Capitolo 45

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Odio le bugie,
ma a volte odio di più
la crudele verità.

Alyssa's pov

Non è possibile. Mi rifiuto di crederlo.
Dorian mi guarda aspettandosi una mia reazione, una qualsiasi.
Una qualsiasi cazzo di reazione.
Un attacco di panico.
Non respiro.
Non sento più niente.
Scanso via le braccia tese del mio ragazzo e mi lascio cadere in un angolo della sua stanza, cercando di farmi piccola piccola, per smettere di sentire questo peso opprimente sul petto che avevo sperato di poter dimenticare.

Chiudo gli occhi. Bruciano.
Piango.
Singhiozzo.
Il mio cuore si spezza. Una seconda volta.
Salta quell'equilibrio precario che pensavo di aver raggiunto.
Mi sembra di morire.
Sento un fischio nelle orecchie.
Mi odio. Per tutto. Per tutte le bugie che mi sono state dette.
Sono solo una pedina nelle mani di un destino crudele, un personaggio di una storia scritta da qualcuno di disperato che vuole solo sfogarsi sui suoi personaggi per tornare a respirare.
Ma così condanna me. Parla del panico, mi soffoca con le sue parole.
Se davvero qualcuno sta scrivendo la mia storia allora che la smetta per favore.
Scrittore o scrittrice crudele che mi spezza per... non so, fini di trama. O per descrivere quello che ha passato.

Io però non voglio essere un capro espiatorio.
Sono stanca.
Così dannatamente stanca di morire dentro ogni volta.
Basta. Per favore basta.
Basta.
Basta.
Basta.
Basta. Basta. Basta. Basta.
Bastabastabastabastabastabastabastabasta.
Basta questo dolore.
Che in confronto a quello di altri è niente, ma che mi spezza. Non ne posso più.

Dorian mi abbraccia. Non lo vedo, ma sento il suo calore attraverso il tremore del mio corpo.
Provo a divincolarmi, ma lui mi tiene stretta.
E mi culla.
Mi accarezza la testa.
Mi bacia dolcemente le guance.
Parla.
Non capisco cosa sta dicendo, ma sento la sua voce dolce filtrare attraverso il cupo fischio che mi assorda.
<<Sono qui.>> Sembra che stia dicendo.
Vorrei che se ne andasse, ma quante volte ho avuto bisogno di un abbraccio in questi momenti e non c'era nessuno.

Mi stringe, mi trasmette il suo calore, la sua calma, anche se sento il suo cuore battere all'impazzata al di sopra del casino che ho in testa. O forse quei battiti sono quelli del mio di cuore.
Mi odiavo.
Ma lui mi ha insegnato ad amarmi.
Amavo Nik.
Ma lui mi ha distrutta.
Anche se voleva solo tenermi al sicuro.
Mi disprezzo, eppure non riesco a non volermi bene quando sono con Dorian.
Perché lui tira fuori la parte migliore di me.

Ma non respiro.
P

erché non riesco a farlo.
Soffoco. C'è un peso sul mio petto che mi schiaccia, ogni respiro che cerco di prendere mi brucia i polmoni e mi strazia il cuore. Mi fa male, vedo tutto appannato. Piango.

Ma c'è Dorian. Non riesce a farmelo passare. Ma rimane. Continua ad abbracciarmi. Non è niente di straordinario alla fin fine, ma non mi sta lasciando sola.
Anche se è quello che vorrei.
Sta rimanendo anche se sono debole e fragile tra le sue braccia.
E' ancora qui anche se sa di non poter far niente.
Gli voglio bene.
Gli sono grata.
Continuo a piangere.

Rimaniamo così una mezz'ora, il tempo che impiego a concentrarmi sul respiro e su ricordi vividi e sereni fino a che il cuore rallenta, la tachicardia passa e il peso si alleggerisce.
Mi alzo liberandomi dalla stretta di Dorian.
<<Dove stai andando?>> Mi chiede vedendomi attraversare con passo malfermo la porta della sua stanza.
<<Ho bisogno di stare da sola e schiarirmi le idee. Non seguirmi.>> La mia voce è glaciale, nonostante sia un po' tremolante.
Lui invece non mi ascolta oppure non gli interessa, si alza a sua volta e me lo ritrovo dietro in un batter d'occhio.

