Zero sentimenti, Zero tradimenti

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"Odiarti è la via più facile che ho per non sentire dolore"

L'acqua era calda, avvolgente sotto al suo corpo giovane e tonico, dal braccio destro completamente sporco di colore perenne, intrecciato e sfumato come a creare un mix di tatuaggi che avevano l'impressione di essere frasi mai dette.

Jungkook si sentiva bene nel lasciarsi scorrere dai capelli, lungo la schiena, tutto lo sporco di una notte passata in strada e i problemi di una vita intera.
Certe volte non riusciva a guardarsi allo specchio, ma lo faceva per aggiustarsi i piercing che aveva fatto, per mettere sù una felpa dal cappuccio caldo che faceva ricadere sulla testa come un riparo verso i pregiudizi che si portava dietro dalla tenera età.

Scelse di mettersi a pensare, mentre teneva le mani contro al muro, lasciandosi scorrere l'acqua, stavolta, dinanzi, mordendosi le labbra non appena sentii il getto diventare sempre più caldo.

-

Jungkook era stato un bambino dall'animo buono, dall'educazione impeccabile e dall'abitudine delle buone maniere, senza eccessivitá.
I suoi genitori, due persone amabili e dall'animo buono, ci tenevano nel farlo crescere nei migliori dei modi, nel volerlo bene come un amico, più che un figlio, ma nell'amarlo come una delle cose più preziose.

Era cresciuto in un'ambiente sano, felice, tranquillo, senza troppi fronzoli o vizi ma con la semplicità di una famiglia incisa su pagine di poesie legate all'amore e forse era stato proprio questo ad uccidere quel bravo ragazzo.

Ci teneva troppo, tanto, alla sua famiglia e loro non potevano essere da meno.
Tutti invidiavano quella felicità che, vista dall'esterno, sembrava troppo perfetta per essere vera, troppo finta per poterci credere ma nessuno aveva mai chiesto il motivo di tanta serenità e forse, sé solo se ne fossero interessati davvero, Jungkook non si sarebbe mai ridotto così.

Il signore e la signora Jeon erano ragazzini quando scoprirono di star per diventare genitori, avevano l'etá della giovinezza, gli anni dell'adolescenza, i periodi più belli che sembrano non vogliano mai smettere, o, che forse, non vogliamo mai far smettere.
A loro, però, non importava e non c'era bisogno di pensarci nel tenerlo o meno, dopotutto i loro sforzi avevano raggiunto l'apice della felicità, sempre tenendosi per mano e accasciandosi l'uno sull'altro, perciò...perché rinunciarci?

Quando Jungkook lanciò il suo primo respiro annunciandosi al mondo, i suoi genitori si promisero di essergli sempre fedele, di sacrificarsi in ogni dove e per qualsiasi cosa, di crescerlo come un uomo buono, così che potesse mettere in pratica il loro insegnamento agli altri e migliorarne gli animi.

Era cresciuto, da questo piccolo nido caldo e duramente intrecciato, un bambino intelligente, senza peli sulla lingua, sul quale fidarsi e sul quale poggiarsi in caso di crollo, un bambino bravo in tutto, sorridente e spensierato, un bambino pieno di responsabilità ma felice, estremamente felice.

Perché, allora, era diventato improvvisamente tutto ciò che aveva sempre cercato di evitare o, quanto meno, non aveva mai capito?

La sua famiglia meritava una vacanza, dopo un anno di duro lavoro, intensi inverni freddi e interminabili primavere, avevano bisogno di darsi un freno e lasciare che l'auto potesse camminare da sola per un po', senza l'aiuto del conducente; e forse, questo, venne preso fin troppo alla lettera dal suo amato papà.

Quell'uomo che gli aveva insegnato il giusto e lo sbagliato, l'errore e la soluzione, il processo e il risultato finale, quell'uomo che l'aveva abbracciato ogni qualvolta né aveva bisogno, quello da cui aveva ripreso gli occhi e l'amore per gli animali, lo stesso che aveva letteralmente mandato in fumo il sogno di una vita intera, di una vita perfetta.

La loro auto, in viaggio verso una meta marittima, si ribaltò e cadde in un fosso roccioso ma poco profondo durante le prime ore di una fresca sera d'estate.
Sembrava essere stato scritto in un libro ma Jungkook non avrebbe mai dimenticato il dieci agosto, così come l'autore di una poesia.

Scriveva di essersi perso a sentire urla di dolore straziati sotto il cielo ricoperto di stelle mentre suo padre aveva perso la vita ingiustamente e Jungkook, invece, iniziò a contarle una ad una mentre sperava di essere soccorso, sperava di rimanerci vivo, sperava di svegliarsi da un momento all'altro.

Un bambino di dieci anni, un piccolo e indifeso bambino di dieci anni, si ritrovò ad assistere alla morte inspiegabile dei suoi genitori, ad un vero e proprio incidente stradale, ad una scena cruda e sporca di rosso per sentirsi colpevole, a vita, di essere stato l'unico sopravvissuto, l'unico che avrebbe dovuto ricordarsi per sempre di tutto, l'unico che avrebbe dovuto avere incubi...e nient'altro.

Un bambino che, da quel giorno in poi, era rimasto da solo contro un mondo fin troppo cattivo per il modo in cui era stato cresciuto.

La sua sorte fù quella di una casa famiglia, dove cercarono di accoglierlo quanto meglio possibile nonostante l'ambiente lì dentro poteva essere descritto come 'merdoso' rispetto alla strada, che lo aveva cresciuto fino a quel momento.
Non andò al funerale dei suoi genitori, non riuscì a capirne il senso, non riuscì a vederli chiusi in delle botti di legno, non riuscì a rassegnarsi .

Jungkook si chiuse in sé stesso da quel momento in poi, nessuno lo aveva mai capito e nessuno si era interessato al suo reale stato mentale dopo quello che aveva vissuto, perciò decise di attuare un'autodifesa tale da non far rientrare niente e nessuno.

Zero sentimenti, zero tradimenti.

Nonostante questo, però, restava la sua grande e forte intelligenza che lo aveva sempre caratterizzato dal resto della marmaglia.
Aveva capito che mostrarsi per ciò che non era, tenendo conto della sua situazione, poteva essere motivo di compassione e, perché no, pena, che lo avrebbe riportato a galla facendogli ottenere tutto ciò che voleva.

Egoisticamente.

In questo momento aveva undici anni e mostrava già segni di squilibrio piuttosto evidenti.

Piano piano cercò di comprarsi, con questo piccolo trucchetto, l'amicizia e il rispetto di tutti in ogni posto che frequentava e ciò che riceveva era nettamente proporzionale a quello che diminuiva da sé stesso diventandone, giorno per giorno, dipendente da quella sensazione di grandezza, di superiorità.

Jungkook doveva avere ragione, doveva avere attenzioni, doveva essere al centro delle discussioni anche più stupide, doveva essere...e basta.

Tutto quello che mostrava, però, sapeva di poco e niente perché infondo non era così, perché anche lui provava dei brividi lungo il corpo, anche lui sentiva il suo cuore battere a seconda di come e dove si trovava, anche lui ascoltava il suo respiro e questo non fù altro un promemoria che gli lanciò in faccia una persona:

Taehyung.

Quando la sua vita si fermò infondo ad un bivio, dove la morte avrebbe avuto la parte sinistra e la vita quella destra, Jungkook si fermò a guardare nel profondo degli occhi di quel ragazzino dall'atteggiamento mite, calmo, normale, si soffermò a capire quanto sarebbe stato disposto a lottare nella vita per lui e per le sue scelte e, quando i due colori di occhi diversi si mischiarono tra loro, iniziò ad avere paura.

Paura che Taehyung avrebbe potuto leggerlo dentro, tradirlo, ferirlo.
Paura che tutto potesse venire a galla, come una boa in mezzo al mare più piatto di sempre.
Doveva restare tale, tutto come da copione, tutto terminato con la sua vittoria, non con quella degli altri.

Chiuse gli occhi, tirando un sospiro...

...riprese a fiatare normalmente, chiudendo velocemente l'acqua della doccia in cui si trovava, sgranò gli occhi e riabbassò la testa lasciando che quelle goccioline fra i capelli potessero ricreare un suono in quel silenzio che lo circondava da anni ormai.

Jungkook si guardò allo specchio, non appena fù uscito dalla doccia, togliendo via con la mano la condensa che c'era sul vetro. Si sentiva così vivo perché aveva lasciato che i pensieri lo mangiassero ancora lasciandogli cadere addosso l'acqua bollente.

Si morse le labbra sospirando, appoggiandosi al lavandino mentre, fra i suoi ricordi, le immagini di Taehyung erano sempre più nitide.

Face// YoonminWhere stories live. Discover now