2. Scene pericolose

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Promettendo di non farli vedere a nessun altro, Marlena ottenne il prestito dei DVD delle nuove stagioni di Danny Phantom. Ci mise solo tre giorni per finire di vederli tutti.

"Non avete idea di cosa è successo al lavoro" Scrisse sul suo blog di Tumblr "E non ve lo posso neanche dire, perché è un'informazione top-secret, però è una roba spaziale. Vi dico solo che ho pianto. Sì, per un Nicktoon. Da quant'è che a voi non capita? (E non citate Avatar, non vale)".

Aveva fatto vedere le nuove puntate anche a sua madre nonostante la promessa, ma era certa che non sarebbe finita nei guai per aver binge-watchato qualcosa con sua mamma, la quale non sapeva usare internet senza spaventarsi della pubblicità delle donne mature nella sua zona che volevano chattare, e non avrebbe di certo sparso la voce.

Era stata una vera faticaccia costringerla a vedere qualcosa che era stato scritto per dei bambini, visto che la signora Brook (aveva abbandonato ovviamente il cognome del marito quando avevano divorziato) riteneva che tutto l'intrattenimento per l'infanzia fosse di infima qualità, ma alla fine anche lei si appassionò e divenne per giunta ossessionata dal personaggio di Jack Fenton, il papà del protagonista.

«Ho comprato una tuta come quella di Jack» Annunciò un giorno la donna, entrando in stanza con indosso il più brutto tutone sformato arancione mai visto sulla faccia della terra. Marlena stava soffocando dal ridere, ma ebbe comunque abbastanza prontezza da fare una foto da mettere (con la faccia censurata) sul suo blog.

"Mia mamma oggi"

#DannyPhantom #Phandom #JackFenton #Phandomoms.

Il post ricevette duemila interazioni fra likes e reblog in una sola giornata.

La signora Sarah Brooks era però incostante e dimenticò la sua passione per Danny Phantom, e per Jack Fenton, in meno di una settimana. Almeno non c'era pericolo che raccontasse a qualcuno a voce delle nuove stagioni. E se lo avesse raccontato alle sua amiche, comunque, a chi di loro sarebbe importato?

Al lavoro, Marlena si stava divertendo. Aveva immaginato che lavorare per un grande studio sarebbe stato infinitamente più tedioso, invece le lasciavano fare cose assolutamente spericolate con le sue inquadrature: tagli ad angolo estremi, panoramiche su campi invasi di fantasmi, pose buffissime. Ovviamente quando i suoi colleghi più anziani la aiutavano, facendole notare magari che qualche inquadratura non era efficace come lei si era immaginata, lei li ascoltava e cercava di imparare da loro, ma anche quando si intestardiva a fare qualcosa di specifico nessuno le rompeva troppo le scatole o le imponeva di cambiare i disegni.

«Tanto» Diceva Neil, un giovanottone che indossava sempre magliette tye-dye «Se proprio non gli piace lo sapete che gli animatori cambiano tutto. Alla fine fanno tutte cose loro» e poi ripeteva, scuotendo la testa «Tutte cose loro».

Per Marlena, era l'ambiente di lavoro più sereno di sempre.

La sua nuova routine era semplice e stimolante al tempo stesso: si svegliava, faceva colazione mentre parlava con i suoi amici su Tumblr, salutava sua madre (che a quell'ora del mattino guardava sempre qualcosa in TV) e usciva. Agli studios, il ragazzo con il monopattino la salutava. Lei non aveva ancora capito chi fosse lui, perché fosse sempre lì, se avesse una cotta per lei o se fosse il figlio del boss in incognito, ma comunque le metteva allegria e lo salutava sempre indietro.

Dentro, dava il buongiorno quei pochi che erano arrivati prima di lei, poi si andava a sedere accanto a Caspian, dopo essere passata di fronte al pupazzone a forma di Plasmius, che qualcuno aveva spostato proprio di lato al loro tavolo.

In poco tempo, Marlena si affezionò così tanto a quel bambolottone verde col mantello che iniziò a salutare anche lui.

«Buongiorno Plazzy, bella giornata, eh?».

Gli dei in cateneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora