6. brownies

778 62 34
                                    

«Il tuo amico del cazzo m'ha rigato l'auto!»

Jacopo era tornato alla sua porta pochi minuti dopo essere uscito da casa sua, attaccandosi al campanello finché Simone non gli aveva aperto, e urlandogli in faccia tutta la sua rabbia. E Simone era inevitabilmente scoppiato a ridere per la soddisfazione, già sicuro che il suo sospetto fosse più che vero ma senza alcuna intenzione di dargli in mano la ragione.

Amélie era corsa nella sua cameretta in casa dello zio, chiudendosi lì dentro mentre i due fratelli Balestra - come al solito - litigavano.

«Si chiama Manuel. - Simone aveva risposto: - E non addossare colpe a priori. Come fai a sapere ch'è stato lui?» Se avesse dovuto scegliere tra lui e il fratello, allora sarebbe stato pronto a mentire davanti al Diavolo pur di difendere Manuel.

«Lo so e basta.», l'aveva sibilato tra i denti e Simone aveva mantenuto la testa alta, senza farsi intimidire dall'ira del gemello: «Gli hai fatto assaggiare due minuti di tutto questo - con un movimento del braccio aveva mostrato l'intero appartamento del fratello, così da alludere alle loro ricchezze - e ora pensa d'avere il mondo in mano, tipico di quelli come lui.»

Aveva fatto un passo verso il gemello, lasciandolo sulla soglia e non permettendogli ancora d'entrare, nella perfetta metafora del loro rapporto - dove Jacopo tentava d'intromettersi e lui, il più solare dei ragazzi, si chiudeva a chiave in sua presenza per non permettergli di lasciarsi vedere.

«Non parlare così di Manuel...»
«Manuel», l'aveva canzonato con finto tono sentimentale, accennando a una risata di scherno e scuotendo il capo. «Che c'è, il mio fratellino s'è preso una cotta per il cattivo ragazzo del quartiere e ora vuole difenderlo a tutti i costi?»

Fratellino. Era un termine che usava spesso per rivendicare la sua posizione, nella piena consapevolezza di giocare col suo fastidio.
Simone era nato qualche istante dopo di lui e, nonostante fossero gemelli, la precisione degli orari avrebbe confermato che Jacopo fosse il maggiore tra i due.

«Vaffanculo, Jacopo, non lo conosci.»
«L'ho inquadrato abbastanza da sapere che la mia auto sia stata rigata da lui.»
«Ti ribadisco che, finché non ne hai le prove, non hai alcun diritto di dirlo.»
«Non mi servono le prove, Simone, mi basta guardarlo in faccia.»

Simone sentiva d'essere così diverso dal gemello, che alle volte si chiedeva come potessero davvero essere fratelli. E se da piccoli erano l'uno il sostegno dell'altro, adesso si ritrovava a guardarlo negli occhi e leggere in lui nient'altro che un nemico pronto a trafiggerlo da dietro le spalle in ogni istante di debolezza.
Era triste, vedere il loro rapporto lacerarsi così tanto man mano che gli anni avanzavano, ma sentiva che ormai fossero arrivati a un punto di rottura tale da non poter recuperarlo.

Tutto era iniziato negli anni dell'adolescenza, coi genitori a confrontare i loro successi ma ancor di più i loro insuccessi, elogiando chi dimostrava di poter dare di più e privando d'ogni sorta di consolazione e attenzione chi dei due, al contrario, cadeva nel baratro dell'errore.
Ché Simone era «dolce», a detta loro, Jacopo invece «intelligente». Simone era un sognatore, Jacopo destinato al successo. Simone era docile, Jacopo gelido e razionale. Simone ascoltava, ma Jacopo già conosceva. Simone si dava a chiunque, Jacopo aveva chiunque. Simone era persuasione, Jacopo invece era certezza.
E questo li aveva posti sempre più l'uno contro l'altro, in un gioco di trabocchetti e inganni atti a distruggersi pur di vincere, risaltare agli occhi dei genitori e lottare per quel briciolo d'amore che ricevevano in cambio: un bacio sulla guancia a chi vinceva, contro il gelo dell'umiliazione a chi perdeva.
Eppure, era una gara che Simone non avrebbe mai potuto vincere, non dopo il suo coming out, mentre il fratello aveva già una famiglia tanto perfetta quanto i genitori desideravano.
Jacopo era il preferito e in quanto tale
veniva guardato dagli occhi del padre con affetto e decantato con ammirazione a chiunque dalla madre, veniva invitato in famiglia e amato fino a far sentire la sua mancanza quando non si presentava. Jacopo era amato.
Simone era solo... Simone.

déjà-vu de saveursWhere stories live. Discover now