𝑷𝒓𝒐𝒍𝒐𝒈𝒐

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8 anni prima...

<Iris andiamo, siamo in ritardo> mentre mi stavo finendo di mettere il gloss, sento mia sorella Atena urlare fuori dalla porta della mia camera. <Siamo gli invitati d'onore, non possiamo arrivare tardi. Datti una mossa>

<Si, ho finito arrivo> dico prendendo la mia borsetta nera e mi dirigo al piano di sotto, dove ritrovo tutta la mia famiglia arrabbiati per il mio ritardo.

<Iris devi imparare ad essere puntuale. Quando ti sposerai, ci si aspetterà da te puntualità> disse mia madre, ricevendo una mia occhiataccia come risposta.

<Beh sono qui adesso, andiamo.> dico mentre mi dirigo verso la macchina.

Il viaggio non è stato molto lungo, al nostro arrivo le nostre guardie del corpo aprono le portiere della macchina per farci uscire e scortare dentro la sala. Oggi si festeggia l'anniversario di matrimonio dei miei genitori. 24 anni di matrimonio.

Quando penso all'amore, loro sono la prima cosa a cui penso. Da quando ho memoria, li ho sempre visti felici e forti insieme. Sono uno l'ancora dell'altra. Perfino quando ci sono state delle difficoltà, le hanno affrontate insieme. Un'amore da invidiare e da ammirare allo stesso tempo. Un'amore cosi vorrei.

Entrando dentro la sala, la musica si ferma tutto ad un tratto, e il presentatore ci annuncia e la musica riparte, i violini ricominciarono a suonare e a formare un'atmosfera delicata ed elegante.

Tra balli, presentazioni, regali, e la cena la serata passa tranquilla.

Mentre mi trovavo al tavolo a sorseggiare la mia limonata, mi si avvicina qualcuno, che riconosco subito come il Signor Paul Jones, un amico di mio padre. Non mi è mai piaciuto, emana una brutta aura, non saprei come esprimere le brutte sensazioni che percepisco quando c'è lui di mezzo.

<Signorina Reed concedetemi di dirvi che siete un'incanto questa sera> mi disse sfoggiando un sorrisetto  inquietante.

<Grazie Signor Jones> cerco di liquidarlo cosi e riprendo a bere la mia limonata. Lui sembrò infastidito dal mio cercare di ignorarlo, così borbottò qualcosa a bassa voce e andò via.

La serata continuava a passare tranquilla, fin quando mio fratello Julian venne da me dicendomi che mia sorella Atena, mi cercava e che si trovava nel bagno delle signore. Così ci andai, ma nel momento in cui stavo per aprire la porta del bagno, qualcuno mi mise una mano nella bocca per impedirmi di urlare e mi trascino in uno sgabuzzino.

Appena la porta dello sgabuzzino si chiuse, provai a riaprila e a ribellarmi per uscire da quella stanza, ma qualcuno premeva il suo corpo contro il mio, non c'era molta luce quindi non riuscivo a vedere chi fosse, ma poi parlò, e quella voce mi mise i brividi..<Piccola Reed, sei uno schianto stasera>

mi vennero le lacrime agli occhi, ma feci qualsiasi cosa per impedirmi di piangere e cercai di farle tornare indietro <Signor Jones, ma che sta facendo? Mi faccia uscire subito da qui> dissi con tono fermo.

<Oh piccola Reed, prima voglio farti divertire un po'>

persi il controllo del mio corpo, iniziò a tremare e la mia voce iniziò a farsi più bassa <no, vi prego.. mi dispiace se prima vi ho offeso in qualche modo, ma vi prego fatemi uscire>

<Adesso chiedi scusa eh? ti piacerà fidati> con una mano mi tappò la bocca e con l'altra iniziò a toccarmi, fino ad arrivare sotto il mio vestito.

Cercavo di urlare ma la sua mano me lo impediva, con le mani libere cercavo di colpirlo, graffiarlo ma mi schiacciava così tanto contro la porta che non riuscivo neanche a muovermi.

Non so quanto fosse passato, se 10 minuti o un'ora ma appena finì di toccarmi, si rivestì e mi disse <La prossima volta farò in modo di fartelo piacere tanto quanto è piaciuto a me> e uscì dallo sgabuzzino.

Restai nel pavimento dello sgabuzzino per un'ora intera, cercando di farmi forza e alzarmi ma le lacrime non smettevano di scendere, le gambe e il basso ventre di far male.

Ma dovevo uscire da lì dentro, così mi feci più forza e mi alzai, mi sistemai il vestito e il trucco, e uscì da quella stanza. Mentre mi dirigevo al mio tavolo, mia sorella mi fermò dal braccio <Ti aspetto da due ore, ma dove diavolo eri finita?>

La guardai negli occhi, volevo dirglielo, urlargli quello che mi era successo, ma dalla mia bocca non uscì niente. Strattonai il braccio dalla sua mano e uscì dalla sala, ed entrai subito nell'auto.

Appena arrivammo a casa, tutti erano contenti e continuavano a parlare della splendida serata che avevano trascorso. Io non spiccicai una parola, ma non fecero molto caso a me.

Così salii in camera mia, ed entrai subito dentro la doccia.

Ci restai 2 ore cercando di togliere la sensazione di schifo e il dolore che provavo.

Ma senza riuscirci.

Erano le tre del mattino, continuavo a girarmi e a rigirarmi nel letto, non avevo neanche più lacrime. Ma come un impulso improvviso, presi uno zaino, ci misi dentro l'indispensabile, e scrissi un biglietto per la mia famiglia. Dovevo andare via da lì. Non avrei sopportato un altro giorno lì. Sapere che lui poteva fare quello che mi aveva detto prima di uscire da quello sgabuzzino.

Lasciai il biglietto in cucina, e uscì di casa.

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