CAPITOLO VI

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VI


Le prime luci dell'alba cominciarono ad intravedersi dietro le dune, una visione di rara bellezza, la tranquillità e il silenzio del deserto trasmettevano armonia a chiunque lo guardasse, un luogo così povero ma allo stesso tempo pieno di meraviglie.
I raggi velati toccarono le finestre della baracca in cui si trovavano i quattro, il nuovo giorno era alle porte.
Ray fu il primo ad aprire gli occhi, Tord e Alisar russavano distesi per terra, mentre Failas dormiva profondamente a pancia in su, con Wood sdraiato su di essa. Il giovane Barck si alzò, mettendosi subito alla ricerca di un modo per raggiungere il pianeta successivo, quello di Div, terra del guardiano della fenice d'acqua.
Nella dimora era presente una piccola libreria, forse poteva dare una mano, così il ragazzo si avvicinò ad essa, cominciando a scorrere i libri, ma vista l'enorme quantità di polvere sopra di essi, veniva difficile decifrarli.
I manoscritti erano molteplici, ma uno in particolare colpì il ragazzo, la lingua non era comprensibile, la qualità della carta sembrava molto rara e le incisioni sulla copertina attiravano subito l'attenzione.
Forse Alisar saprà tradurre queste scritture.
Pensò il ragazzo, prima di svegliare l'uomo.

« Che cosa vuoi? » disse Alisar, non ancora del tutto sveglio, e con le mani che volevano strozzare il ragazzo per averlo disturbato nel bel mezzo del riposo; ma per sua fortuna i muscoli erano infiacchiti dal sonno, e le forze si stavano assestando lentamente.

« Tu sai tradurre queste parole? Forse ho trovato la via per Div! » disse Ray.

Ancora rintontito per essersi appena svegliato, il guardiano, prese in mano le vecchie cartacce e, aguzzando la vista, cominciò a leggere, « si narra che la strada per Div sia illuminata da un leone; poi continua dicendo, " se il leone vuoi trovare, la luce del giorno dovrai evitare" ».

« È un indovinello! Continua », disse Ray, interrompendo la lettura di Alisar, che proseguì, «"risolto il primo passo lo sguardo dovrai alzare, se le possenti fauci vorrai ammirare." Si conclude così! », disse Alisar, chiudendo il manoscritto e lanciandolo poi in testa a Tord, che non smetteva di russare.

« Aia! » urlò, dolorante. « Sei pazzo Alisar! ».

« Tu non sei umano! Sei un treno a vapore! » disse Ray, paragonando l'amico al mezzo di locomozione che da anni viaggiava nella metropolitana di Londra. Tord si alzò e, sfregandosi la testa ancora dolorante, si sedette al tavolo con i due, cercando di aiutarli a risolvere l'indovinello.
Le ore passavano, e la soluzione rimaneva ben salda al di fuori della mente dei tre, Failas si unì al gruppo di pensatori, ma l'aggiunta di un membro non scaturì di certo i risultati sperati.
Il sole segnava mezzogiorno, un'ombra si formò sul pavimento della stanza, mentre piccoli pezzi di vetro, che si trovavano già su di esso, cominciarono a splendere grazie ad un gioco di riflessi. Fu in quel momento che ad Alisar si illuminò la lampadina del cervello.

« Ma certo! La prima parte ovviamente è la notte, mentre la seconda ... penso siano le costellazioni! » spiegò agli altri.

La felicità incombette nella stanza, Ray e Tord presero tutto l'occorrente per il viaggio, Failas mise nel fodero la spada, mentre Alisar, il possente guardiano di Agon, posò con accuratezza la pipa all'interno del solito taschino.

La brezza notturna cominciava a farsi sentire nel deserto, ma le temperature rimanevano sempre elevate, il sole calò lentamente dietro le dune, e le costellazioni cominciarono ad apparire, accompagnate dal bagliore della Luna che, nella Galassia di Phoenix, era blu. Alzarono lo sguardo e, con attenzione, passarono una ad una le costellazioni di quel magnifico cielo. Erano a centinaia ma le più luminose saltavano subito all'occhio: quella di Pegaso, di Spyra dea del fuoco e del Leone, facevano passare il resto dell'universo in secondo piano.
Il simbolo sul braccio di Ray si illuminò ancora, ma questa volta fu seguito dal marchio del guardiano sul polso di Alisar, che fino ad allora aveva tenuto nascosto ai presenti. Proprio Alisar, sorpreso da quello che stava accadendo, toccò l'arto del ragazzo; in quel preciso momento la costellazione del Leone prese vita: esso si diresse verso i quattro, compiendo salti nel vuoto che lo portarono dal cielo fino al deserto, ma poco prima di toccare terra, si polverizzò. I residui caddero sui presenti che, colti alla sprovvista, cominciarono a dissolversi nel nulla, fino a sparire del tutto.

PHOENIX: La nascita della FeniceWhere stories live. Discover now