19) Il centro del mondo

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Manuel è in confusione, crede di aver sbagliato tutto e non ha la minima idea di come si faccia a sistemare le cose che si distruggono con le proprie mani.

Soprattutto adesso che ha mille pensieri per la testa, tutti negativi, non riesce a formulare un pensiero che sia razionale e dettato da una riflessione.

Per quanto gli costi ammetterlo, adesso vorrebbe solamente piangere e rannicchiarsi sul letto come un bambino, con Simone pronto ad accarezzargli i capelli. Gli ha fatto male, vedere la sua vita sulla bocca di chiunque.

Non sa effettivamente in quanti lo sappiano, ma sa bene che le voci in quella scuola girano nel tempo di due minuti. Quando c'è un pettegolezzo si attiva sempre un telefono senza fili che a volte plasma la verità a piacimento di ognuno, a seconda di chi riporta la notizia, e a volte fa semplicemente girare le voci così come sono.

Eppure crede che la sua vita non possa essere un pettegolezzo, così come ha sempre pensato che la vita di nessuno lo fosse; forse-pensa- è la punizione per essersi comportato ogni tanto da stronzo, però è sicuro di non aver mai spettegolato su nessuno. E la sua vita, invece, proprio adesso che perfino lui stava cercando di comprenderla nei minimi dettagli, è stata messa alla mercé di chiunque, anche di chi lo odia o di chi non gli ha mai chiesto un "Come stai?".

Ci ha fatto caso spesso, perché ha sempre notato come chiunque fosse lì a parlare e a sparlare, a dirti "Che faccia scazzata stamattina", ma mai che qualcuno chiedesse il perché per il puro interesse.

E allora non vuole che la sua vita finisca nelle mani di quelle stesse persone, non solo adesso ma anche per la questione di suo padre e Viola. Ha impiegato mesi per convincersi che dire di avere una sorella non fosse grave, ma ha sempre sorvolato chiunque provasse a chiedergli dettagli. Viola la pensava esattamente come lui e per questo è stato subito facile.

"Manuel?"
La voce di Anita rimbomba nella casa grande e ancora troppo vuota.

"Oh, Manuel! Ma che ci fai qua?"

Lo trova sul divano a fissare il vuoto e perfino con la tv spenta.

"Ce abito, in teoria"

"Sì, ma è mezzogiorno e mezzo. Non dovresti essere a scuola?"

"So uscito prima"

"Manuel guarda che se ti fai bocciare io ti levo la vita!"

Prova a ignorarla perché in questo momento non ha intenzione di discutere anche con lei, quindi si alza dal divano e cerca di sfuggirle come ha sempre tentato di farlo da bambino. Con scarsi risultati, esattamente come adesso.

"Mi rispondi?"
"Che vuoi, mà? Che c'è?"

"Che c'è? Ma sei impazzito? Sei sparito per giorni, sei tornato a casa giusto il tempo di prendere due cose dopo che avevo saputo da Viola che non saresti tornato. Io e te parlavamo, Manuel. M'hai sempre detto le cose, e adesso mi spieghi qual è il tuo problema?"

"Hai detto bene: parlavamo. Prima che scoprissi che m'hai riempito de stronzate per vent'anni!"

"Sono passati mesi, ne abbiamo già discusso e avevi detto di avermi perdonato"

"Ma posso sapè come fai?"
La guarda, la vede con l'espressione di chi non ha subito un cambiamento radicale nella propria vita.

"Che vuol dire?"

"Come fai a vivere così. Come se a te il cambiamento non spaventasse. E stai pure qua a chiedermi che m'è successo, a dirmi che sono cambiato. Quante volte me l'hai detto negli ultimi mesi? Ho perso il conto. Beh, scusame tanto se so cambiato, ho solo scoperto de avecce un padre che tanto comunque nun ce sta mai manco adesso, poi pure na sorella che forse è l'unica cosa che me piace de sto cambiamento e per di più devo vedé te che fingi che tutto vada bene perché tu proprio non ce la fai a fermarti e a capire dove hai sbagliato"

Intervallo [Simuel]Where stories live. Discover now