1) La barca dell'amore

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Dalla malattia di suo padre, Simone non era più stato in grado di essere ciò che aveva promesso a se stesso: forte, coraggioso, lucido.
Tutte le caratteristiche che lo contraddistinguevano le ha messe da parte, lasciando spazio a una versione di sé totalmente priva di qualsiasi emozione degna.

La rabbia aveva preso il sopravvento, come se scontarsela con una persona che non ha deciso spontaneamente di stare male fosse l’unica cosa in grado di tenerlo in piedi.

Per tutta la vita aveva cercato con lui un dialogo che fosse quantomeno decente, aveva sperato che lui lo capisse, che lo mettesse al primo posto, e proprio quando aveva ottenuto quello che desiderava ha rischiato di perderlo, lasciandogli addosso quella paura irrazionale di essere destinato ad essere solo.
La verità è che suo padre, Dante, c'entrava poco e niente. Era una scusa, quella di Simone. Il suo sentirsi solo e abbandonato deriva soprattutto da altro. Da qualcun altro, che è sembrato non avere più tempo per lui.

“Dove sei stato?”
Manuel lo ha aspettato sveglio come ogni sera, come ogni volta in cui sparisce chissà dove e torna quando gli pare, senza preoccuparsi di chi sta cercando di aiutarlo.

Simone non l’avrebbe mai fatto, non avrebbe mai ignorato la sofferenza di chi gli sta di fronte, soprattutto quella della persona che ha sempre amato: prima in segreto, poi rivelando il suo amore con un bacio rifiutato dall’altro, e subito dopo negando i suoi sentimenti perché perdere Manuel avrebbe significato perdere parte di se stesso.

“In giro”

Si spoglia, barcollando, con i capelli sfatti e una camicia sgualcita che lo allontanano più di ogni altra cosa dall’essere Simone Balestra. Quello perfetto, attento alla minima ciocca di capelli fuori posto.

“Simò… te stai a rovinà la vita”

Manuel osserva l’espressione a tratti disinteressata e a tratti nervosa. Non gli piace, quello che vede. Non gli piace il solo fatto di non riconoscerlo più e di non potersi più fidare di lui. Non è vero che non ha più tempo per lui, sta cercando di dimostrarlo ogni giorno dopo aver sbagliato e averlo messo un po’ effettivamente da parte.

“Sono le quattro di notte. Possiamo dormire?”
“Simò per favore”
“Ma tu che cazzo vuoi da me?”
“Non voglio niente, ma non riesco a vederti così”
“E allora vattene. Vattene a casa da tua madre, vattene dalla tua fidanzata, vattene in un’altra stanza. In questa casa ci sono almeno sei camere da letto, perché devi stare qua dentro?”
“Perché è l’unico modo che ho pe statte vicino. O pensi che sto lettino de merda sia comodo?”
“Appunto. Non sei obbligato. Io sto bene, non puoi stare qui e trattarmi come fossi un bambino da rimproverare.”
“Io non ti rimprovero, vorrei solo che ti rendessi conto del fatto che così te fai male”

Manuel gliel’aveva promesso, che ci sarebbe stato. Lo aveva fatto in ospedale, mentre Dante era tra la vita e la morte e Simone era perso nella paura e l’angoscia, con il bisogno dell’abbraccio di quella persona che per lui è sempre stata la più importante, nonostante tutto.

Nonostante la rassegnazione di non poter mai essere amato da Manuel come avrebbe sempre sperato, nonostante la presenza di quella ragazza che ha invidiato e odiato infinitamente, nonostante all’inizio si sia sentito abbandonato da quell’amico da cui avrebbe voluto di più e che l’aveva messo da parte per seguire un essere umano con delle tette e un bel culo.

“Sei proprio stronzo, Simò”

Simone ride, senza guardarlo in faccia e con la rabbia di chi vorrebbe essere capito.

“Io sono stronzo?”
“Si, tu. Sei stronzo e pure coglione, perché nun te rendi conto che stai a fa un casino. Che qua te vorrebbero aiutà tutti e tu te stai a comportà come un ragazzino di dodici anni che sparisce per ore e torna de notte ubriaco e ancora co la cerniera dei pantaloni aperta dopo che s’è scopato qualcuno a caso”

Si pente, dell’ultima frase, perché in questo periodo non può rendersi vulnerabile davanti a Simone.
Non avrebbe senso, sarebbe come peggiorare la situazione; tutto ciò che aveva iniziato a provare e che ha represso non ha ancora nemmeno un nome per se stesso, figurarsi per l’altro che potrebbe solo illudersi di un qualcosa che Manuel non sa, se avrà mai il coraggio di tirare fuori.

