichino le tornarono alla mente tutte quelle domande che le avevano fatto su Tumblr: ora, forse avrebbe potuto rispondere.

Si avvicinò rapidamente a Plasmius, inciampò nello zaino lasciato per terra da qualcuno e protese in avanti le braccia istintivamente, urtando il pupazzone senza volerlo.

«No!» Le uscì di bocca, in un piccolo grido strozzato.

Plasmius ondeggiò sul posto, poi iniziò a cadere all'indietro. Marlena, stringendo i denti, gli afferrò la vita e lo tirò verso di sé, rimanendo positivamente sorpresa dal suo peso esiguo: quel coso, alto più di due metri, non doveva pesare più di venti chili.

Sorridendo, la ragazza lo sollevò da terra stringendoselo contro.

«Ti ho salvato, Plazzy» Commentò, prima di rimetterlo al suo posto, stando ben attenta che fosse bilanciato e non cadesse di nuovo.

Eccolo lì, bello dritto e sorridente! Marlena gli toccò i capelli: inaspettatamente erano soffici. Allora come facevano a stare su in quel modo? Era un effetto dovuto alla densità, alla quantità di fibre tutte vicine?

«Lena...».

La ragazza sobbalzò e incespicò all'indietro, spaventata.

«Sono io» Rise Caspian, allargando le braccia

«Ho avuto paura che fosse il signor Jenkins» con un sorriso timido, Marlena si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio

«Non dovresti toccarlo» con il mento, Caspian indicò Plazzy «Il signor Jenkins ti licenzia»

Gli dei in cateneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora