2.0 A prima vista

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Rachel

Ed ecco il preambolo per il quale, due anni dopo, mi ritrovai in uno schifoso ristorantino di lusso con un ragazzo che sopportavo appena.

«Ti piace?» chiese speranzoso, accennando alla mia pasta ripiena; il tono era fin troppo gentile. Sollevai le spalle, non avrei mai ammesso quanto fossero buoni quei ravioli. Zack sospirò. Era sul punto di arrendersi. Meglio così, almeno l'avrebbe smessa di ronzarmi attorno, magari quella sarebbe stata la volta buona. Almeno, queste erano le mie vane speranze. Non è che non mi stesse simpatico, ma era totalmente ossessionato da me e purtroppo non aveva mai smesso di corteggiarmi. Talvolta ancora mi invitava ad uscire, proprio come aveva fatto quel giorno.

«Vuoi che ce ne andiamo?» chiese in un sospiro, mostrandosi dispiaciuto. Annuii e senza aggiungere nemmeno una parola mi alzai ed uscii all'aria aperta. Attesi che saldasse il conto, dato che non mi lasciava mai pagare la mia parte, e mi avviai con l'idea di fare una passeggiata.

«Non ti piacciono i posti di lusso, eh?» dedusse, cercando in tutti i modi di attaccare bottone; teneva le mani infilate nelle tasche come se in quel modo potesse scrollare via il disagio che provava.

«Non mi piace condividere un appuntamento da coppia con un conoscente» specificai con una scrollata di spalle.

«Scusa, non ci ho pensato» mormorò abbassando la testa, mortificato dalla mia reazione.

Oh, non ci hai pensato. Ma per piacere! Lo hai fatto eccome.

«Fa niente» mi limitai a rispondere, scuotendo la testa. Lui mi sorrise.

«Giù di morale, a quanto vedo» commentò, prendendomi sottobraccio. «Dai, divertiamoci!» esclamò, già di nuovo su di giri. Non dissi nulla, concentrandomi sul non reagire bruscamente a quel gesto. Si potrebbe pensare che dopo tutto questo tempo avessi ceduto ed accettato l'espansività dei miei amici, ma non sono mai stata un tipo che si arrende tanto facilmente.

Mi limitai a seguirlo, seppur non avevo molta voglia di divertirmi. Tutto ciò che avrei davvero voluto fare sarebbe stato tornare a casa, ripassare un'ultima volta per l'esame del giorno successivo e poi andare a dormire. Zack notò che stavo strascicando i piedi, quindi cominciò a trascinarmi per un polso mentre io lo lasciavo fare svogliatamente.

«C'è un posto che ti piacerà» affermò con sicurezza. Gli avrei creduto, se non fosse stato per il fatto che in quei due anni non aveva assolutamente imparato a conoscermi nemmeno minimamente.

«Cos'è, casa del tuo migliore amico?» ironizzai con un sorrisetto, che però svanì di fronte alla sua occhiata allibita.

«Leggi nel pensiero?» domandò, spiazzandomi del tutto. Non avrei mai immaginato che potesse essere tanto sciocco. Anche Claire sapeva che io detestavo conoscere gente nuova, a meno che fosse una mia iniziativa.

«A dire il vero era una battuta» risposi, lasciandolo di stucco.

«Oh» riuscì solo a dire. Scrollò le spalle, cercando di fare lo stesso con l'imbarazzo che si era creato e riprendemmo a camminare. Non impiegammo molto a raggiungere la nostra destinazione. Casa del suo migliore amico era piuttosto accogliente: la temperatura era gradevole e le pareti erano dipinte con colori caldi che la facevano sembrare un po' più piccola, ma anche più familiare. Jeff era un tipo simpatico, quello che tutti definirebbero come "gigante buono". Era alto praticamente due metri, abbastanza paffuto, i capelli e la folta barba color rame che incorniciavano un paio di occhi chiari ed un sorriso amichevole. Dal modo in cui ci aveva aperto la porta, avevo dedotto che i piani di Zack per la serata non fossero esattamente quelli. Probabilmente si era immaginato uno scenario da film: io che cadevo ai suoi piedi, lui che mi portava a casa e noi che suggellavamo quella piacevole serata con un casto bacio.

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