Ce la faremo

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Crowley era tornato a casa dopo una settimana, prendendo di nuovo le sue usuali sembianze maschili, ma la sua routine non era cambiata.
Stava a letto quasi tutto il giorno, beveva, si faceva fare le coccole da Aziraphale prima che aprisse la libreria e dormiva quando non aveva niente da fare.

Il suddetto Angelo, in quel momento, era di sotto sulla sua amata poltrona a rileggere l’VIII capitolo della Divina Commedia, correggendo o commentando qualsiasi cosa che non ritenesse corretta.
Ovviamente era grato al Poeta fiorentino per il tentativo che aveva fatto di descrivere l’aldilà, ma non era minimamente vicino all’originale.

“ANGELOOOO!” urlò Crowley dal piano di sopra, la sua voce sembrava in preda a pura disperazione e dolore.
“ANGELO, CORRI TI PREGO!”

Aziraphale sobbalzò sorpreso, ma ci mise meno di un decimo di secondo a materializzarsi nella loro camera matrimoniale e avvicinarsi al suo Demone.

“Caro, che succede?!” domandò allarmato.

“Questi… bastardi non smettono di tirare calci” sbuffò il rosso, facendo ridere il fidanzato.

“Oh caro, mi hai fatto preoccupare che fosse qualcosa di più grave.” lo guardò con una dolcezza tale che anche un sasso si sarebbe intenerito, gli prese la mano tra le sue e vi posò un bacio sopra.

“QUANDO CAVOLO ESCONO QUESTI ESSERI?!” urlò Crowley agitandosi.

“Crowley, caro, se ti agiti peggiori solo le cose. Facciamo così, vado a farti una bella cioccolata calda, poi torno qui e guardiamo un film abbracciati. Che ne dici?”

Il Demone annuì leggermente, così l’Angelo gli rimboccò le coperte, gli diede un bacio sulla fronte e tornò in cucina a fare la cioccolata.
Qualche minuto dopo era di nuovo lì, procedendo a mettersi sotto le coperte e abbracciare il compagno, che appoggiò la testa sulla spalla.

“Angelo…?” lo chiamò Crowley con voce assonnata, non appena si fu svegliato dal suo lungo sonno. Aveva le coperte rimboccate fino al collo, gli occhiali da sole erano stati appoggiati sul comodino e sul cuscino accanto al suo c’era appoggiato un manuale di cui però non riusciva a leggere il titolo.

“Angelo?!!!” urlò preoccupato, provando a mettersi seduto. Facendo ciò noto che la pancia era aumentata ancora di più e qualcuno -sicuramente Aziraphale- gli aveva messo una lunga camicia da notte nera e gialla.

Pochi istanti dopo, la porta venne aperta e la figura del suo bellissimo Angelo apparve vestito di tutto punto come al solito e con un bellissimo sorriso in volto. Aveva della schiuma da barba sul mento, che emanava un buonissimo profumo di menta, e notò che i suoi riccioli biondi si erano leggermente allungati.

“Oh, mio caro! Finalmente ti sei svegliato!” esclamò sorridendo. “Credevo che non ti saresti più svegliato”

“C-cosa…quanto ho dormito Angelo?”

“Un mese e mezzo caro.”

“C-COSA?!” urlò scioccato. “Q-quindi…?”

“Sì, Crowley, manca poco” disse dolcemente, con uno schiocco di dita il suo volto venne pulito dalla schiuma e si avvicinò per dare un dolce bacio sulle labbra del compagno.

Nel frattempo, poco lontano dalla libreria, Salvo e Valentino stavano bevendo una cioccolata calda nel bar di Nina, mentre chiacchieravano nella loro solita tranquillità.
Il grigio, sfortunatamente, aveva dovuto fare da supporto morale ad Aziraphale costretto a fare da balia al Demone incinto e si stava giustamente lamentando con l’amico che lo ascoltava con non si sa quale pazienza.

“Capisci Salvo?! È più straziante per me che per lui!”

“Oh andiamo compà, tra un mese ci togliamo dalle scatole” commentò il riccio, ridacchiando per la disperazione del compagno.

“Ha’ ragione…” mormorò abbassando lo sguardo

“E che c'è mo’?”

“No, niente. È che… un po' mi mancherà.”

“Uhm. Non è che in Italia stiamo a corto di risate, eh.”

“Vero anche questo” osservò Valentino con una risata. “Soprattutto con lo ‘scandalo’ che sta dando il nostro film”

“Ma scandalo cu cazz! ‘Sti teste ri minchia c’hanno la mentalità del ‘31, non è colpa nostra compa’ ”

“Uhm.” fece Valentino mettendosi una mano sotto il mento, Salvo gli prese l’altra libera e gli sorrise confortante.

“Ce la faremo, compa’. Sempre.” l’altro arrossì leggermente, ma accennò un sorriso e ricambiò la stretta.

“Sempre” ripeté con decisione.

E da qualche parte molto su, Qualcuno si stava sentendo molto fiero del suo lavoro.

Another Life Where stories live. Discover now