6 - Primavera

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-Atlas

Nel giorno in cui l'inverno lascia il posto alla primavera, si celebra anche la salita al trono del Dio Tahir, da cui si dice discendano tutti i regnanti. Nonostante ciò in alcune zone della penisola, quelle che più si avvicinano alle montagne, il terreno rimane ghiacciato e così rimarrà anche durante l'estate.

Nella foresta che circonda il palazzo reale, pian piano la neve si sta sciogliendo da giorni, quasi come se anche la natura lavorasse in previsione di questa giornata, in cui gran parte dei nobili da tutto il regno sono riuniti qui per l'annua battuta di caccia, il cui bottino servirà da portata principale per il banchetto di stasera.

I comuni cittadini festeggiano in altro modo, allestendo bancarelle di cibo e gingilli, bevendo e danzando fino al sorgere del sole. Per la prima volta in vita mia, li invidio estremamente. Di solito sto sempre in coppia con David, ma quest'anno in sua assenza mi tocca accontentarmi di Lord Feron, un ragazzo appena maggiorenne e piuttosto magrolino che ha da poco ereditato la tenuta di suo padre e che la parola 'caccia' non l'avrà sentita nominare neanche di sfuggita.

Mentre ci aggiriamo fra i pini, non fa altro che blaterare a riguardo di... non ne ho idea. Non ho ascoltato una parola. Quello che so è che il suo tono squillante fa scappar via tutte le prede.

L'assenza di David non fa altro che ricordarmi a sua volta quella di Leila, anche se sono trascorsi solo tre giorni dal nostro saluto al porto. Questa notte il letto mi è parso troppo spazioso senza di lei, ma ho resistito alla tentazione di osservare il disegno che mi ha permesso di abbozzare la sera prima di partire, che la ritrae con ben poco addosso. Avrebbe peggiorato soltanto la situazione. In più vorrei potesse partecipare anche lei alle celebrazioni. So che ne sarebbe incuriosita.

Finalmente scorgo le corna di un cervo, fra gli aghi appesantiti dai residui di neve dei pini e non esisto a prendere la mira con la mia freccia.

"Ma io non avevo idea che fosse sposata, lo giuro", continua a farneticare il nobile di fianco a me, con le mani infilate nelle tasche dei calzoni. "Quindi le ho detto-"

Le orecchie del cervo gli si rizzano sulla testa e si guarda intorno con i suoi occhioni scuri, in cerca della provenienza della voce.

"Fate. Silenzio", mormoro.

"Prego?"

Il cervo fa per fuggire via, ma io sono più rapido. Scocco la freccia, che lo colpisce dritto nel fianco e l'animale cade a terra con un guaito. A Lord Feron è andata bene, perché se fossi tornato a palazzo a mani vuote sarebbe stato lui la mia prossima preda.

"Abbiamo preso un bel bottino, eh?", commenta avvicinandosi all'animale.

Respira Atlas, respira.

"Sì, abbiamo", farfuglio, iniziando a legare le zampe anteriori del cervo fra di loro, poi le posteriori, così da poterlo trascinare più facilmente fino a palazzo.

Perlomeno Feron mi è d'aiuto in questo, dunque nella strada di ritorno lo lascio blaterare quanto gli pare e piace sulle avventure con la sua amante più anziana di lui e sul marito della donna, che per poco non li ha scoperti insieme.

"E voi Maestà, il Consiglio non deve essere contento, specialmente i conservatori", commenta poi e questo attira sul serio la mia attenzione. "Stringete un'alleanza senza consultarvi e lasciate vostra moglie a 'giocare alla guerriera' quando ancora non avete un erede, o almeno questo è ciò che mormorano alle vostre spalle".

"Chi?", chiedo fissandogli la schiena, visto che gli ho ordinato di sollevare il cervo dalle zampe anteriori.

"Non ha importanza, Vostra Maestà. È quello che pensano tutti i nobili, o quasi, e immagino che non ne sarete sorpreso".

"No, affatto".

"Ma alcuni sono in buona fede", continua. "Non per mettere il naso nei vostri affari, ma saprete meglio di me che senza un erede tutto il lavoro che state facendo potrebbe essere reso vano nel giro un attimo".

Non si può certo dire che io e Leila non abbiamo tentato, anzi. O meglio, forse il nostro principale intento non era esattamente quello di procreare, ma non era nemmeno quello di non farlo.

"E se vi capitasse qualcosa prima di avere un figlio, la regina-"

"Lo so perfettamente".

Il nobile si limita ad annuire, zittendosi. Il suo costante chiacchiericcio sarà stato irritante, ma non è da tutti rivolgersi al proprio re parlando senza peli sulla lingua.

Quando giungiamo a palazzo, anche gli altri partecipanti alla battuta di caccia stanno pian piano facendo rientro, mentre le loro mogli o figlie sono esattamente dove le abbiamo lasciate: sedute nel cortile a godersi la giornata di sole.

Tra queste, mia sorella è seduta intorno ad un tavolino con un gruppetto di sue coetanee a ridere e scherzare. Mi duole rovinarle la festa, ma non posso sprecare quest'occasione. Non appena mi avvicino al tavolo, i risolini delle ragazze iniziano a scemare e tutte loro fanno per alzarsi così da rivolgermi una riverenza, ma intimo loro di restare sedute.

"Venite a fare una passeggiata con me", mi rivolgo a mia sorella, sapendo che ora davanti a tutti non si sarebbe mai sognata di rifiutare e che dunque non avrebbe più potuto evitarmi.

Alina sa perfettamente quanto le apparenze siano importanti per una famiglia come la nostra. Infatti, seppur titubante, acconsente e si alza. Seguendomi lontano dal cortile e in direzione della serra, ci allontaniamo in silenzio dai nobili che si vantano l'uno con l'altro delle misure delle loro prede.

Sono venuto qui con un piano, ma forse avrei dovuto pensare anche alle parole da dire, perché ora nulla sembra voler uscire.

"Papà adorava questa festa", esordisce Alina, osservando gli alberi di mele sui quali stanno sbocciando i primi fiori.

"Anche tu, quando eri bambina".

Quando avevo quindici anni e lei solo dodici, Alina mi ha convinto a sgattaiolare via da palazzo travestiti da servi, così da poter andare al centro della città e partecipare alle celebrazioni dei comuni cittadini di cui tanto avevamo sentito parlare... e per assaggiare gli spiedini di salmone. Ovviamente a fine serata fummo scoperti e riportati a casa dalle guardie reali, per poi sorbirci un sermone da parte di nostro padre, che anche il giorno successivo a colazione continuava a borbottare fra sé e sé, scuotendo la testa con disappunto.

Ne è valsa assolutamente la pena.

"Non ha nulla di diverso dagli altri giorni", spiega Alina. "Almeno non qui a palazzo".

Vorrei poter scappare via anche questa volta e portarla insieme a me, ma quest'anno sono il re e il re non può mancare al banchetto di stasera, o alla celebrazione al tempio che lo precederà.

Mi lascio sfuggire un sospiro. "So che ti manca nostro padre... manca anche a me, ma lui si è sacrificato per il regno. Avrebbe preferito andarsene così piuttosto che di vecchiaia, credimi".

Voltandosi a guardarmi, scuote la testa. "L'ha fatto per te".

"È per questo che sei adirata con me? Si sarebbe sacrificato anche per te, lo sai questo".

Soprattutto per lei.

Alina resta in silenzio, sbattendo più volte le palpebre per impedire a sé stessa di piangere, ma i suoi occhi castani ormai si sono già fatti lucidi. Per me sembra trascorsa una vita dalla morte di nostro padre; sono successe così tante cose che mi hanno tenuto distratto. Per lei però sono trascorse solo due settimane, che di certo non è abbastanza tempo per ricucire una ferita così profonda.

Avvicinandomi a lei, la stringo in un abbraccio e mi sento sospirare di sollievo quando lei ricambia. Vi era un tempo in cui Alina era una bambina esile ma determinata, che però correva sempre a piangere da nostra madre quando si sbucciava le ginocchia scorrazzando per il cortile. Ora è una donna. Ciò significa che prima o poi dovrò darla via, lasciarla andare per la sua strada.

Non credo che mai mi sentirò del tutto pronto per questo, ma anche se forse non abiteremo più sotto lo stesso tetto, non smetterò mai di prendermi cura di lei.

Indipendentemente da ciò o da chi diventerà nel corso della sua vita, Alina sarà sempre e comunque mia sorella, la mia famiglia. Sempre.

The Other Twin 2 || La Maledizione del CristalloWhere stories live. Discover now