| 𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 17 |

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Nell'udire quella domanda, la ragazza italiana si bloccò di colpo, rimanendo però, per alcuni secondi, con le labbra schiuse. Sbatté un paio di volte le lunghe ciglia, metabolizzando il quesito che gli era stato posto. Poi, dopo averlo elaborato, allontanò dalla propria bocca la mela, andando ad appoggiarla sul tavolo. Incrociò le braccia sotto al seno, ed un piccolo ed adorabile broncio nasceva sulla sua faccia.

Romero, vedendo che la biondina aveva poggiato il frutto sul tavolo, evitando di mangiarlo, si affrettò a dire un "Puoi stare tranquilla, non abbiamo avvelenato nessun cibo" Il tutto detto afferrando il proprio sandwich e dandogliene un grande morso.

"No, infatti. Voi vi limitate solo a mettere la droga dello stupro nei drink delle povere ragazze indifese" controbattè lei, afferrando dal piatto l'altra metà del panino ed addentandone un pezzo.

"Touché" replicò il moro, masticando. Diede un altro morso al suo pasto, osservando con attenzione la ragazza, posta di fronte a lui, intenta a divorare quel mezzo sandwich che, pochi attimi prima, gli aveva sottratto. "Come hai fatto?" chiese poi, di punto in bianco. Per tutta risposta, la ventiquattrenne sollevò il sopracciglio destro, confusa. "A scambiare i drink, quella sera" spiegò, dopo essersi tolto dalla bocca delle briciole di pane.

In risposta, Samantha si limitò a finire di mangiare quell'ottimo panino al pollo, alzandosi poi dallo sgabello.

Non aveva la men che minima intenzione di rispondere ad Javier. E non per la risposta di per se. Ma per il semplice fatto che, semmai avesse dato una spiegazione, di come fosse stata capace di fregare, sotto al naso, un noto capo di un cartello portoricano, avrebbe insinuato nella mente di Romero, nuovi interrogativi.

"Grazie per il sandwich" lo ringraziò la Moretti, dirigendosi verso la porta.

Stava per uscire dalla cucina, con l'intenzione di andare a trascorrere una notte insonne nella propria camera da letto quando, la roca voce di Javier attirò la sua attenzione, obbligandola a fermarsi sull'uscio della porta.

"Inizio a capire come mai, mio fratello, è così interessato a te" confessò, puntando i suoi grandi occhi scuri sulla ragazzina. La quale, nel frattempo, si era voltata a guardarlo. "Sei come un rompicapo. Interessante e snervante al tempo stesso. E sai... Non vedo l'ora di vedere Ruben risolvere il rompicapo che sei"

Ozieri, Italia

Il sole era sorto oramai da un paio di ore nella città sarda, e Andrea Rossi attendeva, con una pazienza che non gli apparteneva affatto, che quel coglione di Pinna, capo di un noto cartello della Sardegna, riprendesse, anche solo in parte, i sensi.

Quanto era accaduto, la sera prima, al deposito di Pinna, aveva costretto Rossi a rivedere alcuni punti del suo piano. Viper era stato ferito alla spalla e, fortunatamente, tra una bestemmia e l'altra da parte di quest'ultimo, il capo dei Sons of Silence era stato in grado di estrarre la pallottola dalla carne del riccio, ricucendo la ferita come meglio poteva.

"Hai intenzione di svegliarlo, oppure lo lascerai dormire ancora per molto?" domandò Viper, mentre si passava la mano destra tra i suoi indomabili ricci.

"Scusami tanto se, fino a poche ore fa, ho trascorso il mio tempo a far dietro a te!" controbattè Rossi, guardando in cagnesco l'ex membro dei Sons of Silence.

"Sai che giorno è oggi, Andrea?" chiese l'altro, sollevandosi dalla malandata seggiola nella quale era seduto, "Lo sai oppure no?"

"Certo che lo so!" esclamò Rossi alzando, di qualche nota, il timbro della sua voce. "Per chi diavolo mi hai preso?!"

"Lo dobbiamo fare oggi" sentenziò l'uomo dagli indomabili ricci, avanzando prepotentemente verso l'inerme e, priva di sensi, figura di Pinna. "Svegliati, grandissima testa di cazzo!" quasi urlò colpendo, a mano aperta, la guancia del loro prigioniero.

ᴇʟ ᴅɪᴀʙʟᴏ - ɴᴏɴ ᴛᴜᴛᴛᴏ ɪʟ ᴍᴀʟᴇ ᴠɪᴇɴ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴄᴇʀᴇ  ᴠᴏʟ. 1Where stories live. Discover now