Capitolo 13- la distruzione

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Trevor Pov's

I sensi di colpa mi stanno mangiando vivo.

Lei la ragazza che diceva di odiarmi si é presa un proiettile in pieno petto per me, per non farmi soffrire.

Lei che ormai sta iniziando ad avere un posto nel mio cuore ora é in un letto d'ospedale in coma.

Ad appesantire tutto ciò e a farmi anche in modo involontario sentire più incolpa sono Victoria e Vincent che stanno soffrendo come dei pazzi.

Victoria, la donna della mia vita, la donna che amo da sempre sta soffrendo e io non posso fare niente per prendermi un po' del suo dolore o per farla stare meglio.

Non dimenticherò mai le sue urla di dolore quando il corpo quasi privo di vita di Alexis cadde tra le mie braccia e con il volto rivolto verso il cemento freddo della strada.

Vincent, il mio migliore amico, mio fratello anche se non di sangue, che si danna per tutto prendendosi colpe che non ha.

Quando ha visto il corpo di Alexis nel suo sguardo non ho visto più lui, ma solo un ragazzo pieno di dolore ma che era anche molto infuriato.

Penso che appena questa storia finirà sia nel bene che nel male loro due andranno a cercare chiunque le abbia fatto questo, per punirlo nei modi peggiori esistenti.

«Trevor se vuoi puoi entrare>> dice la voce scossa di Victoria che mi riporta alla triste realtà.

«Si si vado»

Sto per superarla quando lei sussurra qualcosa che non riesco a comprendere facendomi fermare.

«Non é stata colpa tua, lei ha voluto salvarti quindi non darti colpe che non hai. Per il messaggio invece se voi non ci aveste raccontato questa storia sicuramente Alexis si sarebbe risparmiata due proiettili in pieno petto, ma li avrebbe avuti dopo, perché lei non ha mai creduto al teatrino che avete messo su» io non so se credere alle sue parole o no.

Victoria a quel punto mi tire verso di sé e fa collidere i nostri petti e mi avvolge le braccia al busto.

«Mi sei mancato pazzoide»i dice con la voce che penso sia rotta dal pianto.

«Mi sei mancata pure tu bella addormentata. Mi dispiace per quello che ho fatto a scuola ma dovevo tenerti lontana, mi dispiace, mi dispiace, mi disp-...» lei mi interrompe.

«Lo capisco tranquillo, va bene così Trev»

A quel punto sciogliamo l'abbraccio e lei con il mento mi indica la camera della sua migliore amica.

Mi incammino verso la sua stanza e appena ci sono davanti prendo un bel respiro e abbasso la maniglia.

Così la vedo. La ragazza con più grinta, forza e coraggio che conosco é stesa su un letto d'ospedale  mentre il mondo accanto a lei va avanti come se nulla fosse.

Mi metto nella sedia accanto al suo letto e mi fermo lì a guardarla.

«Non dovevi farlo, tutti quelli che ti vogliono bene sono di là e stanno soffrendo come dannati. Abbiamo tutti bisogno che torni, sennò che glielo fa il culo a quello che ti ha sparato» sussurrò sperando che da questo lei possa aprire gli occhi, ma ovviamente non succede.

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