CAPITOLO II

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CAPITOLO II

Il sole era già alto nel cielo di Londra, le persone ormai occupavano le strade, i profumi del mercato e dei negozi si mischiavano perfettamente alla dolce brezza del venticello mattutino che portava al naso un'armonia deliziosa da assaporare, ma il ragazzo non poteva farci caso, il suo unico pensiero erano quelle enormi macchie sul braccio, voleva scoprire di più su di esse ma non sapeva nemmeno da dove iniziare. Dalla cartomante? No, posto poco raccomandato dalle persone, si vocifera che rapisca i bambini e che li dia in pasto alle streghe, leggende per spaventare i fanciulli della zona ma meglio non rischiare. Magari un medico saprebbe dire qualcosa sull'accaduto, ma potrebbe anche prenderlo come uno scherzo; la mente lavorava al massimo, quasi da fargli uscire il fumo dalle orecchie, ma finalmente dopo diverse ipotesi l'unica alternativa valida sembrò la biblioteca cittadina, un posto tranquillo e pieno di persone colte, da medici a uomini di alto rango.
Un luogo dove i segni sul braccio dovevano rimanere ben nascosti da occhi indiscreti, le voci giravano velocemente nell'alta classe e Ray non poteva farsi scoprire, in quel caso la ricerca sarebbe diventata l'ultimo dei suoi problemi.
Si avviò così verso la biblioteca, facendo prima tappa da Tord, che abitava in una piccola casa poco lontana dal mercato; ma mentre attraversava un vicolo, sentì una voce chiamare il suo nome, sembrava quella di Aria, la ragazza apparsa la sera precedente.
Possibile che non fosse solo un sogno? Pensò il ragazzo, continuando per la propria strada; non fece nemmeno due passi che la voce lo richiamò, questa volta la ragazza era dietro di lui, ma non era in carne, sembrava quasi una soffice nebbiolina spettrale che fluttuava un metro dal terreno.

« Sei reale? » chiese il ragazzo, riconoscendola.

La ragazza aprì gli occhi, lo guardò e lentamente li richiuse.

« Phoenix », fu l'unica parola che uscì dalle sue labbra, prima di svanire nel nulla lasciando solo una piccola scia di fumo viola dietro di sé.

Ray non sapeva che farsene di quella parola, continuò a ripeterla ad ogni passo che faceva verso casa di Tord ma nessuna idea gli sfiorava la mente, solo parole inutili, sempre e soltanto questo.

« Tord! Scendi! » urlò una volta sotto casa dell'amico, che lo raggiunse in strada qualche minuto dopo con un panino mezzo addentato in mano. Quel ragazzo poteva tranquillamente rappresentare il manifesto mondiale della golosità.
I due si avviarono verso la biblioteca e, lungo la strada, Ray spiegò tutta la vicenda senza trascurare il minimo dettaglio. Nessuno aveva mai sentito prima d'ora la sua storia, Tord era l'unico a sapere dell'esistenza degli incubi, della galassia e ora anche di Aria; decisamente un peso importante che segnò un legame di ferro fra i due.

« Guarda Ray , eccoci arrivati! » disse Tord alla visione del maestoso edificio, il quale si presentava con un'enorme scalinata che accoglieva i visitatori e si protraeva fino all'immensa struttura della biblioteca, molto simile a quella dei templi greci: con sei colonne frontali, dietro le quali si trovavano due entrate secondarie e al centro la principale; sopra le colonne si poteva ammirare il fregio decorato con storie e leggende mitologiche, proseguendo poi con il timpano nella quale veniva narrata la leggenda di Atlantide, nel cui centro, incastonata, si trovava una sfera d'oro che, nelle ore del giorno, rifletteva la luce del sole.

I due entrarono ma nemmeno il tempo di compiere qualche passo che una voce li fermò.

« Dove credete di andare voi due ? » era quella del vecchio custode della biblioteca, un certo Signor Jrupper, un uomo che non conosceva generosità e ogni occasione gli era buona per gridare contro qualcuno. « Non potete entrare, banda di marmocchi! Questo è un luogo di alto rispetto e non avete il diritto di profanarlo con le vostre luride scarpe! » concluse, alzando sempre più il tono in modo da fare arretrare i due ragazzi.

PHOENIX: La nascita della FeniceWhere stories live. Discover now