DISCOVERY

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Erano passate tre settimane da quel giorno, Crowley non era più riuscito ad uscire di casa, in preda a sbalzi d'umore dalla mattina alla sera, nausea dopo i pasti -o anche solo quando beveva del vino- e frequenti dolori allo stomaco.

Aziraphale, ovviamente, aveva capito cosa stava succedendo e cercava di stargli vicino il più possibile, soddisfare tutti i suoi bisogni infantili, coccolarlo quando ne aveva bisogno -e quindi quasi sempre-, calmare le sue crisi isteriche con Muriel e cercare il meno possibile di nominare il Paradiso.

Doveva assolutamente parlare con Gabriel, ma come dirlo a Crowley? Di fronte a quel dilemma decise di affidare il Demone a Muriel dicendo che andava a comprare altro cioccolato. Così, una volta comprato veramente, si smaterializzò a casa di Beelzebub e Gabriel.

“Per l’amor di Satana- ma a te e a Crowley fa schifo bussare?” si lamentò il Demone dai capelli neri, essendo sobbalzato alla comparsa di Aziraphale, e facendo spaventare a sua volta il cuo compagno, che era seduto accanto a lui.

“Ciao anche a te. Senza perderci in convenevoli, vorrei parlare con te, Gabriel, se possibile.”

“Certo.”

“Io posso restare?” chiese il Demone, completamente scocciato all’idea di doversi alzare.

Intanto nella libreria di Aziraphale, un altro Demone, ma dai capelli rossi, stava litigando con un piccolo Angelo.

“Gliele faccio io le coccole, signor Demone!”

“No! Io voglio il mio fidanzato, okay? Non sarebbe la stessa cosa.”

“Ma non può andare a cercarlo!”

“E perché no? È andato solo a fare la spesa, giusto? Non ci vorrà molto.”

“Beh, ma lei è in pigiama da l’altro ieri e è tutto spettinato, non mi sembra una buona idea.”

“E che ci vuole, un miracolino e sono a posto”

“Ma il signor Fell mi ha detto che non deve uscire!”

“E perché mai?”

“Beh, non si sa mai che lei possa avere la febbre.”

“Santo qualcuno. NON HO LA FEBBRE! E TRE.” Muriel si intimidì un attimo da quella sfuriata, ma non voleva deludere l’altro Angelo, così si fece coraggio e continuò a controbattere, seppur con un tono basso.

“Se la misuri, allora. Venga, si sieda qua che vado a prendere il termometro.” Crowley sbuffò e si buttò sulla poltrona ancora calda di Aziraphale.

Non troppo lontano un ex Arcangelo Supremo stava urlando a quello nuovo.

“HAI FATTO COSA??”

“Te l’ho detto che era un casino!”

"In nome di tutti i Santi, COME CAZZO HAI FATTO?” a differenza di Aziraphale, Gabriel aveva imparato a imprecare. E anche in modo originale.

“E abbassa la voce!” Lo rimproverò Beelzebub.

“Praticamente.. stavamo facendo l’am- le coccole. Ci stavamo facendo le coccole quando mi è volato il guanto e l’ho toccato. lì.”

“Stavate scopando e ti è volato il guanto?”

“No, cioè, sì, però-”

“A parole tue.”

“Prima abbiamo litigato e mi è volato, poi facendo pace, quindi coccolandoci, mi è scappato di toccarlo al ventre.”

“E non ti sei accorto di non avere un guanto??” Aziraphale scosse la testa. “Che deficiente che sei. Un emerito deficien-”

“Ho afferrato il concetto. Ora però devi aiutarmi.”

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