Una Vecchia Conoscenza

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Il nuovo ufficio dell'ispettore Horatio Anicet Biddle non era tra i più grandi della stazione di polizia in Bishopsgate dove, senza il suo consenso, era stato da poco trasferito

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Il nuovo ufficio dell'ispettore Horatio Anicet Biddle non era tra i più grandi della stazione di polizia in Bishopsgate dove, senza il suo consenso, era stato da poco trasferito.

Non era nemmeno l'ufficio più grande della nuova sezione crimini fuori dall'ordinario che gli era stata appena affidata. E non era neanche l'ufficio più grande del piano interrato dove era stato collocato.
Insomma, per farla breve, il suo ufficio non era grande per niente!

Era un loculo senza finestre di appena sei metri quadrati schiacciato tra l'ammuffita sala archivi e il caotico deposito di prove indiziarie. Una celletta rallegrata da una carta da parati grigia con pennellate di giallo buttate a casaccio qui e lì, un modesto divano, una libreria del periodo mesolitico stracarica di testi e raccoglitori, un piccolo televisore del dopoguerra la cui antenna fungeva anche da portacravatte, e una scrivania grande quanto un banco di scuola, che dava su una porta vetrata nascosta da una veneziana deformata dagli strati di polvere.

L'unico lato positivo di quel minuscolo ufficio era l'annesso bagnetto rivestito di ipnotiche mattonelle romboidali verdi; una piccola comodità che agli occhi dell'ispettore Biddle sembrava piuttosto un magro premio di consolazione.
Dopo anni di impeccabile servizio e numerose strette di mani importanti, Horatio, infatti, non si aspettava di finire i suoi ultimi anni di lavoro in un postaccio del genere.

Per questo motivo quella mattina di fine ottobre, senza pensarci due volte e senza essersi nemmeno rasato la barba, si era precipitato nell'ufficio del vice-commissario Nowell Biggot, al quarto piano dello stesso edificio (chiamato scherzosamente dagli impiegati l'attico di Zeus), per esprimere le sue rimostranze.
Purtroppo, né la vivida descrizione delle incrostazioni nel bagno né l'esibizione di una fedele mappatura delle macchie di umidità sul soffitto valsero a convincere il suo superiore ad approvare un nuovo trasferimento e il reclamo, anche se più che giustificato, venne respinto alla velocità di uno starnuto.

«Mio caro ispettore, sono tempi duri questi. La crisi, si sa, non discrimina nessuno. Ha colpito l'intero corpo di polizia. Anche noi! Ma non devo spiegarglielo io. Lei capisce. Non è vero?» così gli aveva detto il superiore con quell' irritante tono strascicato, mentre seduto sulla sua confortevole poltrona, con tanto di rullo per i massaggi alla testa, sorseggiava beatamente un caffè appena "munto" dalla sua nuova macchina per espresso.

«Da non crederci!» sbottò Biddle, rientrando nel suo bugigattolo. «Bisogna avere una gran faccia tosta per parlare di tagli e risparmi dietro una scrivania grande quanto il mio ufficio. Che gli vada di traverso il caffè che sta bevendo e tutti quelli che deciderà di bere dopo!» esclamò esasperato. Quindi si richiuse con forza la porta alle spalle e la veneziana impolverata cadde stecchita sul pavimento.

Rimase a guardare il cadavere ai piedi della porta per qualche istante. Poi, demoralizzato, si abbatté sul divano. Si allentò il nodo della cravatta, si infilò in bocca una stecca di liquirizia amara e provò a rilassarsi studiando le macchie di umido sul soffitto.

Dralon e La Caccia al Tesoro di GoramWhere stories live. Discover now