🔴Capitolo 12🔴

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Emma aprì gli occhi che era quasi ora di pranzo. Aveva passato una nottataccia: aveva rimarginato a lungo sulla giornata precedente, cercando di non pensare a quello che era successo con Mattia. Ma ogni volta che liberava la testa dai suoi pensieri, le immagini di lui che ansimava e sotto di lei le tornava in testa e restava lì, impiantata saldamente nella sua mente e le provocava talmente tante emozioni che non conosceva che non perse nemmeno tempo a cercare di catalogarle. Quando finalmente si addormentò il sole era già sorto; non riuscì comunque a riposarsi poiché sognò il tocco dell'amico, le sue labbra morbide forate dall'anellino di metallo, i suoi gemiti. Una persecuzione, un supplizio, un sapore dolce e al contempo amaro sembrava scenderle giù in gola. Il pensiero che avessero rovinato tutto, tutti quegli anni di amicizia la tormentava. E odiava ammettere a se stessa che le era piaciuto, che ne avrebbe voluto ancora e ancora. Ma in fin dei conti si stava parlando di Mattia, il ragazzo dalle battute stupide che cambiava più ragazze che calzini. Emma sospirò serrando gli occhi. Era stata una pessima notte e ora stava per affrontare una pessima giornata. Preferì pensare di essere stata una delle tante avventure del biondino. Anche per lei era stato così, in fondo. 

Cominciò ad empatizzare di più con Viola capendo il disagio che doveva aver provato durante tutto l'anno, ma allo stesso tempo volle trarne esperienza. Non avrebbe mai passato così tanto tempo a logorarsi senza poterne parlare con le sue amiche, senza rifletterci subito, senza ricevere consigli; non si sarebbe buttata in una situazione più grande di lei e che, chiaramente, non avrebbe saputo gestire. Una volta, una sola volta e basta, lo avevano già accordato. 

Mattia non era affianco a lei. Si doveva essere già svegliato. Emma colse l'occasione per farsi una doccia veloce. Si infilò i primi vestiti caldi e comodi che trovò senza curarsi della sua apparenza. Notò con disprezzo gli aloni viola intorno agli occhi e sbuffò lasciando la stanza. Il silenzio regnava in casa e, non appena si affacciò dalle scale, chiamò sua zia senza trovare nessuna risposta. 

Si avvicinò al bancone della cucina e vide una moka con sotto un foglietto. Il bigliettino era scritto in corsivo, con una calligrafia elegante: -Ciao dormigliona! Ti abbiamo aspettata fino all'ultimo, ma non ti sei svegliata. Torniamo per pranzo, siamo andati a far vedere la zona a Mattia. Ti ha lasciato la moka pronta, a dopo!

Emma infilò distrattamente il foglio nella tasca dei suoi pantaloni, poi accese i fornelli e aspettò che uscisse il caffè. Prese una tazza e ci aggiunse del latte. Controllò l'orario. Era circa mezzogiorno. Rifletté: a momenti sarebbero tornati. Ma lei non poteva aspettare. 

Prese in mano il suo cellulare e cercò in rubrica il numero di Aurora. Attese qualche squillo bevendo il suo caffellatte e mangiandosi le unghie. L'amica rispose con la sua solita voce dolce e squillante.

"Auri, è serio. Non ho molto tempo" tagliò corto Emma cominciando a camminare avanti e dietro per il salotto "interrompi quello che stai facendo, ti prego."

"Si! Dimmi subito! Che succede, stai male?" si allarmò subito l'altra. 

"No, no. Peggio."

"Cosa è successo, Emma? Mi stai per far prendere un colpo! Sbrigati a parlare!"

Emma prese un respiro profondo e poi sputò fuori: "Sono andata a letto con Mattia."

Aurora restò in silenzio per qualche istante e, ad Emma, parvero secoli. 

"Pronto!" continuò Emma per incalzare una risposta da parte della sua amica. 

La bionda scoppiò a ridere ed Emma spalancò la botta per la reazione totalmente inaspettata. Aurora sembrava euforica, felice, divertita e le diede fastidio. 

Good Positions IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora