5. Leader A Colazione

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Si ritrovò a sorridere e il suo umore migliorò notevolmente, soprattutto quando lui si girò, la notò di fronte alla porta, emise uno stridulo verso spaventato e lanciò in aria la frittella che aveva avuto nella padella. Quella fece un volo verso il soffitto, compì una capriola in aria e gli atterrò in testa, l'uovo della parte ancora cruda che colava tra i suoi capelli e su tutta la faccia.

Iliana sgranò gli occhi. Lucifero fece lo stesso. Rimasero a fissarsi per un tempo che parve lunghissimo.

«Io, mi...» iniziò lei, e contemporaneamente lui: «Tu mi...»

L'istante dopo erano entrambi scoppiati a ridere. La cucina si riempì di un suono allegro e spensierato, che Lucifero non sentiva da tanto.

«Perdonami» disse poi Iliana, correndogli accanto. «Non volevo spaventarti.»

«Ma no, figurati» rispose lui, impacciato. «È solo che non mi aspettavo che qualcuno...»

«Aspetta, lascia che ti aiuti.» Iliana prese un canovaccio dal tavolo e lo bagnò con un po' d'acqua, quindi glielo porse.

Lucifero sorrise, ed era davvero affascinante, pur con i suoi denti aguzzi e le sue guance rosse. «Grazie.» Afferrò il canovaccio e si pulì la faccia e i capelli come meglio poteva.

«Mi dispiace davvero.»

Lui scosse il capo, poi guardò il canovaccio impiastricciato e sorrise di nuovo. Lo gettò nel lavandino e schioccò le dita: una ventata d'aria e il suo aspetto tornò quello pulito e ordinato di sempre. «Nessun problema.» Le sorrise di nuovo. «Iliana... giusto?»

Lei annuì e strinse la mano che lui le stava porgendo: era incredibilmente grande e calda. «È un piacere conoscervi» rispose, accennando persino una riverenza.

«Saresti il primo angelo a dirlo dopo tanto tempo... beh, se non vogliamo considerare Vaggie.» Guardò per un attimo l'aureola nera che brillava appena sopra la massa di boccoli azzurri. «E, per favore, dammi del tu.»

«Oh, sì... certo. Come desidera... desideri» si corresse, abbozzando un sorriso.

Essere al cospetto di Lucifero la intimoriva non poco: seppur con accezione puramente negativa, la sua figura era pur sempre una leggenda.

«Cosa ci fai già in piedi? Hai fame?» domandò poi lui, tornando ad armeggiare con i fornelli.

«No, io... vorrei dare una mano, se possibile.»

«Ah sì?»

«Sì.»

«Ma non sei un'ospite, dell'Hotel?»

Sì, ma i soldi che avevo bastano a coprire solo le spese di Adamo, a quanto pare.

Non lo disse, perché aveva paura di violare una qualche parte dell'accordo con Alastor e aveva come l'impressione che contrariarlo non fosse una buona idea.

«Sì, ma ho sempre preparato la colazione, su in Paradiso, così se per lei... se per te» si corresse ancora, «non è un problema, mi piacerebbe...»

«Mh» fece lui, squadrandola. «Ma sì: un aiuto cuoco potrebbe farmi comodo!»

Iliana mostrò un sorriso luminoso. «Grazie.»

«Ma no: grazie a te.»

Afferrò un grembiule e se lo allacciò in vita: non erano molti gli abiti infernali che era riuscita a comprare con i Souls di Zestial, quindi voleva evitare di rovinarli. Non aveva neanche idea se l'avrebbero pagata, per il suo lavoro all'Hotel, quindi era meglio non danneggiare i pochi averi che era riuscita a comprare. Quando cercò di legare i capelli in una treccia, per evitare di contaminare il cibo, Lucifero fece apparire per lei un elastico, col quale poté chiudere l'acconciatura.

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀𝐙𝐁𝐈𝐍 𝐇𝐎𝐓𝐄𝐋Where stories live. Discover now