XXXVI ~I could be a better boyfriend than him~

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Chris

Twenty days before

La mia Honda ruggisce sotto il mio peso.
Non ho altro modo per sfuggirgli, non ho altro modo per eliminarlo se non guardare ovunque.
Il dolore, mi insegue come un predatore affamato, spinto dai ricordi di lei e me, me e lei.
Dappertutto.

La mia promessa, la sua... al diavolo tutto, non l'ha mantenuta ed io non posso cercarla ovunque sperando che lei abbia voglia di essere trovata.

Schiaccio la ghiaia sotto le scarpe e cammino a passo svelto senza guardarmi indietro, i capelli mi gravano sulla fronte dandomi da pensare che probabilmente dovrei tagliarli, i jeans neri e larghi li ho abbinati ad una camicia di seta dello stesso colore, incominciando a pensare che avrei dovuto mettere qualcosa che riguardasse gli anni '20, come dice il tema della festa.

Supero l'ultimo padiglione del parcheggio e prendo a immaginarla.
Come potrebbe essere vestita? I capelli acconciati e una piuma bianca incastrata all'orecchio? Un vestito a fronzoli e delle scarpe dal tacco basso?
Cosa potrebbero dirmi i suoi occhi se questi incontrassero i miei?

Tutte domande che non troveranno mai risposta, perché so perfettamente bene che lei non si trova nemmeno qui.

La leggera musica jazz che proviene dal locale mi riempie i timpani, mentre do una spallata alla porta d' ingresso e mi immergo nella folla.
Sembra un ritorno al passato, indossano tutti abiti antichi che ricordano gli anni '20, viene servito champagne in dei bicchieri di cristallo dal collo lungo e il boccale largo, gli uomini rimangono seduti mentre si godono le ragazze al centro del locale che si muovono a ritmo di musica.

Il mio abbigliamento semplice e decisamente fuori tema spicca in mezzo alla folla, motivo per il quale la maggior parte degli occhi sono posati su di me.

Sollevo il mento cercando di individuare il bancone dove vengono serviti i drink, e una volta individuata la persona che cercavo abbozzo un sorriso, facendomi largo fra la folla.

Un gruppo di ragazze dal rossetto rosa e i capelli acconciati mi fanno largo, squadrandomi dalla testa ai piedi prima di richiudersi a riccio e bisbigliare qualcosa fra di loro.

Io continuo a marciare verso il bancone, fin quando il barista mi intercetta con lo sguardo, facendomi un segno con le dita.
Raggiungo a fatica il banco.
«Ciao, Cole» mi sporgo sui gomiti, guardandolo dal basso mentre continuo a gettare occhiate qua e là. Il piccolo palco infondo al locale è occupato da un pianoforte e una cantante in piedi, di fronte al microfono, dalla voce soave e acuta.
«Chris, che si dice?» mi saluta lui, agguantando il collo di una vodka e miscelando un drink.

Tiro un sospiro nervoso e mordicchio l'angolo del labbro con i denti.
«Niente di nuovo» prendo posto su uno sgabello alto, e tiro fuori qualche spicciolo da lasciargli come mancia, e lascio una moneta fra le dita, concentrandomi su questa.
«Si è volatilizzata, non credo che voglia farsi trovare» parlo a fatica, mentre la moneta scivola fra le mie dita e Cole posa i palmi sul bancone, guardandomi con fermezza.

«Smetti di cercarla, è una donna, si farà viva lei» rilascia una risata, attirando la mia attenzione con le sue parole.
«Fanno tutte così, spariscono senza lasciar traccia e dopo tornano» scrolla le spalle, lucidando un bicchiere «Prendi mia moglie, mi ha lasciato per un bassista austriaco di venticinque anni e poi è tornata da me» ridacchia fra se e se, facendo comparire sulla sua fronte una ruga.
I miei occhi si assottigliano su di lui.
«Non è tornata, Cole, ha richiesto la tua presenza in tribunale per il processo di divorzio» lo correggo, posando una tempia sulle nocche.

Deadly HeartbeatsWhere stories live. Discover now