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REMI'S POV

Eita mi lascia entrare per prima, tenendomi la porta e rivolgendomi un sorriso.

«Venite ragazzi, sedetevi pure.» il preside ci accoglie nel suo ufficio luminoso, dalla sommità della sedia sulla quale è in piedi; anche se arriva a malapena alla scrivania.

Le pareti sono tendenti al ocra, fotografie appese ritraenti classi passate, una di queste è in bianco e nero.
Trofei e premi che rendono viva la stanza, la sua scrivania in mezzo alla stanza, due bicchieri che ci attendono davanti a due sedie in cedro, foderate in velluto cremisi.
Qua e là risaltano delle felci vivaci, insieme a qualche pianta rampicante che rende l'ufficio più animalesco e colorato.

«Allora? - si sistema sulla sedia, sedendosi e lasciandoci vedere solo i suoi occhietti scuri - Come vi sembra la Yuei per ora?»

Ci scambiamo uno sguardo, prima di sederci e rispondere, come se dovessimo confrontarci.

«Non male.» | «Non male.»

Rispondiamo all'unisono, ricevendo un lieve sorriso, che notiamo solo grazie al suo sguardo che si chiude leggermente, trasmettendo contentezza.

«Mi fa piacere.»

Ci trattiene per un po'.
Tra il parlare dell'incidente alla Ketsubutsu ed il racconto del nostro percorso scolastico passa mezz'ora, perdendosi anche a raccontarci alcune parentesi della sua adolescenza.
È tremendamente difficile da immaginare un furetto teenager, soprattutto se ne parla come se fossero passati secoli.
Firmiamo dei moduli, per poi venir congedati con cortesia.

«Asano.» chiama, mentre sono già davanti alla porta. «Una parola.»

L'occhiolino di Eita mi fa intendere un "fai con calma", prima che svanisca da dietro il suono sordo della serratura.

«Mi dica.»

Le mie braccia si incrociano.

«Vuoi risederti?» domanda gentile.

«Sto bene in piedi.»

Dal basso, torna in piedi sulla sedia, scrutandomi con quella sua espressione vispa e curiosa, insieme ad un velo di serietà che gli copre il viso peloso.

«Avevi richiesto di entrare alla Yuei, prima di entrare nella LOV?»

«Che io ricordi, si.»

«Mh.» mi osserva, prendendosi parecchi istanti per riflettere. «La tua richiesta era stata accettata.»

«Di cosa parla?»

«Tre anni fa, durante le medie.» il battito leggero del mio cuore probabilmente è cessato di esistere. «Avevi superato il test per entrare alla Yuei.»

Ricordi mai vissuti si palesano davanti ai miei occhi, come un film mai realizzato, girato da un regista sconosciuto e celato agli sguardi indiscreti di tutti, troppo personale per mostrarlo.
L'immaginazione mi porta a fantasticare su una versione molto simile della mia vita durante il terzo anno di scuole medie, con lui ed il suo ghigno arrogante che mi prosciuga le energie ogni volta che lo vedo.

«Quindi mi sta dicendo che avrei potuto frequentare questa scuola, piuttosto che essere rinchiusa nella Lega?» lo chiedo a denti stretti, mentre i miei palmi vengono trafitti violentemente dalle mie unghie ed i miei occhi trasudano astio, ma non verso di lui, un uomo (o animale) che non c'entra niente con quello che mi è accaduto; eppure si prende comunque la responsabilità di farmi sapere come sarebbe stata la mia vita, se solo non avessi avuto un quirk così utile.

«Mi dispiace per ciò che ti è accaduto.» sussurra con delicatezza, mentre tutta la sua empatia mi tocca nel profondo.

«Ormai è inutile dispiacersi.» e forse è inutile anche arrabbiarsi, o domandarsi come sarebbero state le cose se fossero andate diversamente. «Sono qui adesso, Preside. Non si condanni, l'ho già fatto io.»

𝐿𝑖𝑚𝑒𝑟𝑒𝑛𝑐𝑒 | K. BakugoWhere stories live. Discover now