"Possiamo tornare a casa se vuoi" propose lui cercando il suo sguardo, ma Emma non si fece trovare, consapevole che lui avrebbe scorto nel suo viso ogni singolo particolare, e continuò a guardare avanti mentre i due avanzavano, salendo per ampie scale e scendendo dai versanti delle collinette su cui era stato costruito quella cittadina. 

Lei non disse niente e lui tirò fuori dalla tasca un paio di sigarette. Ne infilò una fra le sue labbra e l'altra la porse ad Emma, non sapendo cos'altro fare per alleggerire la situazione che anche lui aveva iniziato a percepire tesa senza conoscerne il motivo. Da lontano, Mattia scorse una panchina posta davanti ad una chiesetta in cui, all'ingresso, due uomini in abiti clericali parlavano di qualcosa che i due non potevano sentire. Si diresse verso la panchina di legno e metallo e allungò alla ragazza una mano per accompagnarla a sedersi accanto a lui, ma Emma non la prese continuando a giocherellare con le dita dentro le tasche in modo da non essere vista. Si accomodò comunque.

"Sei arrabbiata con me?" domandò lui con un sospiro. Emma lasciò immediatamente da parte le sue strane sensazioni e mise al primo posto la paura che Mattia si stesse sentendo in colpa per qualcosa che non esisteva. 

"No, no. Assolutamente no" rispose veloce lei "mi fa piacere che tu ti stia trovando bene."

"Tantissimo. Sono contento di essere venuto" rispose lui accedendo la sigaretta. Ci impiegò qualche momento in più del solito perchè l'aria attorno a loro era umida. Emma imitò il suo gesto e prese a fumare accanto a lei osservando per interminabili istanti il fumo denso che si mescolava alla perfezione insieme alla nebbia sospesa per aria. 

La ragazza, poi, si voltò a guardare l'amico e lo trovò già girato verso la sua direzione. Il suo sorriso sincero le fece piegare le labbra e abbassare lo sguardo timidamente. 

"Balliamo!" disse lui alzandosi in piedi di scatto e togliendosi la sigaretta dalle labbra per tenerla fra l'indice e il medio.

"Eh?"

"Baliamo! Alzati!" disse lui afferrandole una mano e tirandola su. Iniziò a muoverla, tenedola stretta al suo petto e tenendole una mano dietro la schiena l'altra con la sua, a simulare il tango gridando a tutto il paese gli auguri di buon Natale. I due camminarono avanti e dietro e volteggiarono anche, poi le fece fare un paio di giravolte che le intontirono la testa e la fecero scoppiare a ridere. Attirarono l'attenzione dei sue sacerdoti che si voltarono perplessi verso di loro, risero di gusto alla scena che avevano a qualche metro più avanti ed entrarono nella chiesa per parlare in privato. 

Rimasti soli, Emma si lasciò trascinare dai passi di Mattia, decisamente goffi e strambi, continuando a ridere. La sua sigaretta si spense e Mattia se ne accorse: in una frazione di un momento, sostenendola con le mani intrecciate e la mano dietro la schiena, la fece scivolare leggermente in basso facendole fare un casquè. Emma sentì di perdere l'equilibrio e spostò il peso verso di lui sorreggendosi sulle spalle di lui. Il mondo le roteava intorno e non riusciva a smettere di ridacchiare come una bambina. Mattia le tolse la mano dalla schiena, si infilò la sua sigaretta tra le labbra e ne prese un tiro guardandola negli occhi con aria da sbruffone. Anche lui, era chiaro, si stava divertendo da morire. 

Emma comprese l'intento del suo gesto e si aggiustò la sigaretta tra le labbra, il filtro arancione sporco di rossetto. Lui si avvicinò continuando a sostenere il suo sguardo mentre lei ridacchiava senza sapere come smettere ed iniziava a farle male la pancia. Mattia si sporse ancor averso di lei fino a far toccare le punte delle due sigarette: la sua si accese e, per conduzione, si accese anche quella di lei. L'amico la tirò su di colpo facendole girare la testa mentre tutto roteava e loro due compresi. Quando la lasciò, Emma barcollava e si teneva la testa; Mattia le fece un profondo inchino. Lei si riprese e si lasciò cadere sulla panchina. Battè le mani a lungo per complimentarsi con la sua esibizione, poi riprese a fumare con le guance che le dolevano per le grasse risate.

Good Positions IIWhere stories live. Discover now