Quindi si ritirò nel suo mutismo sia con le amiche che chiacchieravano tra loro, sia con il resto del gruppo, sia con la sua famiglia che, in realtà, sentiva come fossero coinquilini quando si trovava a casa con loro.

Si concentrò invece sullo studio, prendendo di tanto in tanto una pausa per bere la sua tisana fredda, per fumare o per guardare il cellulare e perdere tempo controllando notifiche inutili. 

La sua routine si plasmò attorno alla necessità di ignorare il mondo esterno fino a quando, finalmente, i suoi genitori la lasciarono sola per raggiungere la zia e il cuginetto in Francia. Con la casa libera, Emma tornò a pranzare nella cucina, guardare la televisione in soggiorno e vivere dentro le mura del loft come un comune essere umano.

Mancavano solo quindici giorni prima di rientrare all'università ed Emma già cercava una scusa valida per non tornare in città e passare le feste in famiglia. Poi si arrese e si disse che avrebbe aspettato che il tempo passasse e che, in fin dei conti, avrebbe potuto sopportare i suoi per qualche giorno durante il Natale. 

Emma guardava un film stravaccata sul divano, con addosso un paio di pantaloncini corti e arrivati e una maglietta luna lunga con un simbolo di una band. Presa dagli attori sullo schermo, spaventati dalla tensione di essere seguiti da un assassino sconosciuto e mascherato che dava loro la caccia, sobbalzò quando le squillò il telefono. Emma, dopo essersi portata una mano sul petto per calmarsi, si girò verso il cellulare e rispose immediatamente dopo aver riconosciuto sullo schermo il nome del suo amico.

"Mi hai fatto prendere un colpo" attaccò subito lei.

"Che ho fatto stavolta?" ridacchiò Mattia dall'altro capo del telefono. 

"Guardavo un film, ero concentrata."

"Mmh, ti ho distratta?" domandò lui. Emma era certa che stesse sorridendo anche se non poteva vederlo.

"No. Dimmi" lo incalzò lei. 

"Be', ciao anche a te! Comunque niente di che, volevo solo sentirti. Sei sparita"

"Per studiare" sbuffò lei.

"Per studiare tipo che è un dovere o per studiare pur di evitare di uscire di casa?" scherzò lui beccandosi in risposta un insulto giocoso da parte di Emma che proseguì il discorso tralasciando la domanda.

"Ci siamo già rilassati, ora serve studiare per il rientro. Dovresti farlo anche te, vuoi una mano?" 

"Mi stai chiedendo di passare a casa tua mentre sei sola soletta per studiare insieme?" parlò lui con un tono che oscillava dal malizioso al soddisfatto.

"Dio se sei fastidioso!" sbottò lei frustrata "cercavo di farti un favore."

"Ho visto tanti porno iniziare così" scoppiò a ridere lui mentre Emma lo insultava ancora accusandolo anche di avere gusti terribili e di essere ottuso, ma in realtà le sfuggì un sorriso alla battuta.

"Come se non avessimo mai studiato insieme..." concluse poi Emma sospirando pesantemente.

"Permalosa. E bacchettona, anche. Devi rilassarti, Deo, te lo avrò detto un milione di volte!"

"E cosa ti ha fatto pensare che avrei mai fatto qualcosa che mi dici di fare?" domandò lei con un sorriso beffardo senza soffermarsi sul fatto che Mattia avesse utilizzato l'abbreviazione del suo cognome come nomignolo.

"Sbaglio o i capelli rosa li hai ancora?" la punzecchiò lui. 

"Senti, se mi hai chiamato interrompendomi il film per rompermi le scatole possiamo anche sentirci in un altro momento" borbottò lei prendendo l'ultimo sorso di birra che le aveva fatto compagnia durante i dialoghi degli attori sul grande schermo.

Good Positions IIWhere stories live. Discover now