The Scientist

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Come up to meet you, tell you I'm sorry,

you don't know how lovely you are.

I had to find you, tell you I need you,

tell you I set you apart.

Nobody said it was easy,

it's such a shame for us to part.

Nobody said it was easy,

no one ever said it would be this hard.

Oh, take me back to the start.

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Cammino sul marciapiede insieme ad Arthur e a Lorenzo, casa mia è la prima ed è in fondo a questo viale. Il clima tra noi è rilassato, abbiamo passato tutto il pomeriggio a giocare e parlare del più e del meno come facevamo da bambini. Ormai sono le 19 e il sole sta iniziando a tramontare all'orizzonte. L'aria è fresca e il silenzio è rilassante. Mi piace Monaco, tutti i quartieri sono tranquilli e, soprattutto a quest'ora, non c'è in strada nemmeno una macchina. Guardandomi intorno, vedo una figura seduta davanti alla porta di casa mia e man mano che mi avvicino realizzo che è Max. Giusto per rovinarmi la serata, ecco. Anche Arthur lo nota e si ferma.

"Lollo, passiamo dal porto per andare a casa? La allunghiamo ma almeno posso ammirare la vista". Grazie Artie, sei il migliore.

"Oh va bene" sorride Lorenzo "Allora ci vediamo nei prossimi giorni Chaas".

"Ci sentiamo, così facciamo qualcosa insieme prima di settimana prossima" dico guardandoli con un sorriso forzato. Spero non si noti.

"Certo" dice Arthur mentre attraversano la strada. Li saluto con la mano e guardo nella loro direzione finché girano l'angolo. Ora ho qualcosa di ben più pesante a cui pensare. Mi avvicino a lui: sembra essere qua da tanto tempo, ha il viso stanco. Quando mi vede, si alza.

"Non sai quanto mi hai fatto preoccupare" la sua voce trema. Ha le occhiaie e il viso pallido, i capelli arruffati e le labbra rosse. Ci sono forse delle lacrime nei suoi occhi e sul collo ha ancora i segni di sabato sera.

"Cosa ti è successo Max?" lo guardo preoccupato. Lui non risponde.
"Vieni, entra" apro la porta di ingresso con le chiavi ed entro, chiudendo dietro di lui. Saliamo in silenzio le scale, apro anche l'altra porta.
"Siediti pure sul divano" chiudo la porta mentre lui prende posto.
"Vuoi qualcosa da bere?" mi avvicino. Anche il suo corpo ora sta tremando. Non risponde, scuote solo la testa. Sono preoccupato, non capisco cosa possa essergli successo.
"Posso sedermi accanto a te?" chiedo per sicurezza, non voglio fargli del male. Lui annuisce, quindi mi siedo. Mi ero promesso che non mi sarei più avvicinato a lui, non dopo la chiamata di stamattina. Ma è ferito, non posso lasciarlo da solo. Non posso, ha bisogno di me adesso. Ha bisogno di me. Appoggio una mano sulla sua gamba che trema incontrollata.
"Max" i nostri sguardi si incrociano. Sta per avere un attacco di panico, lo riconosco. Cosa dovrei fare? Cazzo cazzo "Sei al sicuro adesso, te lo prometto". Un singhiozzo lascia le sue labbra. No no no, non piangere, ti prego.

"Charlie" dai suoi occhi traboccano delle lacrime. No no no, non so cosa fare. Mi avvicino e sfioro con le dita le sue guance, per asciugare le lacrime.

"È tutto ok, Max" cerco di non lasciare che le emozioni prendano il sopravvento ma le lacrime mi pungono gli occhi. Non so cosa dovrei fare. Lui continua a piangere finché ad un tratto mi abbraccia. Io lo stringo forte a me e gli accarezzo la schiena. Respiro profondamente e lui mi segue.
"Respira, stai andando benissimo, sei bravissimo" sussurro. Il suo calore mi invade e mi fa sentire protetto, nonostante lui stesso abbia bisogno di protezione adesso.

Session -𝑀𝑉𝑥𝐶𝐿- (ita vers)Where stories live. Discover now