XXX ~The reverse party~

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Ferire o essere ferita.

La scelta non era difficile, o almeno per me non lo era mai stata, eppure nel mio sangue non scorre quella dolce sensazione soddisfatta che un tempo regnava il mio corpo.
Sembra sia sparita, senza aver lasciato alcuna traccia.

Non mi è mai capitato di pensare e ripensare al male che ho provocato a qualcuno, e ricordare allo stesso tempo così ossessivamente i suoi occhi, nel mentre lo facevo.
Ma sono questi che non fanno che passarmi davanti, che ripetere la stessa infinita melodia triste.
I suoi occhi, sono un doloroso tormento.

E provocano dolore anche a me.

«Signori Torres, McLay» il medico esce senza preavviso dalla sala del ricovero, catturando l'attenzione di tutti i presenti.
Non mi preoccupo nemmeno di fingere interesse per lo stato di salute di Henry.
Sono l'unica a non balzare in piedi.

«Dottore, come sta?» Peter è il primo a parlare, seguito da un mio profondo sospiro annoiato.

Ferguson arriccia le labbra, calando lo sguardo.
I Torres ci hanno chiamati in piena notte dopo essere tornati in casa, dicendoci di aver trovato Henry privo di sensi, per terra, circondato da una cianfrusaglia di oggetti rotti e sporco del suo stesso sangue.
Il mio cervello ha elaborato prima il nome dell'artefice, che la notizia che Henry probabilmente non si sarebbe mai più risvegliato.

«È sveglio, dice di non aver riconosciuto il suo aggressore» continua Ferguson, attirando questa volta ancora la mia attenzione.

Questa è una svolta che non avevo previsto.
Mi aspettavo che Henry non aspettasse altro che infangare il nome di Chris, dare un motivo alle autorità per sbatterlo dietro le sbarre, invece non ha fatto il suo nome.
Perché non ha fatto il suo nome?

«In che stato si trova?» avanza Glenda singhiozzante, stringendo la mano di Richard Torres.

Ferguson cala il capo, leggendo distrattamente la cartellina che tiene tra le mani.
«Tre costole rotte, varie emorragie interne, un trauma cranico da caduta, due falangi lussate, il setto nasale frantumato»

Qualcuno rilascia un profondo respiro, per poi lasciare spazio ad un silenzio assordante.
Io distolgo lentamente lo sguardo.
«Voglio vederlo» i miei passi precedono le mie parole, mossi dalla curiosità di sapere effettivamente cosa è successo.

La mano di mia madre mi avvolge il gomito prima che io possa superare Ferguson e irrompere nella sua stanza.
«Non combinare casini, Victoria» mormora cauta al mio orecchio. Peter dall'altro capo della sala osserva attento la scena.
«Ricorda che stasera c'è l'evento più importante della stagione invernale»

Lo so.
L'evento a cui, sfortunatamente, Henry Torres non potrà prendervi parte.

La stanza in cui si trova Henry non ha alcun odore, le pareti bianche fanno si che chiunque metta piede qui dentro, venga privato del suo respiro.
Henry è steso sull'unico letto infondo alla stanza, la testa fasciata da una garza spessa, un occhio gonfio e semiaperto, come se stesse cercando di riconoscermi, il torso nudo e il torace coperto dalla fasciatura.
Al naso porta una maschera per la respirazione.

Arresto i miei passi proprio davanti al suo letto, e incrocio al petto le braccia, lui abbozza un sorriso maliardo.
«Perché non hai fatto il suo nome?» esordisco.

Lo vedo tentare di sollevarsi, e lanciarmi un'occhiata interessata.
«Sono sicuro che Ava e Peter non ti hanno parlato della riunione con le SSS avuta qualche giorno fa» si schiarisce la voce, attendendo una mia reazione.

Inclino la testa, facendogli capire che non ho idea di quello di cui sta parlando.
Riunione con le SSS, prevedibile ma perché io non ero presente?

«Dall'inizio di quest'anno sono successe un paio di cose che hanno quasi rovinato l'immagine dei McLay» continua, mentre io mi acciglio leggermente non sapendo dove vuole arrivare.

Deadly HeartbeatsWhere stories live. Discover now