<<Dorian, ho detto che ho bisogno di andarmene per un po'. Da. Sola.>> Gli ripeto girandomi, ma senza guardarlo negli occhi. Ho paura che possa leggere il mio volto e capire che se non mi lascia sola rischio di ricominciare a piangere in un attimo.
<<Alyssa, dimmi solo una cosa. Tornerai da Nik?>> Colgo il dolore nella sua voce e anche rassegnazione.
Sì.
No.
Non lo so.
Non rispondo e prendo a scendere le scale, però lui mi afferra per la vita e mi tira indietro.
Appoggia le labbra sulla mia fronte e mi tiene stretta anche se provo a liberarmi. Ma in fondo non ci sto provando davvero.

Ho bisogno che mi lasci andare, ma una parte di me vorrebbe solo essere abbracciata di nuovo.
<<Dorian. Lasciami subito. O ti prendo a pugni.>>
Qualcosa nella mia voce lo convince ad allontanarsi di qualche passo.
<<Alyssa, io ti...>>
<<Stai zitto!>> Esclamo tappandomi le orecchie. Non voglio sentire più nulla da lui. Non ora. Crollerei un'altra volta e basta.

Corro via di nuovo e stavolta lui non cerca di fermarmi. Quando chiudo gli occhi lo rivedo come l'ho lasciato: con i capelli in disordine, un'espressione ferita e gli occhi di solito sempre vispi e accesi pericolosamente lucidi.

La mia vita è un perfetto casino. Ho sbagliato molte cose, molte volte. Mi sono amata e mi sono  odiata.
In mille occasioni mi sono ripetuta di essere guarita, ma per farlo davvero devo affrontare i problemi, non nascondermi.
E adesso c'è una cosa che devo assolutamente chiarire.

<<NIK! APRI LA PORTA!>> Grido battendo il pugno sul legno intarsiato del portone di casa sua. Ho aspettato un quarto d'ora che la pattuglia piazzata di fronte all'abitazione se ne andasse per il cambio e adesso devo sbrigarmi a convincerlo a farmi entrare prima che gli altri carabinieri mi mandino via. Per fortuna i genitori di Nik non sono in casa, ma lui lo dev'essere di sicuro.
<<NIK, LO SO CHE CI SEI! PER FAVORE, DOBBIAMO PARLARE!>>

La porta si apre e Nik mi tira dentro velocemente. E' completamente sfatto: i suoi capelli dorati sono opachi e in disordine mentre i suoi occhi sono stanchi e circondati da profonde occhiaie violacee. Indossa una tuta sgualcita e quando mi abbraccia disperato sento sulla sua guancia ruvida una leggera barba di almeno due giorni.
<<Oh, Nik.>> Sospiro contro il suo petto stringendolo a mia volta. <<So tutto.>>

Lui si irrigidisce e mi lascia andare. <<E' stato Sepherd a dirtelo, vero?>>
Annuisco e gli stringo la mano. <<Nik, avresti dovuto dirmelo tu. Non Dorian. Ti avrei capito.>>
<<Ma non mi avresti lasciato andare. Avresti combattuto, perché è quello che fai sempre. Tu combatti. Non ti fermi, anche se hai tutto contro, anche se ciò che vuoi può ferirti.>>
<<Certo che avrei combattuto per rimanere al tuo fianco. Sempre. Io ti amavo, avrei rischiato tutto per te. Capisco perché l'hai fatto, ma meritavo di sapere la verità.>> Dico.
Nik si passa una mano tra i capelli. Sembra sul punto di piangere, ma so che non lo farà, non di fronte a me.

<<Alya ti prego perdonami. Per questo. Per tutto. Ma ora Norris è tornato e sei nell'ultimo posto dove dovresti essere.>> Vuole che me ne vada, ma mi ama ancora. Lo leggo nei suoi occhi, quel tormento che ha accompagnato anche me per così tanto tempo.
<<Nik, ti amavo.>> Gli dico tristemente.
Lui sussulta. Ha colto il vero significato delle mie parole e sembra crollare ancora di più.
<<Io ti amo ancora.>> Sussurra piano.
<<Io no.>> Rispondo sincera.

E le stelle ci invidierannoWhere stories live. Discover now