11 - False promesse

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-Cyra

Quando le serve del palazzo reale hanno finalmente terminato di spalmarmi oli profumati sulla pelle, vengo lasciata sola nella camera da letto del soldato. Quest'ultima è degna di uno stimato membro dell'esercito reale, ma è priva di alcuna personalità, se non per il fatto che lo scrittoio è ricoperto di oggetti sparpagliati senza alcuna logica.

Non avendo di meglio da fare, mi alzo dal letto e inizio a metterli in ordine, finché la porta non si apre.

Con un sussulto, mi volto e vedo mio marito chiudersi la porta alle spalle. Mi guardo intorno in cerca di una via di fuga, pur essendo consapevole che non ve ne sia una. A breve, David si renderà conto che tutto ciò che gli è stato promesso altro non è che una menzogna.

"State... riordinando?", mi scruta accigliato.

Rispondo con un'alzata di spalle.

Mi sdraio al centro del letto e, appoggiando il capo ai cuscini, chiudo gli occhi. "Fate ciò che dovete fare e magari fatelo anche in fretta".

Il suono di una fragorosa risata riempie la camera da letto. Confusa, riapro gli occhi e mi metto a sedere a gambe incrociate sul letto.

"È questo ciò che vi ha detto di fare vostra madre? Di chiudere gli occhi e aspettare che sia tutto finito?"

"Se proprio volete saperlo, sì", replico con una scrollata di spalle.

"Ho riso poco fa, ma lo trovo davvero triste".

"Non sono né la prima né l'ultima a cui è stato insegnato questo".

Il sorriso sul suo volto si affievolisce del tutto, mentre viene a sedersi sul bordo del letto, rivolto nella mia direzione. "Lo so, ma non è ciò che voglio. E non dovrebbe star bene neanche a voi".

Certo che non mi sta bene, ma non è che sia nella posizione di fare pretese. Mi è stato insegnato che avrei dovuto accettare qualsiasi scelta di mio marito senza mai lamentarmi, anche nella camera da letto. Quindi ho fatto in modo che nessuno volesse mai sposarmi, facendo scappare via tutti i pretendenti che mio padre o mio fratello approvavano per me, dimostrandomi tutt'altro che docile e domabile. Ho cercato di essere tutto ciò che gli uomini non desiderano, tutto ciò che detestano. Non è stato difficile. Mi è bastato essere una donna con delle opinioni e senza paura di esprimerle a voce e a testa alta.

La mia bellezza non è mai stata abbastanza per farli insistere. Uno dei miei pretendenti ha addirittura detto che avrebbe preferito una donna che è stata già 'educata' dal padre. Mio padre era talmente furioso per la brutta figura che non mi ha rivolto la parola per giorni.

Sarà per questo che vi è stato un solo brevissimo incontro tra me e David, solo pochi giorni prima del matrimonio. Mio padre non ha voluto darmi tempo di rovinargli anche questo accordo.

"Cosa volete allora?", domando sottovoce, quando mi rendo conto che il mio volto è ora molto vicino a quello dell'uomo.

"Voglio che piaccia anche a voi condividere il letto con vostro marito".

Questa non era affatto la risposta che mi aspettavo.

"È normale sentirsi agitata la prima volta, suppongo".

La prima volta. Lo stomaco mi si stringe in una morsa e cerco di indietreggiare sul letto, mettendo distanza fra noi. David mi osserva... apprensivo, forse?

Credevo che la scelta migliore fosse fingere fino alla fine, ma David sembra diverso dal tipo di uomo che mi aspettavo. Forse capirebbe. Forse non mi spedirebbe dritta da dove sono venuta. Ma posso correre questo rischio?

Se il matrimonio non viene consumato e vengo rimandata a casa... questa è la volta buona che mio padre mi butta in mezzo a una strada.

"Cos'è che vi turba?"

"Io... io...", scuoto la testa, sospirando. "Io non sono... pura, ma si è trattato solo di una volta, ve lo giuro. Io non-"

Forse se mentissi dicendogli che è successo contro la mia volontà, avrebbe pietà di me. Forse in quel caso non accuserà mio padre di averlo ingannato, promettendogli una moglie vergine, e il matrimonio non verrà annullato. Essere sposata di certo non mi rende felice, ma a questo punto tornare a casa sarebbe un suicidio. 

Prima che possa aggiungere altro però, David mi precede. "Non dovete giustificarvi, non è affar mio".

I miei occhi scattano su di lui. "Non vi seguo, Mio Signore".

"Quello che avete fatto prima, con chi l'avete fatto, non ha importanza per quanto mi riguarda", sbuffa una risata. "Non è che io sia più puro e casto di voi, anzi".

"D'accordo, ma voi... è diverso".

"La purezza non esiste, è un concetto inventato dagli uomini", a quel punto si alza. "Ma se non ve la sentite stasera, non vi forzerò. Ho del lavoro arretrato da recuperare, in ogni caso".

Che... sta succedendo? Non vuole mandarmi via, non vuole sapere chi sia l'uomo con cui sono andata a letto e non vuole consumare il matrimonio. Tutto questo non ha alcun senso. Ma sarei una stupida se non accogliessi la sua benevolenza. 

Mi limito ad annuire, in silenzio per qualche istante. "Grazie", mormoro quando David sta per uscire.

Lui mi rivolge un cenno col capo, abbozzando un sorriso. Poi, mi lascia nuovamente sola. Solo allora sospiro di sollievo, accasciandomi sul letto.

Avrebbe reagito allo stesso modo se sapesse chi è l'uomo con cui sono stata? O non mi avrebbe giudicata in ogni caso?

Prego gli Dei di non scoprirlo mai.

-Atlas

"Secondo lui, solo i fedeli più devoti credono alla sua esistenza", ripeto quello che mi ha detto il Sacerdote, aprendo l'antico testo circa a metà, dove si trova il segnalibro.

Lo appoggio sul tavolo, illuminato solo dalla luce fioca della lanterna, e lo volto verso Leila che, seduta di fronte a me, si stringe le spalle nella vestaglia che ha messo sopra la camicia da notte. I suoi occhi scorrono velocemente sul bozzetto della mappa del confine nordico e della catena montuosa che ci separa da qualsiasi cosa vi sia dall'altro lato.

In piena notte, la biblioteca è completamente vuota e poco illuminata. Soprattutto dopo il matrimonio di un soldato, chiunque non sia di turno sarà a dormire ormai.

"Le leggende dicono che dovrebbe trovarsi qui, in una grotta sulla cima", indico col dito la punta del monte più alto.

Leila si avvicina, strizzando gli occhi per leggere il nome scritto in piccolo di fianco alla vetta del monte. "Monte Kamet".

"Gli è stato dato il nome del primo esploratore che ha provato a scalarlo", spiego. "Molti altri hanno tentato, ma nessuno è mai tornato tutto intero per raccontarlo".

Sicuramente alcuni di loro sono partiti alla ricerca del cristallo, ma molti altri hanno rischiato la propria vita solo per la misera possibilità di poter tornare vittoriosi e raccontare a chiunque fosse disposto ad ascoltare di essere stati i primi in grado di portare a termine un'impresa del genere. Tutto per un briciolo di gloria...

"Mi stai dicendo che è praticamente impossibile".

"No, non è detta l'ultima parola. Dev'esserci una via alternativa... e forse so a chi possiamo rivolgerci".

The Other Twin 2 || La Maledizione del CristalloWhere stories live. Discover now