Mentre lei era chinata a prendere un paio di magliette pulite, il ragazzo entrò nella stanza con i pantaloni del pigiama addosso, il torso nudo e i capelli bagnati che gocciavano sull'asciugamano che teneva intorno alle spalle. 

"Scusami" disse lui "ti vuoi cambiare?" le chiese.

"Mi lavo anche io, prima. Vieni pure" rispose Emma, poi tirò fuori quello che le serviva e lasciò la stanza ordinata "non gocciolare per terra, grazie!" 

Mattia ridacchiò e scosse la testa fino a che qualche goccia non arrivò a Emma che imprecò ridendo. Lui si strofinò la testa bagnata con l'asciugamano, si fece da parte e le permise di uscire per raggiungere il bagno. 

Emma si era lavata in fretta, aveva ancora i capelli umidi e aveva cambiato abbigliamento da casa. Aveva sempre un paio di pantaloncini per stare in casa e una maglia, ma si beava dell'odore di pulito che le arrivava al naso. Forse uscire dalla doccia e indossare un pigiama fresco di bucato per poi infilarsi nel letto dalle lenzuola profumate di ammorbidente, era la sensazione che più preferiva al mondo. Pranzarono insieme e studiarono per un po', poi fecero una pausa per fare merenda durante il pomeriggio con tea e biscotti al cioccolato. 

Parlarono del programma per quella sera, ma all'improvviso Mattia si ammutolì e gli spuntò un sorrisetto amareggiato sulle labbra mentre mordicchiava il piercing nervoso: "Hai visto la foto di mio padre?"

Emma scosse la testa e lui la scosse insieme a lei: "Bugiarda."

Lei non disse niente, aspettò che fosse lui a dare un'opinione a riguardo. Era ormai risaputo: dopo il divorzio fra i suoi era chiaro a tutti, Mattia compreso, che suo padre si stesse comportando male nei loro confronti fino ad amoreggiare con l'avvocato divorzista, però erano questioni di famiglia ed Emma non voleva intromettersi. Lui le aveva parlato tanto della situazione e si era aperto con lei, gli era stata vicino, ma non immaginava nemmeno cosa si provasse nel dover affrontare certi problemi anche dal punto di vista pubblico. 

"Rae..." provò lei con un sospiro.

"Non voglio fare la fine di mio padre" confessò lui in un momento di intimità. Mattia guardava fisso verso la tazza fumante e maneggiava nervosamente la bustina che filtrava il tea per scaricare la tensione. Non aggiunse altro ed Emma lo vide così tanto sconsolato che si alzò, fece il giro del tavolo e gli diede un abbraccio. Lui restò seduto, si strinse a lei per trovare conforto e Emma gli accarezzò la schiena per un po'. 

Il campanello interruppe quel momento e i due capirono all'istante che si trattava di Aurora. Emma si staccò dalla stretta svogliatamente e lui cercò di ricomporsi tossicchiando per schiarirsi la voce e far finta che tutto andasse bene. Lei andò ad aprire e la gioia di Aurora che entrava appresso a lei invase la stanza. 

"Ho portato anche un gioco di carte!" annunciò la bionda dopo aver salutato con un paio di baci sulle guance i due "così abbiamo una scusa per bere insieme senza sentirci alcolizzati."

"Non servono scuse per bere" si intromise Mattia, Aurora rise ed Emma lo liquidò con un gesto della mano celando agli amici un sorriso velato che le apparve sulle labbra.

"Almeno ci divertiamo" alzò le spalle.

"Bere è sempre divertente" continuò imperterrito Mattia facendo ridere anche le ragazze. 

Ordinarono le pizze e cenarono guardando un film tutti insieme. Lo scelse Mattia e, stranamente, Emma non si oppose per nulla. Tirarono fuori anche gli alcolici e il gioco di carte. Aurora spiegò che consisteva nell'abbinare una foto a delle scritte e la scelta più divertente avrebbe vinto e avrebbe dovuto bere chi l'aveva accoppiate. Dopo un paio d'ore Aurora era brilla, Emma ubriaca e Mattia in uno stato talmente confusionale che si autodefinì "marcio".

Good Positions IIWhere stories live. Discover now