Capitolo 9

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Dopo quella volta, Emma cerò Edoardo ovunque, ma non lo trovò mai. Lui non si faceva trovare. La ragazza rinunciò solo quando si accorse che stava impegnando troppe energie per qualcosa che poteva essere superficiale: lei avrebbe voluto chiedergli perchè le avesse riportato quella informazione falsa, poi le venne in mente di tutte le volte in cui Viola aveva patito la sua vaghezza e decise di lasciar perdere. Anche quando lo rivide, diversi giorni dopo, non domandò nulla, ma anzi fece finta di nulla e lasciò stare. La situazione con Mattia, Emma doveva ammetterlo a se stessa, era stata imbarazzante. Lui, apparentemente, non aveva sospettato nulla di strano, ma conoscendo la natura di quella visita Emma si sentiva sprofondare nella vergogna ogni volta che i due parlavano. Non era nemmeno del tutto sicura che per lui fosse tutto regolare perché ogni tanto, quando lei si voltava a controllare cosa lui stesse facendo, lo trovava sempre a guardarla già. 

Quel giorno Emma era particolarmente impegnata con lo studio, avvolta in una calda coperta per ripararsi dal freddo invernale perchè la IUR non aveva ancora acceso i riscaldamenti nelle stanze e il clima rigido li aveva anticipati. I vestiti di Emma, ultimamente, erano soltanto pigiami, calzettoni e felpe calde. Mentre procedeva con il suo studio disperato sulla scrivania costellata da appunti, libri aperti e cancelleria sparsa, una chiamata la interruppe: un numero sconosciuto e straniero apparve sullo schermo e lei, che non lo aveva mai visto, lasciò squillare a vuoto senza rispondere. Dopo qualche secondo dalla fine, il numero riapparve ancora ed Emma, sbuffando, rispose con il vivavoce, pronta ad attaccare presto.

"Pronto" disse incuriosita.

"Salut chérie! Ciao Emma, sono Agnese!" si presentò sua zia con voce squillante dall'altra parte del cellulare. La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso contento e la gioia le esplose nel petto.

"Ciao! Che bella sorpresa! Come stai?"

"Tutto bene, tesoro! Mi sono fatta dare il numero da tua madre. Ci ho messo un po', sa essere testarda, ma alla fine ce l'ho fatta! Tu come stai?"

"Tutto bene, sono sommersa dallo studio, ma me la cavo. Valentin come sta? Ha ricominciato la scuola?" 

"Sta bene! Contento di aver ricominciato e molto più contento per le prossime vacanze di Natale. Le maestre sono molto gentili con lui e si è anche fatto nuovi amici. Ora è nel giardino che gioca con una compagna di classe e rincorrono le galline. Non gli piace molto fare i compiti, ma li facciamo insieme e si va avanti...tu? Raccontami qualcosa! Come va l'università?"

Emma annuiva entusiasta all'idea che la loro vita si stesse aggiustando sempre di più e prese un sospiro prima di dirle: "Ho vinto un concorso di design..."

"Davvero?" domandò semplicemente sua zia ed Emma lo ripetè, Agnese sembrò esplodere di gioia: "Ma è fantastico, chérie! Raccontami tutto!"  

Emma fu estremamente rinvigorita dal commento di sua zia ed era lusingata dal fatto che lei avesse colto il suo successo e l'importanza di quel concorso. Le due ne parlarono a lungo: Emma raccontò per filo e per segno tutto il processo di ideazione, tutti gli incontri con la professoressa, i progetti fallimentare, l'illuminazione e la realizzazione delle mensole che avevano vinto il primo premio. La zia ascoltava contenta e continuava a complimentarsi con Emma e commentare il suo racconto con note positive. 

"Sono così orgogliosa di te!" le disse la donna e il cuore di Emma si strinse rendendola fiera di se stessa per la prima volta dopo tanto tempo.

La loro conversazione toccò tantissimi punti ed Emma trovò in sua zia Agnese una confidente, un'ascoltatrice perfetta e un'ottima consigliera. Sembrava di chiacchierare con un'amica più grande, priva di giudizi e accogliente. Quando si avviarono verso la fine della telefonata, sua zia sganciò una bomba che colpì Emma in pieno: "Io e Valentin stavamo pensando...se tu avessi voglia di passare le feste con noi ci farebbe molto piacere! Ovviamente non vorremmo metterti in difficoltà se preferisci tornare a casa o studiare con calma, ma sappi che qui da noi sei la benvenuta per Natale, se ti va."

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