16-Ripetizioni

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-No, no aspetta, non muovere le labbra.-

-Quanto manca ancora?- Naomi alza gli occhi al cielo.

-Ho quasi finito, solo un attimo di pazienza.-

Aguzzo la matita, butto i trucioli nel cestino e inclino leggermente la mina sul foglio per disegnare una linea più spessa e definire le labbra carnose di Naomi.

Alzo la testa per completare il mento ma non la vedo più, è sparita dall'inquadratura dell'ipad.

-Naomii.-Chiamo a gran voce.

-Callie sono al bagno.-La sento proferire da lontano.

-Ma ho detto che non dovevi muoverti.-

-Ma almeno al bagno non posso andarci?-Si lamenta.

Poggio la matita sula scrivania e aspetto a braccia conserte.

-Ok, ma non metterci troppo.-Urlo.

-Calliee.-Mi rimprovera lei.

Mi alzo dalla sedia per sgranchirmi le gambe, mi avvicino alla finestra e guardo fuori.

Mi si spezza il fiato appena lo vedo.

Cammina sicuro lungo il marciapiede, con le mani in tasca.
Si ferma all'altezza delle strisce pedonali, si guarda attorno e attraversa.

Sbuffa e con una mano scuote il ciuffo di capelli biondi che gli ricadono lungo il viso.

Con ampie falcate percorre quasi tutto il vialetto, fin quando, di fronte alla staccionata che delimita il cortile di casa mia, svolta.

Il cuore mi schizza in gola e per un attimo mi manca il respiro.

Avanza, sale le scalette e si ferma di fronte al portone, si aggiusta il ciuffo e si abbassa la felpa lungo i fianchi.

Il suono del campanello mi arriva alle orecchie come una certezza, rimango pietrificata, poi di scatto corro verso la scrivania, afferro l'ipad, Naomi è di nuovo di fronte allo schermo.

-Scusami, devo andare.-

-Callie sei sicura di stare be...-
Riattacco.

-Callie vai tu?-Grida mia mamma da sotto.

-No mamma, vai tu.-

Scendo le scale di soppiatto per non farmi sentire, mi fermo dove loro non possono vedermi ma io ho la visuale completa dell'ingresso.

Sento le ciabatte di mia madre calpestare il pavimento, si avvicina al portone e lo spalanca.

Daren è lì, sulla soglia del portone di casa mia, sorride a mia madre, con i suoi denti bianchissimi e le sue labbra rosse.

Trattengo il fiato, più volte sbatto gli occhi per accertarmi che sia tutto reale.
Poi la sua voce virile e piena, mi pervade scuotendomi dall'interno.

-Salve signora, sono Daren, un compagno di classe di sua figlia. Il nostro insegnante di chimica mi ha incaricato di darle delle ripetizioni.- Pronuncia con tono garbato.

Se non lo conoscessi, farei fatica a credere che quel ragazzo con i capelli dorati, gli occhi color cielo e il sorriso gentile che sta parlando così educatamente a mia madre, è lo stesso che pochi giorni fa ha quasi spaccato la faccia a un suo compagno.

-Oh molto piacere Daren, chiamami pure Amanda.-Gli risponde mia madre.
-Signora mi fa sentire vecchia.- Si lascia scappare una risatina.

Capisco subito quando qualcuno gli è simpatico e rimango stupita da come Daren, con il suo fascino riesca ad abbindolare persino una donna come lei.

Come Stelle Cadute dal Cielo Where stories live. Discover now