15-Promessa

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⚠️T.W.⚠️
Autolesionismo

Sono le sette di mattina e sto preparando lo zaino per la scuola, scendo le scale di casa quando le parole di mia madre mi raggiungono dal soggiorno e mi colpiscono come un fulmine a ciel sereno.

-Non dimenticarti dell'appuntamento con la psicologa questo pomeriggio, Callie. -

Inutile dire che il pensiero mi ha condizionata per tutta la mattinata.

Non è la prima volta che vado da una psicologa, ma parlare con qualcuno dei miei problemi, o di ciò che mi turba, è sempre molto difficile.

Tante volte ho provato a cercare aiuto in mia madre, per molto tempo, prima di Naomi, è stata l'unica persona che avevo affianco, peccato che lei non sia mai riuscita a capirmi, ha sempre sminuito i miei sentimenti giudicandomi come una ragazzina capricciosa, un involucro di problemi che ostacolava la sua carriera.

Era così forte il dolore per non essere stata compresa dalla persona che più di tutti avrebbe dovuto, che si è fatta sempre più strada in me la convinzione che se non lo avesse fatto lei, nessuno sarebbe mai stato in grado di comprendermi.

Mi sono chiusa in me stessa, ho imparato a tenenere dentro tutte le emozioni negative, ho imparato ad indossare una maschera sorridente davanti a lei e davanti agli altri, ho imparato a piangere di nascosto, in silenzio, nel cuore della notte e poi ho imparato a non piangere più.

Il dolore però cresceva comunque, si espandeva dentro di me come una massa scura e viscida, ho resistito fin quando non è diventata troppa da sopportare, fin quando non stava per prendere il sopravvento e uccidermi.

È stato a quel punto che ho trovato un altro modo per piangere, un altro modo per far fuoriuscire la massa scura dal mio corpo, era contro di lui che stavo combattendo.

Ho aperto delle fessure, solo per far entrare un po' di luce, il sangue fuoriusciva e con esso il mostro che si era insediato dentro di me.

Troppo tardi mi sono accorta che così facendo glie l'avevo data vinta.
Non ero più io a controllare lui, era lui a controllare me.

A scuola non riesco a concentrarmi, Liz mi chiede più volte se va tutto bene.

-Sei strana oggi.-Mi dice guardandomi con preoccupazione.

Io mi limito a sorriderle e a rispondere di stare tranquilla. -Non ho niente, davvero.- Mento.

Alla seconda ora non ce la faccio più, chiedo di andare in bagno, ho bisogno di muovermi e prendere aria.

Ci sono dei giorni in cui mi sembra di essere completamente disconnessa dalla realtà, lo spazio circostante è come se si dissolvesse, il mio mondo interiore prende il sopravvento ma non è un bel posto dove stare, è pieno di mostri e voci che vogliono solo farmi del male.

Mi chiudo in bagno, mi appoggio contro il muro e scivolo a terra, mi rannicchio con le ginocchia al petto e le braccia racchiuse attorno alle gambe.

A volte provo così tante cose tutte insieme che non so più distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.

Poi subentrano le immagini, i ricordi che non riesco a controllare, arriva tutto insieme.

La promessa che lui non ha mai mantenuto, quella sensazione tatuata sulla pelle, indelebile: sono un errore.

Il senso di colpa.

Non sono stata la bambina perfetta che lui voleva.

Dove ho sbagliato?

Non so per quanto tempo resto così, rannicchiata a terra in compagnia solo dei miei pensieri.

Ad un tratto sento delle voci provenienti dal corridoio, riconosco quella di Noah.

Come Stelle Cadute dal Cielo Where stories live. Discover now