| 𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 3 |

337 85 390
                                    

<<Ma lo sguardo no, quello non si può confondere, né da vicino né da lontano! Oh, lo sguardo, sì che è significativo! Come il barometro.
S'indovina tutto: chi ha un gran deserto nell'anima, chi senza una ragione è capace di ficcarti uno stivale fra le costole e chi invece ha paura di tutto>>


Vicenza, Italia

"La mia povera testa" biascicò Kyla mentre, ancora mezza assonnata, raggiungeva i suoi amici in cucina. Tenendo gli occhi semi chiusi, trascinò indietro uno sgabello della penisola della cucina, producendo un fastidioso e stridulo suono sul pavimento. "Shh non fate rumore, o la testa mi scoppierà" borbottò poi, accomodandosi. Convinta che fossero stati i suoi amici a far rumore e non lei.

I tre cugini si guardarono e, ridendo leggermente per la scena a cui avevano appena assistito, tornarono a preparare la colazione.

"Kyla, prendi questa" parlò Sebastian, mentre passava all'amica un bicchiere d'acqua ed un'aspirina.

Obbedendo, la Riflessi ingurgitò il medicinale per alleviare il dolore che, come un martello che batte sul ferro, le stava martellando nella testa, non dandole nemmeno la minima tregua. Dopo qualche secondo, poggiò la testa sulla fredda superficie della penisola, tornando quasi a dormire. Solo l'inebriante odore di caffè, appena fatto, la fece ritornare, per così dire, nel mondo dei vivi.

"Sai, credo che Morfeo non voglia più averti tra le sue braccia" la prese in giro Stellan, mettendole, proprio sotto il naso, una fumante tazza di caffè.

"Vi odio, lo sapete?" mugugnò, sorseggiando un po' di caffè. "Dei quattro, sono quella che, ieri sera, ha bevuto di meno" alzò lo sguardo, guardando i suoi amici. "E, ironia della sorte, sono quella presa peggio. Mentre voi" col dito indice lì indicò uno per uno. "Sembra che abbiate bevuto della semplice acqua"

"Ci vuole ben più di qualche birra per metterci fuori gioco" affermò Samantha, addentando successivamente un pezzo della fetta di pane con marmellata che si era preparata. "Se stai male, possiamo rimandare ad un altro giorno il nostro viaggio a San Juan"

Nell'udire quelle parole, la mora aprì di scatto i suoi grandi occhioni scuri. Tutto d'un tratto sembrava perfettamente sveglia ed essersi ripresa del tutto.

"Col cazzo!" imprecò, dando poi un lungo sorso al suo caffè. "Ho un volo di quasi diciannove ore a disposizione per riprendermi. Per non parlare del viaggio in auto per arrivare all'aeroporto di Venezia"

"A proposito del viaggio" si intromise nel discorso Sebastian, attirando l'attenzione sia di Samantha che di Kyla. "Non per essere rompiscatole ma" diede una rapida controllata all'ora impressa sull'orologio che portava al polso, prima di proseguire. "Voi due, signore, avete esattamente sedici minuti di tempo per prepararvi e mettere le vostre chiappe in auto. Se non volete perdere il volo"

Le due ragazze, aiutate dai fratelli Rossi, stavano finendo di caricare in auto i propri bagagli quando, la possente voce di Andrea, chiamò a sé la nipote. La quale, con passo veloce, raggiunse l'uomo che sì trovava sullo stipite della porta d'ingresso della sua abitazione.

"Dimmi, zio" parlò la bionda, osservando attentamente l'uomo che, in quel frangente, era alquanto pensieroso.

"Divertitevi ma tieni gli occhi aperti" disse, guardandola. "E non fidarti di nessuno"

"Come sempre, zio" rispose ovvia la Moretti.

Era da quando aveva nove anni, età in cui Viper aveva iniziato ad istruirla, allenandola pure nell'autodifesa ed in altre discipline, che Samantha era perennemente vigile e prestava particolare attenzione a tutto ciò che la circondava.

ᴇʟ ᴅɪᴀʙʟᴏ - ɴᴏɴ ᴛᴜᴛᴛᴏ ɪʟ ᴍᴀʟᴇ ᴠɪᴇɴ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴄᴇʀᴇ  ᴠᴏʟ. 1Where stories live. Discover now