“Non è qualcuno a caso”
“No, infatti. Chi è? Quel testa de cazzo che te viene a prende ogni tanto? Bella faccia, complimenti per la scelta. Tu lo sai che s’è fatto pure un anno de galera, quello?”

“Non sono cazzi tuoi”

“Invece so pure cazzi miei, perché sei il mio migliore amico e me so rotto il cazzo de giustificatte”

“Migliore amico? Buono a sapersi. Eri il mio migliore amico pure quando t’ho cercato perché avevo scoperto della malattia di mio padre e hai iniziato solo a parlare di te e di quanto fossi innamorato di lei?”

“T’ho già chiesto scusa, per quella volta. Non avevo capito che fosse una cosa seria”

“Perché sei un egoista che ha pensato solo ai cazzi suoi. E adesso ti senti talmente in colpa, che vorresti aiutarmi in qualche modo. Ma non funziona così”

“Va bene, ho capito. Sai che c’è? Fatte consolà dall’avanzo de galera, fatte male, bevi tutte le sere, perdi l’anno a scuola. Ma che cazzo me lo fa fare a me, de statte appresso. Fai quello che te pare, ma dopo nun me venì a cercà. Poi statte tutta la vita con la gente che anziché datte na mano te fa rovinà”

Non ce la fa più, anche se non va via. Gli da’ le spalle, girandosi dall'altro lato su quel piccolo lettino-cassetto che si tira fuori dal letto di Simone. Quello sul quale dorme ormai da giorni, senza uno scopo ben preciso a parte quello di stargli vicino.
Il senso di impotenza è troppo grande per un ventenne che deve già gestire tutto ciò che ha dentro di sé. Il fatto di aver trascurato Simone, di non averlo aiutato prima, di essere scappato da ogni cosa gli facesse pensare che per lui, probabilmente, aveva iniziato a provare qualcosa che non aveva niente a che fare con un'amicizia o una fratellanza. Perché Manuel quel fastidio nel vederlo con un altro ragazzo lo aveva provato, e si era convinto che fosse solo uno stupido fastidio dovuto alla consapevolezza di non essere più il centro della vita di Simone.
Per egocentrismo, narcisismo, per la perdita del primato che ha sempre avuto con lui, dopo una vita passata a sentirsi sempre non abbastanza per chiunque. Lo sentiva, che per Simone lui fosse più che abbastanza. Il tutto, il protagonista delle sue giornate.
Adesso no, e se l'era perfino sentito dire un giorno sotto la veranda di Villa Balestra: “La barca dell'amore si è spezzata”.
Manuel era ancora lì con il sorriso dopo una delle sue stupide battute sul dormire insieme. “Dormiamo insieme, nun te fa venì strane idee”. Convinto di avere il pieno controllo di tutto. Un controllo che gli dava la percezione di avere tempo per se stesso, per capire, gestire le domande che si era posto. Invece Simone quella convinzione l'aveva rotta, con la tranquillità di chi sta dando una buona notizia per dirgli di stare tranquillo. Non era più innamorato di lui.

***

Buonasera! Dopo l'amore che ha ricevuto "No Hero" avevo un po' d'ansia di una nuova FF, ma poi ho iniziato a scrivere e ho pensato che non avrei dovuto farlo per forza se non avevo grandi idee.

Poi ho scritto di getto, ho iniziato a pensare ad alcune cose, e alla fine "Intervallo" ha iniziato a prendere senso. È una storia completamente diversa dalla precedente, ma spero possa piacervi ugualmente ❤️

Questa storia è come fosse un seguito della S2, ma non fateci troppo affidamento: a me piace mischiare tante cose, quindi troverete riferimenti indipendentemente dalla stagione e cose totalmente lontane dalla serie.

Dopo tanti Manuel ingestibili, questa volta ho voluto creare un Simone difficile.

Ringraziate Cristina che con i suoi consigli vi ha risparmiato il dramma totale (ero partita a bomba con una grande tragedia, ovviamente). 😂❤️

Vi aspetto, spero vi piaccia,
Ambra

Intervallo [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora