3) Esserci sempre

945 78 13
                                    

-Tranquillo, alla fine sono andato a fare un giro con Davide-

Manuel continua a leggere quel messaggio sul telefono da mezz’ora, con la luminosità al minimo per non disturbare al cinema e la voglia di spaccarsi la faccia da solo. 

Gli aveva scritto, dopo aver cercato una scusa convincente che non facesse urlare Nina dal fastidio, e gli aveva detto che si era liberato e che l’avrebbe raggiunto. 

“Si può sapere che hai? Non venirci più con me e i miei amici, se devi stare così”

“Ma così, come?”

“Hai passato tutta la serata per fatti tuoi”

Sotto casa di lei, alle undici di sera, Manuel non vorrebbe assolutamente incominciare l’ennesima discussione. È sfinito da Nina, dalla sua superficialità, dal suo non riuscirsi mai a sentire effettivamente importante e il non riuscire a provare qualcosa di talmente forte, al punto da non provare fastidio davanti ai suoi comportamenti. 

“Sono solo preoccupato per Simone”

“Ancora Simone? Ma riesci a lasciarlo stare, ogni tanto?”

“Lo sai, che è in un periodo difficile. Me dispiace, se sta male. È il mio migliore amico”

“Tutti abbiamo periodi difficili, io li ho da una vita! Ma non mi pare che ti preoccupi così tanto per me”

“Ah, io non mi preoccupo per te?”

“No, non ti preoccupi per me”

“Pensa che stronzo, che con i soldi che m’ha dato mio padre t’ho comprato il motorino nuovo perché eri rimasta a piedi, anziché farci i cazzi miei”

“Che fai, me lo rinfacci?”

“No, non rinfaccio niente. Però me potresti dì pure grazie, ogni tanto, anziché rompere sempre le palle e cercare in me solo difetti”

“Sei un bambino”

“E tu una stronza!”

“Io sarò pure una stronza, ma tu che ci stai a fare con me?”

“Non lo so, me lo chiedo pure io”

Non lo sa davvero. Non più. L’aveva guardata per la prima volta solo per la sua bellezza, poi si era attaccato tanto a lei per la sua storia, per il suo essere una ragazza piombata in un’altra città, in una nuova scuola, senza genitori e che viveva con una zia che a malapena conosceva. 

E Manuel aveva cercato di prendersi il suo spaesamento, di starle vicino, di non farla sentire persa nel mondo. All’inizio, pensa, non era così stronza. Quando era davvero sola e aveva bisogno d’aiuto. 

Poi aveva iniziato a frequentare altre persone, amici della palestra, e all’improvviso a Manuel è sembrato di non essere più utile, messo da parte, ma con la presunzione -da parte di Nina- di averlo per sé ogni volta in cui ne aveva bisogno. 

“Mi stai lasciando?”

“Non lo so. Adesso c’ho solo bisogno de dormì. Domani ne parliamo”

“Non ne parliamo domani. Se te ne vai, tra noi finisce qua”

“Senti… sono stanco, la notte scorsa ho dormito pochissimo e di merda, oggi sono stato tutto il giorno ad aiutare mia madre con il trasloco, poi con te. Sono STANCO” glielo dice quasi come a voler chiedere pietà, ma la pietà da lei non arriva mai. 

“Vai a fanculo, Manuel” si allontana verso il portone, con la rabbia e la presunzione di chi non potrebbe mai accettare un rifiuto. Normalmente Manuel l’avrebbe raggiunta, ma adesso no. Adesso non ne ha voglia, pensa che non abbia nemmeno senso dopo mesi passati a stare dietro ai suoi capricci. Capricci che lo infastidiscono, al contrario di altri. 

Intervallo [Simuel]Where stories live. Discover now