11) Ricordati chi eravamo

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"Oggi dove sei, non lo so.
Ieri eri tutto ciò che avevo io.
Oggi chi sei, non lo so.
Abbiamo detto basta senza dirci addio"

Non c’è per forza un momento esatto in cui si riesce a capire se stessi; Manuel non ha idea di quale sia stato il suo, ma sa che da quando è tornato da casa di Simone non fa altro che pensare a quanto sia tornato a respirare meglio e peggio distante da lui.

Meglio perché la vicinanza di Simone lo destabilizza e inizia a farlo sudare, con il cuore che fa un po’ il cazzo che gli pare e i pensieri che vanno dove non pensava sarebbero mai andati: alle sue labbra, al suo odore, alla voglia sempre più viva di mettersi davanti al suo corpo e spogliarsi prima di spogliarlo.

Peggio perché staccarsi da lui lo rende meno felice, come se gli mancasse un pezzo di sé. Stargli vicino per tutto il pomeriggio, invece, gli aveva fatto pensare di poter stare bene.

“Com’è andata? Studiato?”

“Ehi…” si avvicina a Viola, fermandosi proprio a pochi centimetri da lei. “Sì, diciamo che ho capito un po’ più di cose…”

“E come stai?”

“Non lo so. Penso di essermi rotto proprio le palle de sta situazione, Viò…”

“Non stiamo più parlando della matematica, vero?”

“No, che me frega della matematica. Oggi è stato diverso… forse gli ho creduto troppo facilmente, forse m’ha davvero detto na frega de cazzate. M’è sembrato contento, di avermi vicino”

“E allora che vuoi fare?”

“Non lo so, adesso niente.”

Lei vorrebbe dirgli di raggiungerlo di nuovo, di buttarsi, di dirgli tutto ciò che prova, ma sa che sarebbe come dirlo ad un muro perché suo fratello non lo farebbe mai adesso.

Non ne avrebbe il coraggio, nonostante lo percepisca più consapevole del solito.

Manuel non si è permesso di chiedergli niente, di Davide, ma ultimamente ha notato un Simone a scuola che non sembrava aver vissuto notti pazze e insonni, tra sesso e alcool.
Ci spera, più che altro, per entrambi. Spera che Simone non faccia più cazzate e spera che si siano lasciati, così forse loro potrebbero riavvicinarsi in qualche modo. Egoisticamente, sempre.

“Manuel?”
Anita guarda suo figlio, il mattino successivo, come avesse davanti uno zombie. Si è appena svegliata, sono le sette meno un quarto e Manuel è già pronto per uscire di casa con almeno una boccetta di profumo buttata addosso e l’atteggiamento di chi ha mal di pancia ed è in ansia prima di qualcosa di estremamente importante.

“Ciao, mà. Buongiorno!”

“Ma che ci fai già così?”

“C’ho da fa na cosa… ce vediamo stasera, mh?”

“Ma dove vai?”

“Da na parte… tranquilla, è tutto a posto. Ciao!”
Le lascia un bacio sulla guancia, scappando il prima possibile da qualsiasi ulteriore domanda.

Per tutta la notte non aveva chiuso occhio, si era girato centinaia di volte nel letto con la musica nelle orecchie e il cellulare davanti al viso su cui scorreva foto su Instagram e sulla galleria del telefono.
Foto di Simone, e soprattutto foto sue e di Simone.

In particolare ce n’era una che ha fissato per tanto tempo: una che l’altro aveva attaccato al muro della sua cameretta e che il giorno prima non c’era più. Simone aveva fatto sparire ogni foto che gli ricordasse Manuel, perché averlo davanti ogni momento della sua giornata non lo aiutava.

Intervallo [Simuel]Where stories live. Discover now