CAPITOLO VII

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VII


I sogni tornarono da Ray durante la notte, questa volta si presentarono ben diversi da quelli affrontati nella propria stanza a Londra, non si palesò nessuna nuova galassia, o qualche essere strano, ma solo Aria, semplicemente, la pura e bella Aria.
La ragazza tentava invano di parlargli, lui non la sentiva, come se tra i due ci fosse un vetro spessissimo dalla quale nessun tipo di suono riusciva a passare; Ray cercava di raggiungerla senza riuscirci, ogni passo che compiva, la ragazza si allontanava di altrettanti metri, era come uno specchio che non rifletteva la sua immagine, ma quella di Aria.
« Aria cosa vuoi dirmi! » urlava il ragazzo, disperato, « Aria rispondimi! ».
Aria continuava a parlare, lo si capiva dal movimento delle labbra, ma lo sforzo risultava inutile.
« Aria trova un modo per farti sentire! Cerca... cerca nelle tasche ».
La principessa cercò nelle tasche.
« Quindi te mi senti? » disse Ray, seguito poi da un cenno con la testa da parte di Aria.
« Trovato qualcosa? » chiese poi il ragazzo.
La ragazza si fermò mentre frugava nelle tasche, guardò Ray e lentamente tirò fuori un coltello.
Aria sembrava quasi avere in mente qualcosa, lo sguardo era pensieroso, fisso nel vuoto davanti a lei.
« Stai bene? Che succede? » chiede Ray preoccupato.
Strinse il coltello dal manico sotto lo sguardo fisso di Ray, lo avvicinò lentamente al palmo della mano sinistra e, premendo con l'affilata punta su di esso, si tagliò: la sofferenza si poteva leggere sul suo volto, il sangue colava lungo le dita, lasciando piccole gocce sul terreno. Dopo qualche istante, Aria, si avvicinò alla barriera e, utilizzando il proprio sangue, cominciò a scrivere su di essa.
" Aiutatemi vi prego".
Ray leggendo la scritta cercò nuovamente di raggiungerla: pugni sul vetro, urla, calci, ma nulla da fare. Alzò così lo sguardo, e fu li che la vide sparire lentamente davanti ai suoi occhi.
« Aria, non andartene! » urlò Ray piangendo, lo fece talmente forte che le grida non si sentirono solo nel sogno, « Aria! Ti troverò! ».
Gli amici, udendo tale disperazione, aprirono improvvisamente gli occhi, « Ray svegliati! Ray! » urlava Alisar, scrollando il corpo del ragazzo.
Ray finalmente si svegliò, era in preda al panico e sudava, Failas gli diede un po' di acqua nel tentativo di farlo rilassare, ma non servi un granché.

« Alisar, Aria è in pericolo », disse il ragazzo, raccontando cosa aveva appena visto in sogno.
« Torniamo subito al pianeta Phoenox, dobbiamo capire cosa sta succedendo », rispose Alisar.
Piccolo problema, non vi era modo di tornare così velocemente al pianeta di Aria, i portali erano troppo lontani e soprattutto trovarli sarebbe stata una grossa impresa, visto che nessuno dei presenti ne conosceva l'esatta posizione.
« Perché usare portali se ci sono io? » disse Gregor.
« E con questo cosa intendi dire? » chiese Ray, non conoscendo per nulla il tritone.

« Voglio dire che il mio potere non si limita solo a fare spettacolini con le acque, ma... » un momento di pausa, per tenere sulle spine il resto del gruppo,
« le mie bolle possono tranquillamente spostarsi tra lo spazio e il tempo, posso teletrasportarmi in qualunque posto, a patto che la mia mente lo abbia ben chiaro e che vi sia acqua nei paraggi, sia del luogo d'arrivo che di partenza ».

Ray cominciò a correre per la spiaggia urlando di gioia, Tord e Failas lo guardavano, vergognandosi al suo posto per la figuraccia che stava facendo, Alisar e Gregor si limitavano a sorridere.

« Aia Wood! Aia! » la corsa di Ray si trasformò subito in una fuga, visto che il piccolo Wood, vedendo il padrone correre, iniziò ad inseguirlo, cercando di mordergli le caviglie.

Gregor prese un bel respiro, e creò una bolla abbastanza ampia da contenere tutti.
« Entrate all'interno », disse una volta finito.
Tutti obbedirono.
« Ora non mettete per nessun motivo arti al di fuori della bolla! In caso contrario probabilmente vi ritroverete senza mani », continuarono le indicazioni.
Gregor controllò rapidamente che tutti fossero nelle giuste posizioni e, una volta confermato, avvicinò la mano al petto, dove aveva il segno: l'acqua della bolla cominciò a ruotare, una specie di Geyser improvvisamente arrivò da sotto di essa, risucchiando il gruppo. Era come trovarsi in un tromba marina: osservando verso l'alto si poteva intravedere il cielo, ma gli schizzi d'acqua non permettevano una visuale ben pulita.

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⏰ Last updated: Feb 23 ⏰

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