10. dessert

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Quella notte, dopo aver riempito lo stomaco con dei toast abbozzati sul momento, lui e Simone s'erano messi a dormire e il più giovane dei due gli aveva persino lasciato prendere la sua parte del letto - dopo qualche minuto di battibecchi per aggiudicarsela e partite a carta, sasso, forbice a cui Manuel aveva ripetutamente perso, insistendo per continuare fino alla vittoria.

«Prendilo tu», aveva sospirato d'un tratto Simone, cedendogli quel tanto bramato lato del materasso che s'erano litigati forse più per orgoglio che per vera necessità. «Sei felice?»

E Manuel aveva annuito con un sorriso da una parte all'altra del viso, vittorioso, come un bambino capriccioso a cui era finalmente stato concesso il suo giocattolo preferito.
S'era quindi messo sotto le coperte e, per ringraziarlo, aveva aspettato che Simone gli fosse accanto e s'era sporto per baciargli una guancia. Il minore ne aveva approfittato e l'aveva avvolto con un braccio, tirandoselo addosso, e prima ancora di capire cosa fosse accaduto s'erano addormentati così, l'uno tra le braccia dell'altro.

E ora ricordava.
Il profumo di Simone, ch'era delicato e lo avvolgeva con dolcezza. Gli faceva venir voglia di tutto e di niente e gli levava la fame, gli incubi, tutto ciò che la mente umana lotta per sconfiggere. Era solo un corpo premuto al suo, caldo e accogliente, e il suo viso nient'altro che un caos di occhi, bocca e tratti casuali a nascondersi in un collo che aveva sfiorato a malapena poche volte ma che gli sembrava di conoscere da anni.
Le mani di Simone, che s'erano poggiate gentilmente alla sua schiena ed erano rimaste lì ferme per tutta la notte, forse per paura di proseguire in tocchi che entrambi sapevano avrebbero portato a molto altro.
Il respiro di Simone, che aveva tremato per decine di minuti interi contro la sua pelle e non s'era dato tregua, tentando però di fingere compostezza e calma.
O quella posizione che dopo ore era diventata scomoda e che Manuel era certo lo fosse stata per entrambi, perché l'avevano lasciata andare e s'erano separati nel pieno del sonno. Manuel a pancia in giù e abbracciato al cuscino, come d'abitudine, e Simone su di un lato, rivolto verso di lui. Un braccio del francese s'era allungato sulla sua schiena, casualmente, e Manuel non s'era mosso.

E ora se ne stava seduto su un bordo del letto, col Sole fuori dalla finestra ancora timido, spogliandosi dei vestiti di Simone a partire dalla t-shirt leggermente più larga di lui. L'aveva portata vicino alle narici, guardandolo dormire, e un sorriso leggero s'era dipinto sulle sue labbra nel notare il capo del ragazzo poggiato sul cuscino e volto nella sua direzione.
Il braccio era ancora disteso nello spazio vuoto lasciato da Manuel, probabilmente caduto giù appena lui s'era spostato, gli occhi invece erano chiusi e dormivano tranquillamente, ignari della sua assenza.

E, davvero, non se ne sarebbe voluto andare in quel modo, ma sentiva che se avesse aspettato ancora sarebbe ricaduto tra le sue braccia e il letto di Simone l'avrebbe intrappolato, senza più permettergli di ritornare alla sua vita.

***

Il letto non era mai stato così freddo e il cuore non aveva mai fatto così male, Simone se ne stava seduto con ancora la coperta addosso e gli occhi a guardare accanto a sé, il lato lasciato vuoto dal ragazzo. Le gambe erano raccolte al petto e le braccia le avvolgevano in un abbraccio abbozzato, come volendo rassicurarle in quella nuova pessima sensazione da affrontare.
Ché con Manuel era sempre così: dieci schiaffi e una carezza, ma la carezza era così bella che s'accettava tutto il resto.
Era crollato ancora una volta con la schiena sul materasso, abbandonandosi all'indietro, poi s'era voltato su un lato e aveva affondato il viso nel cuscino accanto al proprio. Portava ancora il suo odore, portava già il suo odore, in meno d'una notte s'era sparso ovunque e Simone sentiva d'averlo anche sulla pelle.
Le dita stringevano la federa e le narici respiravano a fondo quell'odore che fino a poche ore gli era rimasto vicino, e Simone aveva chiuso gli occhi, mugolando contro il tessuto e scivolando con ogni parte del viso sul cuscino, lì dove il respiro di Manuel aveva lasciato il segno.

déjà-vu de saveursTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon