Capitolo Secondo - I Pullers

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Mangiammo tutti e tre insieme, al tavolo, quella sera. Silenziosamente, ma con calore.
Ero svenuto, e avevo dormito per circa sette ore. Quando Joel mi aveva trascinato di peso fino in casa, nel letto, era mattina.
Non ci avevo pensato, ma mi resi conto del fatto che iniziavo a perdere la cognizione del tempo. Per un attimo, ebbi un dubbio sul numero effettivo dei giorni che avevo passato viaggiando.
Quando Minnie era morta, fui incredulo. Non conoscevo il vero motivo del decesso, poteva trattarsi letteralmente di qualsiasi cosa. Vecchiaia a parte... Le radiazioni, una malattia, un virus, il morso di qualche insetto o del cibo velenoso... Qualsiasi cosa poteva aver ucciso Minnie.
"Niente ha ancora ucciso me." Pensai, dopo aver trangugiato una pentola di zuppa.
E mentre fissavo il fuoco nel camino, con una coperta sulle spalle, Joel e Morris furono abbastanza indulgenti da lasciarmi da solo per tutta la notte, senza neanche dire nulla.
Continuavo a ricostruire gli ultimi mesi passati, nella mia mente, per verificare la mia lucidità.

Dopo aver seppellito Minnie, ero rimasto in casa sua per tre giorni, ad impacchettare le mie cose in uno zaino. Vestiti, giacche, provviste, medicinali. La maggior parte degli oggetti un tempo appartenevano a suo marito. Morto durante la guerra nucleare, come onorevole soldato delle Vecchie Americhe.
Il signor Coleman possedeva una quantità notevole di armi... Armi che io avevo imparato a maneggiare anni prima, all'inizio della crisi del 2098.
Io non ero un vero e proprio cecchino, ma Minnie mi disse che avevo una dote che mi sarebbe potuta tornare utile. Un talento naturale.
Minerva Coleman mi aveva visto maneggiare ogni tipo di pistola e sparare colpi con ogni tipo di fucile.

Come dimostrazione della sua fiducia nei miei confronti e nel mio talento, un giorno prese una bottiglia di vetro e se la mise sulla testa:
<< Falla cadere dalla mia testa senza rompere il vetro. >>
Esitai, ma non troppo. Anche io mi fidavo abbastanza di me stesso.
Premetti il grilletto. Il proiettile sparato da un'antica Anschutz del 2022 sfiorò il collo della bottiglia ed essa cadde dalla testa di Minnie, che la afferrò poi con la mano prima che finisse a terra.


Il fuoco stava quasi per spegnersi. Senza accorgermene, le prime luci dell'alba iniziarono a schiarire l'ambiente.
Joel entrò nella stanza, mi vide ma non disse nulla. Prese del cibo da alcuni scaffali e lo mise sul tavolo. Pane, carne, uova e latte. Si sedette e m'invitò a fare colazione.
<< Ti senti meglio... Ray, giusto? >>
Avevo una coperta sulle spalle. Me la strinsi tra le braccia, quasi ad indicare la mia timidezza.
<< Vi ringrazio per avermi salvato la vita. Se condividere il vostro cibo con una persona in più vi diverrà difficoltoso, avrete tutto il diritto di chiedermi di andarmene. >>
Joel sorrise. Le sue guance scure si fecero paffute.
<< Non funziona più così da almeno cinque anni, fratello. >> Lo disse sospirando. Il tono del suo bisbiglio prometteva protezione e solidarietà. << Mangia, forza! E dimmi che cosa ti è successo. >>
Presi un bicchiere di latte e spezzai del pane.
<< Prima dell'ultima crisi, abitavo con i miei genitori e mio fratello maggiore. Sono morti tutti e tre a causa del virus del cento. Sono scappato via durante la guerra e un'anziana signora mi ha adottato fino alla fine dei suoi giorni. >> Presi fiato, guardando in basso.
<< Sto vagando per l'Ohio da... Circa tre mesi, direi, ma non ne sono più così sicuro. >>
Lo sguardo di Joel si fece cupo. << Come non hai preso il virus in una famiglia completamente infettata? >>
Morsicai la mollica del pane prima di rispondergli. << I medici avevano detto che sono un puller. >> All'improvviso, i suoi occhi s'illuminarono. << Ray, tu ne sai qualcosa di questi puller? Com'è possibile che non prendano mai neanche una banale influenza? >> Lo guardai abbastanza sconvolto. Trapelava della preoccupazione nel suo linguaggio del corpo. Si era sporto verso di me, agitando leggermente le mani e aggrottando le fronte. La mia intuizione doveva essere corretta a metà. << Mi dispiace, io ne so quanto te. Il dipartimento delle procedure di siruezza aveva accennato qualcosa anni fa, ma sembra che abbiano insabbiato la cosa subito dopo. >>
Si fece muto.
Osservai la sua espressione mentre finì la sua porzione di pane e uova. Dopo una manciata di secondi di silenzio, gli domandai: << Credi che Morris sia un puller? >>
Alzò lo sguardo con stupore. Le sue carnose labbra si socchiusero. Aveva uno strano bagliore negli occhi. Stava per rispondermi quando in quell'istante, entrò il ragazzino nella cucina, stropicciandosi gli occhi. << Buon giorno, fratelli. >>

<< Buon giorno, Morris. >>

Io e Joel ci scambiammo uno sguardo pieno di empatia.
Fui veramente sollevato di essere stato trovato da loro. Ebbi finalmente una bella sensazione dopo tanto tempo. Mi sentii avvolto da un'ondata di affetto e dal calore di un'altra, nuova famiglia... Ancora una volta.

Ci eravamo tutti dimenticati della paura e delle cattive intenzioni da quando la guerra nucleare era finita. Eravamo così pochi sul pianeta che quando i nostri destini s'incrociavano, ne facevamo tesoro. Ne celebravamo la gioia e le opportunità.

La bufera passò nel giro di qualche ora. Quel giorno, riposai. E quello dopo, aiutai Joel a svolgere diverse faccende in casa e fuori, per quanto il tempo lo permettesse.
Scoprii, nel giro di qualche giorno, che avevano abbastanza provviste per passare almeno sei mesi in salute, ma dovevamo essere ben attenti a non mangiare più di due volte al giorno, e non superare le nostre razioni. Quel pezzetto di pane in più avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte, nei mesi estivi. Non si poteva mai sapere. Joel e Morris Church si procuravano il cibo cacciando. La zona di Fairfield 668 non era intaccata dalle radiazioni come altri luoghi. C'erano ancora alcuni animali che giravano per le terre circostanti.
Mi raccontarono successivamente della loro fattoria e di come avevano vissuto grazie al loro allevamento negli ultimi anni. Ormai sepolto fino all'ultima gallina.

Avevano un bunker dove conservare il cibo, una soffitta con strumenti, vecchi dispositivi elettronici, medicinali e kit di pronto soccorso, indumenti sia per i periodi caldi che per i periodi freddi, e una casetta dall'altro lato del giardino, protetta da un codice di sicurezza, dove tenevano armi di vario tipo per cacciare.

"Dodici Dicembre duemilacentosei. Sono al sicuro. Mi trovo nella zona di Fairfield seicentosessantotto. Poca radioattività. Ci sono alcuni animali con cui ci possiamo sfamare quando cacciamo. I ragazzi che mi hanno accolto come membro della loro famiglia sono Joel e Morris Church, di origini afroamericane. Joel, il più anziano dei due, di ventisei anni, si occupa di questa casa da quanto è nato. Non so molto sul loro conto, ma ci fidiamo l'uno degli altri."

Quella sera, mangiammo altro brodo e zuppa. Fuori, era buio, e faceva molto freddo.

Joel era chinato verso il camino per accendere il fuoco. Morris stava finendo la sua porzione di zuppa quando disse qualcosa: << Eravamo in tanti, una volta... In dodici. >>

Aprii la bocca dallo stupore. << Pensavo che ogni famiglia potesse partorire solo due figli al massimo dal duemilacinquantadue. >>

<< Alla nostra non importava. >>
Reagimmo con un'allegra risata.
<< La verità è che nessuno badava a tenerci sotto controllo. >> Alzò un angolo della bocca, tra il divertito e il rassegnato. << Nostra madre ha avuto sei figli con un uomo e sei con un altro. Il primo è morto durante la seconda crisi... E così anche tutti i nostri fratelli più grandi. Joel è il primo nato da nostro padre, Xavier Church. Io sono il quarto. Tutti gli altri sono... Be'... Lo hai capito... Per via della guerra nucleare. >>
Annuii. Quando il fuoco finalmente prese a divampare nel suo spazio, tutti e tre rimasimo lì davanti a scaldarci. Passammo minuti interi ad ascoltare lo scoppiettìo e nient'altro. Joel aveva un aspetto simpatico con la coperta avvolta fin sotto al mento.

Interruppi il silenzio per fare una domanda: << Sono la prima persona che incontrate da quando siete rimasti soli? >>

L'atmosfera calò drasticamente. Morris mi guardò in modo strano, ma se ne pentì subito dopo, rivolgendo lo sguardo a terra. Joel chiuse gli occhi e respirò profondamente.
<< Chiedo scusa, forse n... >> La voce di Joel si schiarì. Attese qualche secondo, si leccò le labbra e poi pronunciò una sola parola. Un nome. << Aspen. >>

Strinse la bocca e trattenne il fiato per un attimo. << C'era Aspen. >>


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