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13 febbraio, giorno pre-San Valentino. 7:10, ancora 30 minuti prima di dover andare a scuola.
"Mi sembra perfetto, meglio se inizio ad alzarmi e a prepararmi prima che la famiglia affidataria  si svegli." Penso alzandomi dal letto e dirigendomi verso la cucina.
Ora dovrei spiegare un paio di cose:
• Ho quindici anni e vivo con una famiglia affidataria.
•sono rimasto orfano dopo che i miei genitori mi hanno cacciato di casa
• non è la prima famiglia a cui vengo affidato.
Cerco di fare il minimo rumore ma purtroppo vado a sbattere contro il seggiolone del bambino rovesciando il biberon.
Resto immobile per qualche secondo sperando di non aver svegliato nessuno.
Silenzio.
Click.
"Cazzo." esclamò nella mia testa, dal piano di sopra sento accendersi la luce e i passi di una persona che scende le scale.
<<Shiki stai bene? Ti sei fatto male? Hai bisogno di qualcosa?>> comunica una voce femminile che mentre mi domanda si mette vicino a me.
<< Non si preoccupi Signora Sherelin, sto bene. Non volevo svegliarla, mi scusi.>> le risposi mentre mi alzavo e le porgevo la mano che lei educatamente scansó.
<<Non ti preoccupare, come mai sveglio a quest'ora? Non riuscivi a dormire?>> mi domandò la padrona di casa.
<<No no, mi sono voluto svegliare presto per riuscire a vedere le stelle che vengo inghiottite dalla luce chiara e serena dell'alba.>>  le risposi sistemando il disordine che avevo creato.
Ci fu qualche secondo di silenzio per poi far seguire le urla dei figli della padrona di casa.
<<Mamma! Shelly si è svegliata e mi sta mollando calci!>> urla una voce strillante e acuta maschile, il figlio di mezzo. Micheal.
<<Mike arrivo, scusa Shiki continua pure a fare quello che stavi facendo.>> mi disse la Signora Sherelin alzandosi e dirigendosi dai figli minori.
"Meglio se mi vado a preparare, almeno così mentre mi dirigo a scuola posso ammirare il cielo, qualcosa di positivo l'ho trovato."
Mi dirigo verso la camera in cui alloggio in cui prima abitava il fratello maggiore, mi hanno raccontato che ora frequenta il college ed è al primo anno. "Chissà come è fatto." Mi domando aprendo l'armadio e prendendo fuori dei jeans neri, una maglietta nera e il solito giubbotto da aviatore.
Dal comodino prendo le cuffie, mi dirigo verso la scrivania e mi carico lo zaino in spalla ed esco di casa con le mani in tasca e  la musica nelle orecchie.
Arrivo davanti alla scuola alle 7:40, come immaginavo non c'era ancora nessuno e potevo godermi quegli ultimi minuti di silenzio e tranquillità prima dell'inizio delle lezioni.
Mi tolsi le cuffie e iniziai a ripetere una delle lezioni che avrei avuto oggi, come tutte le mattine.
Avevo una routine piuttosto ordinaria, tutti piani erano come dovevano essere.
Purtroppo la quiete fu interrotta dal solito gruppo di "fighetti" o bulletti, scegliete voi come chiamarli.
Chissà perché avevo come la sensazione che si stessero avvicinando a me, ma fui salvato dal suono della campanella, quindi mi mischiai insieme agli altri e sparii tra la confusione altrui.
Mi diressi al mio armadietto, lo aprii e presi giusto giusto alcuni fogli o dei libri da leggere. Come potrei sopravvivere senza di loro! I miei adorati libri!
Mi andai a sedere nel mio banco, in ultima fila fortunatamente.
<<Come va oggi Shikino? Ancora l'emo fai?>> comunicò una voce dietro di me, la figura si ereggeva in piedi alle mie spalle imponente.
<<Come sempre non ho niente da darti Claus, quindi per oggi se non ti dispiace preferirei continuare a fare l'emo come tutti i giorni.>> dissi voltandomi, pronuncia quelle parole con tale sicurezza che mi stupii anche io.
<<Creature sbrigatevi a sedervi, non ho molto tempo per occuparmi di voi.>> enuncio la voce dell'insegnante di matematica, stranamente mi stava simpatica ma non saprei dire esattamente il motivo. Forse per i nomignoli che ci dava.
La lezione prosegui regolare senza troppa confusione.
Il pranzo fu fatale.
Ovviamente mi sedetti in fondo alla mensa con un libro da leggere, non avevo ne o soldi per comprare da mangiare e tantomeno il pranzo. Ma si può dire che è normale, non ho mai mangiato tanto.
Mi nutrivo delle parole dei libri si cui posavo il mio sguardo.
Da qualche parte della mensa scorsi Claus insieme al suo gruppetto.
<<Bene bene bene, guardate chi abbiamo qui. Shiki Ayato, quindi? Se sei qui avrai pur qualcosa oppure aspetti qualcuno? Aspetti il tuo fidanzatino? Aww che carino?>> fece Claus imitando la voce di una ragazza in calore, prima o poi gli avrei tirato una frase degna di risposta.
<<Se non ti dispiace sto solo leggendo, non ho niente da darti come avevo già dett-.>>
Non feci in tempo a finire che un pugno mi arrivo dritto sul setto nasale facendomi cadere gli occhiali.
<<Ci si vede,Ayato.>> disse allontanandosi con il suo gruppetto.
Chiusi il libro e mi diressi verso l'infermeria, avevo praticamente un abbonamento dato che ci finivo tutti i giorni.
Erano simpatiche e gentile le infermiere, praticamente se non andavo in mensa mi fermavo da loro a darle qualche soldo.
Per fortuna non c'era niente di rotto, quindi me ne andai.
Purtroppo dopo il pranzo ci furono le due estenuanti ore di educazione fisica, e io e gli sport non eravamo proprio migliori amici.
Come sempre si iniziavano con 10 giri di corsa e dopo un giro di camminata per il campo da basket, io non so se gli altri avevano una fitta alla cassa toracica ma io come sempre l'avevo.
"Perché bisogna fare educazione fisica, non serve a tenere la mente allenata. Dovrebbe essere facoltativa." Pensai mentre l'insegnante spiegava il nuovo sport che avremmo praticato per le prossime tre o quattro settimane per poi passare alla verifica.
Il prof un po' mi faceva pena, zero voglia di insegnare, zero voglia stare in mezzo a un gregge di adolescenti in piena fase ormonale.
Finiti i magnifici giro di corsa iniziammo con lo sport proposto, basket.
Come sempre feci schifo, in fondo un'utilità dovevo averla no?
Finite le due instancabili ore uscimmo da scuola, purtroppo l'uscita non è una dei miei momenti preferiti.
Sei sempre circondato da altri ragazzi che urlano e fanno pettegolezzi.
Per fortuna uno strumento me lo portavo, le cuffie.
Per me erano uno sfogo, un mondo totalmente diverso da quello in cui vivevo.
Mi riuscivo a sentire me stesso, riuscivo a sentirmi Shiki.
Le collegai al telefono e feci partire "Back to Black" di Amy Winehouse, che a mio parere era una bravissima cantante.
Arrivato a casa aprii la porta, come tutti i giorni c'erano i signori Sherelin, e i due bambini. Micheal e Shelly.
Preciso che non mi dispiaceva quella famiglia, ma l'unica vera famiglia che ho avuto è stata mia sorella. Venuta a mancare quando avevo sei anni.
Li salutai e mi diressi in camera, iniziai con i compiti e andai avanti con lo studiare delle materie.
Dopo un paio di ore Mike entrò in camera chiedendomi di giocare con lui.
Accettai, almeno mi distraevo un po'.
Come sempre voleva giocare al suo solito gioco, "Don't lose your head."
Facemmo 4 partite giusto il tempo per andare a cena.
La cena procede come sempre, mangiai poco giusto per far vedere che ero vivo dato che con la carnagione non si capiva.
Purtroppo notarono il livido che mi ero procurato "andando a sbattere contro con una porta."
La cena fu interrotta dallo squillo del telefono, risposi che andai io.
Non fu molto piacevole perché prima mi aveva dato del ladro e dopo che la madre rispose mi aveva dato del ficcanaso, in breve due aggettivi che non mi si potevano attribuire.
Quando la signora Sherelin mise giù il telefono restò qualche secondo in silenzio e dopo annunciò con tono festaiolo che suo figlio sarebbe tornato.
Ora mi sorge una domanda, io dove sarei restato? Sperai in cantina dato che mi trovavo bene là.
<<Shiki ti crea problemi dormire con nostro figlio? Non abbiamo altri letti e il suo è adatto a due persone. Non ti dispiace vero?>> mi chiese il marito della signora Sherelin. Paul Sherelin.
<<Certo che no, si figuri. Non voglio crearvi problemi.>> mentii mettendo in modo i tic dell'occhio sinistro. Mi capitava quando ero o arrabbiato o in ansia.
Finita la cena mi diressi in camera, mi misi il pigiama e mi sdraiai sul letto leggendo qualche capitolo.
Purtroppo mi distrai molto dalla lettura per le paranoie su come fosse il figlio maggiore, non sapevo ne il nome ne com'era fatto. In casa non c'erano sue foto, solo di quando era un bambino.
Smisi di pensare e spensi la luce della lampada e mi lasciai coccolare dal sonno.

Spazio me
Il continuo vedo se viene richiesto o meno 🙃

I love you💞Where stories live. Discover now