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REMI'S POV

«Cerca di tranquillizzarti.»

La voce tenue e rassicurante del pennuto non mi calma affatto.
Sono nel suo ufficio da più o meno mezz'ora, intenta a camminare avanti e indietro, nella speranza di fare un solco così profondo da scoprire cosa ci sia al piano di sotto.

«Tranquillizzarmi?» sibilo, con delle fessure al posto degli occhi. «Non è un'opzione, attualmente.»

Mi chiedo perché continui ad aggrapparmi a lui.

«Non sentirti in colpa.»

Non capisce proprio nulla.

«Avrò tempo per i sensi di colpa più tardi.» sospiro, bloccando finalmente la mia camminata una volta uscita sul balconcino vetrato, alla ricerca di una boccata d'aria fresca e di una visione più accattivante della sua espressione irrisoria.

«E cosa vorresti fare adesso, eh?» domanda severo, seguendomi. «Hai intenzione di cercare gli ultimi sostenitori della Lega ed ammazzarli con le tue mani?»

Le sue ali rosse di gonfiano leggermente, come se fosse un gatto che cerca di intimidire rizzando il pelo e camminando sulle punte.

«Non darmi idee.»

I brividi che ho lungo schiena non sono la causa dell'aria che tira quassù. Non riesco ad addossarmi la colpa, è una cosa tanto strana? Sono morte dieci persone, eppure sulle mie spalle non grava alcun tipo di responsabilità.

«Stavano cercando me, Keigo.» ringhio con i pugni chiusi.

«Non potevi saperlo.»

«Era facile prevederlo. Sarebbe stato strano se non fosse successo nulla.» la povera ringhiera del balcone finisce nella stretta presa dei miei palmi. «Ci siamo infiltrati nella Lega due anni fa, era ovvio che qualcuno sarebbe scappato e tornato a cercare vendetta.»

«Ed a che diavolo ti serve adesso questo discorso?»

«A sfogarmi! Ad avere ragione! Solitamente avere ragione mi fa sentire meglio.»

«Sta funzionando?»

«Affatto.»

Un calore incandescente si propaga tra le mie vene, insieme ad un buco ardente che si stanzia proprio in mezzo al mio stomaco. Cos'è? Rabbia o impotenza? Nausea o una pugnalata?

«Remi, dovresti-»

La sua frase non continua, la mano di Keigo non raggiunge il mio braccio, si blocca a mezz'aria, così come i corvi che stavano volando beatamente in lontananza.
La metropoli si ferma, statica, immobile, le persone arrestano la loro camminata frenetica, le auto smettono di sfrecciare tra le vie della città.
Il gigantesco formicaio in cui ci troviamo si spegne completamente, prendendo il classico colore dei vecchi film d'epoca: bianco e nero.

Ho fermato di nuovo il tempo senza rendermene conto.

La morsa dei miei denti si fa più pesante, le mie labbra tremano, mentre osservo la figura inamovibile di Hawks.
Sembra che mi stia giudicando, proprio lui che tende il braccio verso di me con un'espressione tranquilla, le labbra socchiuse e gli occhi pieni della stessa compassione che gli avevo intimato di rimuovere.
Gli faccio pena da che ho memoria, probabilmente è anche per questo motivo che ha deciso di prendermi sotto la sua ala, letteralmente.

Mi guardo intorno, prendo un respiro d'aria inesistente, perché quando le lancette non corrono, inevitabilmente tutte le forze atmosferiche si estinguono, persino la gravità.

Il tempo torna a scorrere, e la sua mano calda, finalmente, si posa sulla mia spalla tatuata.

«-venire in missione con me, oggi.»

𝐿𝑖𝑚𝑒𝑟𝑒𝑛𝑐𝑒 | K. BakugoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora