| 𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 9 |

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<<Sei la più bella di sempre
Eh, eh-eh-eh
Sì, la più bella di sempre
Una notte così non ci capita più
Ed è perfetto così
Solo io, solo tu>>


"Te deseo mas que a nada en el mundo"

Nel sentire come, con estrema facilità ma, soprattutto, con assoluta sincerità, il noto capo dei Siervos del Diablo, Ruben Perez, aveva pronunciato tali parole, il giovane membro dei Sons of Silence, Samantha Moretti, sbatté alcune volte le palpebre, in parte sorpresa.

<Quanto tempo è passato dall'ultima volta che, qualcuno, mi aveva detto una simile frase?> si domandò mentalmente, riflettendo.

E la risposta la conosceva fin troppo bene. Di tempo, effettivamente, non ne era trascorso poi così tanto. Ma, quei lunghi mesi, senza di lui, agli occhi della ventiquattrenne sembrarono interminabili anni. L'amore della sua vita, perché, per lei, lui era proprio quello. La sua anima gemella, la sua metà. Se ne era andato, portandosi via, con sé, non solo il cuore di Samantha ma, anche, la sua stessa vita.

E, la nostra giovane protagonista, sapeva, fin troppo bene, chi era il responsabile, almeno in gran parte, della loro separazione.

Ovvero il mondo da cui proveniva.

Quel dannato universo, fatto principalmente di morte e male, nel quale era nata. Un cosmo terribile ed infinito. Nel quale, con estrema difficoltà, entravi a farne parte. E, al tempo stesso, terribilmente difficoltoso da poterlo abbandonare.

Si poteva lasciare, quel marcio mondo, attraverso solo due modi.

Il primo riguardava l'essere cacciato dal clan. Non potevi più mettere piede in nessun luogo legato alla congrega che ti aveva bandito. E, forse, all'inizio ti potevi anche sentire, per così dire, libero. Credevi di possedere, nuovamente, la tua autonomia. Di poter fare, di nuovo, quello che volevi. Ma, purtroppo, quella era semplicemente un'allucinazione. Una felicità... Una vita riflessa in quello specchio che, ai tuoi occhi, appariva integro. Ma che, in realtà, era rotto.

L'essere cacciato dal clan, alla fin fine, voleva dire una semplice cosa: vivere nascosto, nell'ombra. Attendendo, in preda al terrore, il momento in cui, il mietitore, veniva a farti visita. Conficcandoti una pallottola nel centro della fronte. Così da stroncare, ancora prima che potesse nascere l'idea di farlo, un possibile snitch.

Quindi, quel maledetto esilio, perché così veniva denominato dal clan, alla fine non era altro che una condanna a morte.

Il secondo metodo, invece, era dannatamente semplice. Lasciavi, quel marcio mondo al quale eri appartenuto, fino a quel momento, attraverso una cassa da morto. Non c'era alcun esilio ne, tanto meno, lo spiraglio per pregustare la libertà. Vi era, solamente, una morte lenta e dolorosa. Ed una bara da pochi spicci... Nel migliore dei casi.

Quindi forse, alla fin fine, il clan lo potevi abbandonare solo attraverso la morte. Un trapasso deciso non da te, sia ben chiaro. Ma dal consiglio.

E Samantha, per lui, avrebbe lasciato il clan. Se, il suo amato, le avesse chiesto di abbandonare il suo mondo, i Sons of Silence, lei lo avrebbe fatto. Se ne sarebbe andata, provando a trascorrere una vita standosene nascosta.

Ma che vita sarebbe stata?

La bionda scosse la testa, allontanando, in quel modo, i pensieri che le stavano affollando la mente. Sollevò appena lo sguardo, tornando ad ammirare quei maledettissimi occhi verdi i quali, con ferocia quasi, la stavano man mano stregando. La chiamavano a sé, portandola, inevitabilmente, a voler giocare col fuoco.

ᴇʟ ᴅɪᴀʙʟᴏ - ɴᴏɴ ᴛᴜᴛᴛᴏ ɪʟ ᴍᴀʟᴇ ᴠɪᴇɴ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴄᴇʀᴇ  ᴠᴏʟ. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora