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Mi distendo sull'erba fresca, sentendo il tocco leggero del mattino presto sulla mia pelle. È agosto, e il vento leggero porta un senso di sollievo in un mondo devastato dall'apocalisse. Osservo il cielo sopra di me, una tavolozza di colori tenui che si schiarisce con l'alba imminente.

L'erba sotto di me è un'oasi di freschezza in mezzo all'orrore circostante. Mentre il sole sorge all'orizzonte, illumina il campo circostante, rivelando la desolazione che ci circonda. La prigione, il nostro rifugio, è una fortezza contro gli orrori là fuori, ma anche un costante ricordo della nostra fragilità.

Mi strofino gli occhi stanchi, cercando di scacciare il sonno che ancora mi avvolge. Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza, una danza pericolosa con la morte stessa. Ma c'è qualcosa di diverso in questo momento, un senso di calma fugace che permea l'aria intorno a me.

Gli altri membri del gruppo giacciono ancora addormentati, le loro forme avvolte in coperte sbiadite. Sono la mia famiglia, i miei compagni di sopravvivenza in un mondo che ha perso ogni senso di normalità. Mi sento fortunata ad averli, anche se so che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo.

Mi alzo lentamente, lasciando che lo spettacolo dell'alba mi avvolga completamente. Osservo i contorni della prigione, le mura scure che si stagliano contro il cielo chiaro. L'odore di morte e decomposizione aleggia nell'aria, un costante ricordo delle minacce che ci circondano.

Ma per un attimo, mentre il sole sorge lentamente all'orizzonte, tutto sembra calmo. Mi sento protetta, almeno per quel breve istante, dal caos e dalla distruzione che hanno consumato il mondo.

Mi metto in piedi con un senso di forza interiore, consapevole della mia natura unica: sono immune. Essi mi riconoscono come loro simile, e anzi, riesco a comandarli con la sola parola. È un potere che mi ha resa una figura centrale nel nostro gruppo, ma nessuno comprende il peso che mi porto.

Con un sospiro di determinazione, mi dirigo verso il campo.

Mi avvicino alla prigione con passo lento, il cuore pesante, entro lentamente e noto che sono tutti svegli, guardano con attenzione Daryl farsi il bagaglio e prepararsi per la missione che esso stesso si è assegnato come sempre. Rick si avvicina a me con uno sguardo serio, le rughe sulla fronte evidenziate dalla preoccupazione.
Mi scansa, portandomi lontano dagli altri.

<<Sam, dovresti andare con Daryl per la sua sicurezza>> dice, la voce calma ma carica di premura.

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. So che Rick ha sempre il benessere del gruppo come priorità assoluta, eppure, dentro di me, ribolle una riluttanza silenziosa. Non voglio andare con Daryl. Non posso farlo. Ma come posso spiegare a Rick ciò che nemmeno io riesco a comprendere appieno?

<<La sua sicurezza?>> ridacchio ma lui rimane serio e la mia espressione felice sfuma sul mio volto.

<<Rick, io...>> balbetto, lottando per trovare le parole giuste. <<Non credo che... che dovrei andare.>>

I suoi occhi incontrano i miei, un misto di comprensione e frustrazione danzando nei loro profondi abissi. Ma non c'è tempo per discutere. Daryl è già lì, preparando le sue armi con la solita determinazione.

<<Sam, ti prego,>> insiste Rick, la voce implorante. <<Per la sua sicurezza.>>

In quel momento, so che devo prendere una decisione. So che Rick ha ragione, che la sua sicurezza potrebbe essere in pericolo se rimango indietro. Ma c'è qualcosa in me che rifiuta questa verità. Qualcosa di profondo e primitivo che urla contro la logica.

Scuoto la testa con fermezza, ignorando il nodo che stringe la mia gola. <<Mi dispiace, Rick,>> dico finalmente, gli occhi abbassati per non dover confrontare il suo sguardo deluso. <<Ma devo fare quello che sento essere giusto. Andare con lui potrebbe compromettere la missione, una parola sbagliata e potrebbe arrabbiarsi e non vedere qualche pericolo alle sue spalle>> divago

Immune priquel; daryl dixonWhere stories live. Discover now