8-Aeroplanini di carta

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Esco anch'io dall'aula che mi sembra improvvisamente troppo stretta.
Attraverso il corridoio e raggiungo Liz che sta chiudendo il suo armadietto.

-Tutto bene Callie? Sei un po' pallida.- Constata scrutandomi attentamente in volto.

-Tutto bene.- Rispondo mentre ripongo i libri di scienze nel mio armadietto e infilo nello zaino quelli per la lezione di inglese.

-Callie, quello è il libro di storia.-Mi fa notare indicando il volume che ho appena lasciato cadere nello zaino.

-Ah giusto.- Dico poggiando confusa una mano sulla fronte.

-Sicura che sia tutto ok?-Insiste Liz premurosa mentre mi osserva con sospetto.

-Sì, sono solo un po' stanca. Questa mattina mi sono dovuta alzare presto per ripartire e arrivare in tempo per l' inizio della scuola.- Mi giustifico.

-Capito.- Liz sembra soddisfatta della mia spiegazione.

Chiudo lo zaino e lo appoggio su una spalla.
-Dai Liz, sbrigati o faremo tardi anche questa volta.- La incinto.

-Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli...-

-Scusami un attimo Mya.-
La professoressa Patel interrompe la ragazza che sta leggendo alla classe.
Poggia le mani lungo i fianchi e fissa un punto ben preciso alle mie spalle.
I lineamenti delicati che le tratteggiato il volto le donano un aria dolce che tuttavia viene irrigidita dal tono di voce fermo e sicuro.
I fianchi stretti sono modellati su un corpo longilineo, indossa una gonna attillata e una camicetta bianca a righe.

-Hai finito di lanciare aeroplanini di carta in aria Noah?-Esclama stizzita.

-Dai prof, un po' di voglia di vivere, questo Shakespeare mi sta facendo venire la depressione.- Risponde lui sfacciato.

I suoi amici sghignazzano sotto i baffi.
Sono tutti girati verso di lui.

Ha la pelle color cioccolato e gli occhi così scuri e profondi da non riuscire a distinguere il confine tra l' iride e la pupilla.

Incrocia le braccia mentre i capelli ricci gli incorniciano il volto contratto in un' espressione divertita.

Lo guardo un po' meglio per accertare i miei sospetti, è lui, è il ragazzo che avevo visto fuori dalla presidenza, quello che ha fatto a botte con Daren.

La professoressa Patel non si scompone, si avvicina a lui e con la punta delle dita afferra la stoffa dei pantaloni di Noah spostandogli la gamba che aveva poggiato sopra al banco.

-Prima di tutto in classe si sta composti - Enuncia. - Seconda cosa, se non sei interessato alla lezione, puoi anche uscire. Stai disturbando gli altri ragazzi.- Gli fa osservare indicando il resto della classe.

-No grazie, preferisco rimanere qui-Risponde.

L' espressione della professoressa assume un aria più ferma e severa, lo fissa dritto negli occhi senza abbassare mai lo sguardo.

-Non era una domanda Noah. Esci da qui.- Dice mantenendo la calma e modulando la voce in un tono rigido.
Il ragazzo rimane per un po'immobile, nemmeno un sospiro si solleva dall'aula, sono tutti con il fiato sospeso.

La professoressa non si sposta di un centimetro, mantiene lo sguardo fisso su di lui.

Quando Noah capisce che non può averla vinta abbassa la testa in segno di resa, alza le mani e mormora:-Ok, ok. Me ne vado.- Si alza controvoglia, raccoglie l' aeroplanino di carta che ha lasciato cadere a terra, accartoccia il foglio, lo infila nella tasca della felpa e abbandona l'aula sotto gli occhi vigili dell' insegnante.
La professoressa Patel torna dietro la cattedra e in un attimo l'espressione severa di prima cede il posto al suo solito sorriso e all'entusiasmo con cui affronta le ore di lezione.

Come Stelle Cadute dal Cielo Where stories live. Discover now