30 (A&H) - Ho quasi ucciso i miei nonni

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Huzun (turco): "l'acuto sentimento di perdita, misto a una visione speranzosa del futuro e di ciò che la vita ha in serbo

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Huzun (turco):
"l'acuto sentimento di perdita, misto a una visione speranzosa
del futuro e di ciò che la vita ha in serbo.
Un sentimento condiviso di malinconia - sofferenza poetica,
permettersi di soffrire profondamente, di struggersi per il dolore."

— I let it fall, my heart
And as it fell,
you rose to claim it
It was dark and I was over
Until you kissed my lips
and you saved me



🍒
A R E S

C'è un limite al dolore? Perché a me sembra che mi stia mangiando vivo. Lo sento aggrapparsi alle pareti del mio stomaco e iniziare a divorarmi, risalendo per tutto il mio corpo e ingurgitando con voracità ogni organo di cui sono fatto. Così affamato da non fermarsi ai tessuti morbidi, procede anche spaccandomi le ossa.

Sento ogni parte di me spezzarsi e svanire.

La morte è migliore. La morte è più buona della vita. E, in questo momento, vorrei davvero morire.

La vita mi suggerisce, da sempre, di farla finita. Mi sussurra subdolamente all'orecchio, ogni notte, incitandomi ad andarmene, per rendere il mondo un posto migliore.

Ma io sono più stronzo e tenace di lei, e non voglio morire per il semplice motivo che la resa non è nel mio sangue. Darò fastidio con la mia esistenza ancora per un po', fino a quando non sarà il destino a decidere per me.

Lancio un'ultima occhiata alla testa decapitata di mia madre biologica e mi inginocchio per terra. Allungo la mano tremante e le chiudo gli occhi, abbassando le palpebre. I miei polpastrelli indugiano sulla sua pelle.

«Ero solo un bambino», sussurro, giustificandomi con un cadavere. «Mi dispiace per la vita di merda che hai avuto, ma non è stata colpa mia. Il bambino che ha provato a ucciderti voleva solo smettere di soffrire. Riposa in pace.»

Be', un discorso di addio penoso, non c'è che dire.

Piego il foglio delle analisi mediche di Aphrodite e lo infilo nella tasca dei miei jeans, al sicuro da occhi indiscreti. Non è l'occasione giusta per parlarne. Non ora. Non qui. Non dopo tutto quello che è già successo.

Quando mi sollevo in piedi, il mio corpo è scosso da tremiti di rabbia. Mi guardo attorno; la mia famiglia è immobile, cauta, come se fossi una bomba a orologeria pronta a esplodere e distruggere tutto.

Ecco cosa temono, di me. L'impulsività. L'imprevedibilità delle mie azioni. Il momento in cui il mio cervello si disconnette e agisco col cuore, privo di razionalità.

L'istante in cui noto le loro espressioni dispiaciute e terrorizzate da me, accade. Sento quel filo sottile scollegarsi e andare in corto circuito. Non è una spina che è stata correttamente staccata dalla presa. È un cavo reciso che scoppietta e spara scintille, a cui non puoi avvicinarti per non rischiare la scossa.

Game of Chaos (Game of Gods Spin-off, #Ares)Where stories live. Discover now