Capitolo 2:

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"Vuoi andare a bere qualcosa? Offro io.", dissi, come se quello potesse farmi perdonare per il male che avevo causato, "Forse mi farebbe bene.", rispose sorridendo, "Sei venuto in macchina?", domandai poi mentre tirai fuori le chiavi della mia, "No, in metro."; annuii e gli feci segno di seguirmi.

Prese posto sul sedile accanto al mio mentre misi in moto.

"Come fai a conoscerlo? Cioè non mi ha mai parlato di te.", ruppe il silenzio, strinsi il volante, domanda sbagliata al momento sbagliato.
"I-io, si ecco, l'ho conosciuto in giro.", mentii, il mio telefono iniziò a suonare salvandomi da quella situazione
imbarazzante, "Lou! Stai bene?", era Niall, "Si Niall, ho conosciuto un ragazzo e stiamo andando a bere qualcosa, sai per distrarci un po'.", spiegai fermandomi al semaforo rosso, "Oh meno male, mi stavo preoccupando. Pensavo avessi fatto una cavolata. Non farlo mai più!"

"Ormai la cavolata l'ho già fatta. Non c'è bisogno che faccia altro."

"Smettila Louis."

"Attento!", urlò Harry distogliendomi dalla nostra conversazione, frenai di colpo vedendo una macchina tagliarci la strada, "Niall sto guidando! Ti chiamo dopo.", conclusi per poi riattaccare.

"Scusa.", sussurrai tornando a concentrarmi sulla strada, poco dopo parcheggiai e lui scese velocemente.

Ormai si erano fatte le tre, ordinammo una birra e ci sedemmo ad un tavolo in silenzio.

Mi sentivo così tremendamente in colpa per tutto.
Sospirai per poi guardarlo.

"Non ho ancora capito come fai a conoscerlo.", ammise lui alzando lo sguardo, iniziai a sudare freddo, "L'ho conosciuto in giro.", ripetei cercando di convincere anche me stesso di quello che avevo appena detto, "In giro dove?", continuò. Mi stava mettendo parecchio in difficoltà.
"A-Al centro commerciale!", buttai la sperando mi credesse, "Probabilmente non te lo avrà detto perché non si ricordava nemmeno di me. E in effetti abbiamo solo scambiato qualche chiacchiera in fila, niente di serio."

"Probabilmente sarà così.".

Sentivo la seria necessità di dirgli tutta la verità. Gli avevo rovinato la vita, meritava di sapere chi avesse ucciso il suo ragazzo.

"Forse non dovrei dirlo proprio a te, ma io l'ho visto.", disse facendomi sbiancare, "Chi?"

"L'assassino.", mi aveva chiamato assassino, anche lui lo pensava. Iniziarono a bruciarmi gli occhi.

"Aveva gli occhi uguali ai tuoi. Ma più freddi.", concluse guardandomi negli occhi, non ce la feci più così mi alzai.

"Vado un attimo al bagno.", sussurrai correndo verso la porta del bagno per poi chiudermi dentro, la mia immagine riflessa nello specchio era uno schifo. Io ero uno schifo.

Mi sciacquai la faccia mentre le lacrime iniziarono a scendere.

Era stata una pessima idea invitarlo a bere qualcosa. Guardarlo mi faceva solo pensare a quello che avevo fatto, e questo non faceva altro che provocarmi un immenso dolore.

Riuscii ricomponendomi e lo raggiunsi al tavolo.

"Tutto bene?", chiese osservandomi attentamente, "Si. Sono solo ancora un po' scosso per tutto questo.", per una volta stavo dicendo la verità.
"A chi lo dici, non sai quanto è dura per me pensare di non vederlo mai più. I-io non credo di f-farcela.", iniziarono a scendere le lacrima, era come se l'ennesimo coltello si fosse conficcato nel mio petto. Non sapevo cosa dire se non la verità.

"S-scusa.", cercò di ricomporsi, "Non devi scusarti. Ognuno ha i suoi modi di superare l'accaduto.", sussurrai mentre si asciugò le lacrime, "Grazie, sto così male. Sei l'unico a cui non faccia schifo."

La mia metà oscura ||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora