9. ...sale e limone (parte 2)

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«Simo... (...) C'ho paura.»
«Di cosa?»
«C'ho paura che poi me man— Oh, cazzo!»
E neppure era riuscito a trovare il tempo di razionalizzare, ch'era stato costretto a ritrarsi di scatto, prima che Manuel vomitasse ai suoi piedi.

E ora si trovavano nei bagni del locale, entrambi in ginocchio, Manuel a buttar fuori tutto ciò che s'era messo in corpo senza ritegno e Simone dietro di lui a tenergli la testa e spostargli le ciocche dalla fronte.

Il collega continuava a mugolare dei lamenti tra una pausa e l'altra e tutto ciò che lui poteva fare era tentare di rassicurarlo con dei baci sulla nuca, lasciando che abbandonasse il capo sulla sua spalla per qualche istante per poi tornare poco dopo a sfogare il casino nel suo stomaco.
Finché non aveva accennato a cadere di lato per la stanchezza, ma fortunatamente Simone era riuscito a recuperarlo in tempo, portandolo con sé mentre si sistemava a sedere contro il muro. Le gambe di entrambi distese sul pavimento e la schiena di Manuel premuta al petto di Simone, che teneva le braccia allacciate al suo corpo e carezzava delicatamente il suo stomaco da sopra alla canotta.

«Come ti senti?»
«Na favola, - aveva mormorato con sarcasmo, il tono acido in risposta - sto a fa' i salti de gioia, nun vedi?»
Simone aveva accennato una risata, nonostante il lamento della sua voce. «Sei tornato lucido», aveva confermato, con un bacio tra i suoi capelli.
E «Va' a farti fottere» aveva sospirato lui, probabilmente senza neppure le forze di litigare.

Il viso di Simone s'era nascosto nel suo incavo, la punta del naso a carezzare la sua pelle e il collo di Manuel a inclinarsi appena per accoglierlo, il suo profumo mai sparito a solleticargli le narici.
Aveva un odore particolare, Manuel, qualcosa di dolce a mescolarsi con qualcosa di più forte - a volte Simone avrebbe voluto chiedergli quale balsamo usasse o quale bagnoschiuma preferisse, per capire cosa rendesse ogni punto del suo corpo così invitante senza, all'apparenza, neppure provarci. Poi c'era un tono di sigaretta, quel vizio ch'era chiaro a chiunque che non si sarebbe mai levato, e al momento l'odore di sudore sulla sua pelle pungeva appena ma non era fastidioso, gli piaceva, sapeva di lui e di quella notte insieme.

«Torno subito, tu resta qui.» Aveva lasciato un bacio sulla sua spalla, spostando poi con cautela il corpo di Manuel dal proprio e lasciandosi perdonare con un altro bacio, dietro all'orecchio, prima d'alzarsi in piedi per avviarsi.
«Ndo vai?» Una mano s'era aggrappata alla sua e gli occhi erano corsi verso il basso, incontrando quelli del ragazzo a guardare verso di lui con angoscia. Sembrava volerlo implorare di restare.
«Vado a bagnare delle salviette per pulirti.» - aveva spiegato - «Non scappo, tranquillo.»

Manuel aveva lasciato andare la sua mano, raccogliendo poi le gambe al petto e avvolgendole con le braccia mentre abbandonava la fronte sulle ginocchia. Probabilmente stava peggio di quanto non esprimesse, aveva l'abitudine di minimizzare il suo dolore per sembrare forte ma il francese ormai lo conosceva abbastanza da sapere ciò che lasciava non detto.

S'era preso un istante per se stesso, dopo una serata a esser tirato da una parte all'altra del locale, guardandosi allo specchio sopra uno dei lavelli e sciacquandosi il viso prima di sistemarsi la camicia indossata - ormai sgualcita e bisognosa d'una lavatrice - e passarsi poi le dita tra i capelli disordinati.

Simone aveva preso un respiro profondo, tentando d'assaporare quei pochi minuti di quiete che gli rimanevano prima di dover tornare ad affrontare quella serata senza neppure una tregua, la folla di colleghi e... tutto, che a volte diventava semplicemente troppo.
Non gli dispiaceva stare in mezzo alla gente, soprattutto se si trattava di chi gli era entrato nel cuore, ma aveva anche lui dei momenti in cui avrebbe avuto solo bisogno d'isolarsi per ricaricare - a differenza di chiunque altro, però, indossava comunque uno dei suoi sorrisi migliori e faceva ciò che gli altri ritenevano giusto, così da non deludere le aspettative di nessuno.

déjà-vu de saveursWhere stories live. Discover now