Le Tre Corone

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Il gioviale barbiere scortò la comitiva per le strade di Shadows Hill, raccontando con sorprendente dovizia di dettagli gli aneddoti più succulenti e curiosi accaduti di recente nel quartiere.

Vennero, così, a sapere che l'apprendista mago Emerald Tippot, residente in via della Buonanotte numero 48, solo qualche ora prima si era ritrovato a dormire con lume, pantofole e pigiama sulla Fontana dei Sogni Rattoppati nella Piazza dei Due Miserini, che la signora Melma Proddle, proprietaria del negozio di girandole magiche in Via delle Scope Rottamate 7, aveva camminato per una settimana intera con orecchie grosse quanto due padelle dopo aver, accidentalmente, ingerito semi di origlia-sbriglia e, infine, che la "Taverna degli Incanti Invitanti" nel Vicolo Troppo Stretto aveva ricevuto, solo un paio di settimane addietro, la sfortunata visita di una congregazione di folletti degli angoli noti per il loro equivoco senso dello humor e la loro irriverenza; Ismael il povero diavolo del cuoco, spiegò loro Ernesto, non riuscì a preparare una pietanza che potesse chiamarsi tale, poiché tutto gli spariva da sotto il naso, cambiava all'improvviso di posto o si tramutava in qualcos'altro.
Insomma, proprio una gran brutta giornata quella.

Il simpatico barbiere fu sul punto di iniziare una nuova storia, ma cambiò subito idea quando si accorse di trovarsi in via delle Bacchette Storte numero 111.

«Per tutte le forbici spuntate... Siamo già arrivati!» disse, mentre si dirigeva verso la terza abitazione alla loro sinistra. «Credo proprio che la vicenda del lavandino della discordia debba attendere».

Incastonata tra una casa a forma di teiera e una a forma di ghianda c'era l'abitazione più alta e stravagante di quella via.
Aveva tre alti pinnacoli gugliati in pietra, leggermente inclinati, ricoperti di graziose tegole colorate, una porta ad arco sormontata dalle teste in legno dei suoi proprietari e finestre a stella incorniciate in telai fatti con fusti di piante intrecciate e ghirlande di fiori.

«Ehi! Ma questa è la casa dei signori Puddleclock!» esclamarono i ragazzini, guardando le teste sulla porta.

«Voi conoscete questi tizi?» chiese Theodora, osservando la strana abitazione.

«Ci può giurare!» la loro risposta entusiasta arrivò in coro.

«Bene!» disse Ernesto arricciandosi i folti baffi. «Ora che siamo qui non ci resta che suonare!» Premette il campanello e le teste iniziarono a intonare una simpatica rima musicata:


Dunque volete entrare

Avete qualcosa di urgente da comunicare

O volete chiacchierare solamente,

di questo e quello brevemente

Qualunque sia la vostra ragione,

i Puddleclock son lieti di ospitarvi nella loro umile magione

Quindi strizzarono gli occhi ai visitatori e la porta si aprì, mostrando un ingresso cilindrico rivestito da un mosaico di specchi multiformi e una scala, addossata al muro circolare, che saliva fino al piano superiore.

Trovarono i fratelli Puddleclock lì, in piedi attorno a un lungo tavolo, illuminati dalle fiamme di alcune candele fluttuanti e da un pallido spicchio di luce lunare sfuggito ai drappi appesi alle alte finestre.
Sembravano parecchio allarmati.

«So-so-no... qui con i... Mo-Moffet!» ansimò Ernesto, cercando di tamponare il sudore che gli grondava dalla fronte dopo la faticosa salita.

«Una buonasera a tutti!» disse gioiosamente Kate mentre, mani in vita, cercava di tirarsi un po' su il costume da sirenetta.

Dralon e La Caccia al Tesoro di GoramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora