6-Per non sentire

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A chi a forza di piangere ha anestetizzato tutte le emozioni e ora per sentire qualcosa dentro varca le soglie del dolore.

⚠️T.W⚠️

Naomi è seduta di fronte a me con le gambe incrociate e il cuscino poggiato sopra di esse.
Alla fine è stata lei a venire da me, le ho spiegato brevemente ciò che era successo per telefono, si è precipitata a casa in meno di cinque minuti e ora mi fissa.

Il piercing al naso e i capelli a caschetto non le hanno mai conferito un' aria da brava ragazza, l' ho pensato sin da subito, da quando l'ho conosciuta.

Era l'ennesimo primo giorno di scuola in un ennesima e insignificante nuova città, un ragazzo se l'era presa con il mio zaino scambiandolo per un pallone da calcio, inutili erano state le mie proteste, fin quando non arrivò lei.
Indossava una felpa grigia dei Lakers, jeans aderenti a sottolineare le forme armoniose e ai piedi degli anfibi neri.

Lo fulminó con lo sguardo:-Sei così sfigato da prendertela con le femmine?-

Il ragazzo che prima sembrava avere tutta l' aria di uno che non si lascia intimorire da nessuno si allontanò con la coda tra le gambe.

Così avvenne il nostro primo incontro.
-Sei poco sveglia, ti metteranno i piedi in testa se glie lo permetti.- Mi disse.

Ora mi sta guardando intensamente con quelle iridi scure e così profonde che ti ci perdi dentro, nere come la pece.
Le dico di come mi sento, mi apro con lei perché so di poterlo fare, perché con lei non c'è bisogno che io finga di essere forte, lei lo è per me, lei lo è sempre stata più di me.
Non dappertutto è non con chiunque ci si può concedere il lusso di piangere. Naomi è quella persona con cui puoi concederti il lusso di essere te stessa.
Mi chiede se l' ho fatto ancora, se mi sono tagliata. Lei è l'unica che sa.

-Ci sto provando ma è difficile.-Le dico.

-Lo so, ti capisco.- Inclina leggermente la testa verso destra nel tentativo di incrociare il mio sguardo perso tra le pieghe del lenzuolo.

-È solo che adesso non riesco più a smettere.- Ammetto. -É che sento sempre tutto troppo forte, tutto troppo amplificato, non riesco a fare finta di nulla, è che mi accorgo di tutto, noto tutto, anche il superfluo, tutto mi scalfisce, ogni cosa mi lascia il segno. Come fanno gli altri?-

Sul volto di Naomi fa capolino un sorriso amaro. Lei non è così, lei è l'opposto eppure sembra capirmi.

-Perché lo fai?-
Nessuno me lo ha mai chiesto, mi dicono tutti che devo smettere, che così non risolvo nulla, come se non lo sapessi già da sola, ma nessuno mi ha mai chiesto perché e ora che ci penso è strano.
Nessuno si chiede mai il perché delle cose, sarebbe troppo complicato, è più facile e meno doloroso non porsi domande, continuare a correre senza mai fermarsi per capire, per guardare. Solo i più coraggiosi si chiedono perché.

-Per non sentire più.-

-Sei morta se non senti più nulla Callie.-

-Ma a volte sentire tutto fa male.-

-A volte ne vale la pena.- Risponde lei mentre osserva fuori dalla finestra il sole tingersi di rosso tra l'azzurro cristallino di un cielo terso.

-Volevo solo non sentire più il dolore dentro, era così forte che fuori faceva meno male.- Dico quelle parole non per giustificarmi, con Naomi non ho bisogno di farlo, le dico perché è ciò che sento davvero.

-Se potessi tornare indietro a quel giorno non lo avrei mai fatto è che mi sentivo sola, non ho saputo trovare altro modo per stare meglio.- Parlare con Naomi è come parlare con me stessa, lei ha il potere di guardarmi e tirare fuori parole da dentro di me come se ci fossero sempre state e stessero aspettando solo la persona giusta in grado di accoglierle.

-Ora non riesco a farne a meno.-

-Non è un difetto sentire tutto Callie.-

-Lo è quando non sei in grado di sopportarne il peso.-

-Diventa un peso quando non lo condividi con gli altri.-

-Il mondo non è disposto ad accogliere altro dolore.-

-Non è necessario che lo faccia il mondo, basta una persona, io sono qui, puoi dividerlo con me.-

Naomi scosta la manica della mia felpa e abbassa lo sguardo soffermandosi sulle cicatrici, le segue con lo sguardo lungo tutto il braccio come a voler ripercorrere il dolore che rappresentano, un dolore tangibile e quantificabile perché disegnato sul mio stesso corpo.
-A tua madre non l' hai detto?-

-No, non voglio che lo sappia, probabilmente non capirebbe.-

Naomi non risponde, continua a guardarle poi tira più su il mio braccio e lo osserva controluce.

-Sai che così sembrano solchi d'argento.-

La prima volta non fu per gioco, no, volevo davvero farmi male, non troppo, quel tanto che bastava per dimenticarmi di tutto anche solo per un secondo, solo uno pensai e solo uno fu.

Funzionava, il bruciore intenso anestetizzava i ricordi che per un attimo annegavano nel mare dell' oblio, peccato che subito dopo tornavano a galla sorretti dal senso di colpa per ciò che avevo appena fatto.

Il motivo di tutto ciò non avevo mai osato dirlo ad alta voce eccetto che a Naomi, lei sapeva, lei sapeva di tutto, lei sapeva di lui. Un giorno mi aveva trovata nei bagni della scuola con le lacrime agli occhi e il fazzoletto sporco di sangue a tamponare le ferite, non avevo visto disgusto nel suo sguardo così mi ero lasciata andare, subito dopo mi ero sentita sollevata, più leggera e pensai che per lei avrei potuto fare un' eccezione, sarei potuta diventare sua amica.

Per la prima volta quel giorno non pensai al dopo, pensai solo a quell' attimo che avrei voluto durasse per sempre, poco mi importava se poi un giorno saremmo state lontane.

Naomi mi dice che lei c'è sempre, che non sono sola. E io mi sento grata per averla incontrata, vorrei dirglielo con tutte le parole più belle del mondo ma non riesco a trovarle così mi limito ad abbracciarla e in quell'abbraccio tutte le parole più belle del mondo diventano banali.

Le chiedo se vuole rimanere a dormire con me e accetta di buon grado. Così quando il buio investe la città, noi rimaniamo a parlare fino a tarda notte come due amiche di vecchia data che non lo facevano da molto tempo.

Nei giorni successivi passiamo le mattinate da Sturbacks ad ingozzarci di dolci e frappè e i pomeriggi al centro commerciale a comprare vestiti che probabilmente mai indosseremo, acquistati solo per non uscire da lì a mano vuote.

Naomi per stare con me ha rinunciato ad andare a scuola, non che a lei importi molto, anzi, ma ogni suo piccolo gesto mi dimostra quanto lei tenga a me.

Due giorni però passano in fretta e prima che io me ne accorga, sto già preparando la valigia con le poche cose che mia mamma è riuscita a racimolare.
Salutare Naomi è stata la parte più difficile, come mi aspettavo, mentre invece l' ultima seduta con la psichiatra è stata liberatoria. Mi ha chiesto di rimanere in contatto con lei, aggiornarla e scriverle nel caso ne avessi bisogno.

Ma per la prima volta, qualcosa mi spinge a tornare lì a Southaven, una curiosità che si fa sempre più insistente, trovare la conferma di quella che ormai è quasi una certezza che alcune notti mio malgrado, non mi lascia chiudere occhio e sebbene combatta con tutta la mia forza per convincermi che ciò mi è indifferente so che non è così.
Non mi è indifferente Daren, non mi è indifferente il perché mi abbia salvata. Una parte di me vuole credere e spera strenuamente che non sia solo per esaltare il suo ego smisurato ma che sotto ci sia qualcosa di più.

Non riesco a decifrare i miei sentimenti contrastanti, non riesco a capire perché mi importi così tanto di lui. Ma di una cosa sono certa è colpa sua, è lui che si è insinuato tra i miei pensieri e ora è come se avvertissi la sua presenza dappertutto, qualunque cosa faccia.

Intravedo le sfumature dei suoi occhi ovunque mi giri e lo odio per questo.

Mi chiudo la porta alle spalle e dico addio per la seconda volta nella mia vita a Vicksburg.

Il mio unico pensiero ora ha un nome ben preciso e degli occhi di ghiaccio.

✨Spazio autrice✨
Questo capitolo, anche se non troppo lungo, è molto importante per me perché tratta delle tematiche che a me stanno a cuore.
Fatemi sapere cosa ne pensate voi e le emozioni che le parole di Naomi vi trasmettono.
Baci❤️

Come Stelle Cadute dal Cielo Where stories live. Discover now